Vittorio Carlini, Il Sole 24 Ore 28/6/2012, 28 giugno 2012
BALZO DEI RENDIMENTI IN EUROPA
L’attesa è finita. Oggi le Borse si confronteranno con il (troppo) atteso vertice di Bruxelles. Quel summit che, anche ieri, ha dettato il ritmo ai listini. La danza, una volta tanto, è stata un "dolce" valzer: da Milano (+2,58%) a Parigi (+1,54) fino a Francoforte (+1,48%), tutte le piazze europee sono cresciute. Anche gli spread non hanno ballato il solito rock and roll acrobatico: il differenziale BTp-Bund, nonostante l’asta dei BoT abbia visto i tassi salire, è leggermente sceso: dai 468 punti base di martedì ai 464 di ieri; quello di Madrid, invece, è rimasto praticamente invariato a 535.
Già, invariato. Quali, a ben vedere, le cause di un simile movimento? Una mano alla chiusura dei differenziali ieri l’ha data il Bund. Il rendimento del decennale tedesco è salito dall’1,5% all’1,56%. Cioè il titolo, come accade da un po’ di tempo in qua, è stato al centro di un flusso di «sell».
Vendite, peraltro, che hanno riguardato un po’ tutti i bond governativi a 10 anni di Eurolandia: dal BTp, il cui saggio è cresciuto al 6,2%, fino all’Oat francese (dal 2,63% al 2,66%).
Gli americani vendono l’Ue
In particolare, l’uscita degli investitori da questi asset ha avuto il suo «picco» verso le 14 del pomeriggio. Vale a dire, quando sono entrati sul mercato gli operatori statunitensi. Ebbene, in quel momento, da un lato, i rendimenti dei titoli di Stato Ue sono balzati verso l’alto; e, dall’altro, l’euro è scivolato da 1,249 a 1,247 verso il dollaro. «Evidentemente - sottolinea Alessandro Capuano, managing director di Ig Market Italia - gli investitori d’ Oltreoceano, timorosi per l’esito del vertice di Bruxelles, hanno deciso di vendere il debito pubblico di eurolandia». Compreso, il Bund tedesco. «Una mossa che, giocoforza, ha poi impattato anche sulle quotazioni della divisa unica».
Meno legami tra gli asset
Una correlazione che, al contrario, non ha funzionato rispetto alle Borse Ue. I listini infatti, quando gli spread sono momentaneamente saliti (e l’euro è crollato), non hanno fatto una piega: hanno proseguito il loro valzer a braccetto delle banche (+2,5% in Europa). Ma non c’è da stupirsi troppo. Ieri i volumi sono stati bassi: a Piazza Affari, per esempio, le contrattazioni erano in calo del 35% rispetto alla media delle ultime dieci sedute. «Evidentemente - spiega Luca Barillaro, consulente indipendente - gli investitori professionali, che sfruttano i "legami" tra i diversi asset, non erano presenti. Alla fine, le correlazioni sono state ininfluenti».
L’asta dei BoT a 6 mesi
Così come non ha avuto grande impatto l’asta dei BoT a 6 mesi. Il Tesoro italiano ha collocato il massimo dell’importo previsto (9 miliardi) a fronte di una richiesta di 14,5 miliardi. Cioè, la domanda è stata buona: il bid to cover ratio, infatti, è stato dell’1,6. Il rendimento, dal canto suo, è salito al 2,957% dal 2,104% di maggio, raggiungendo così i massimi dallo scorso dicembre. Il balzo del saggio, però, non stupisce più di tanto. Gli esperti, a fronte della difficile situazione, da un lato considerano "quasi" scontata la crescita del rendimento; e, dall’altro, guardano soprattutto alla domanda del mercato. Il fatto, quindi, che il rapporto di copertura sia rimasto invariato rispetto all’asta precedente è stato interpretato positivamente. Si vedrà oggi, nel più "impegnativo" collocamento fino a 5,5 miliardi di BTp a 5 e 10 anni, se il risultato potrà essere replicato.
Ieri, comunque, ciò che è stato ripetuto è la buona performance delle Borse statunitensi. Wall Street, ancora una volta, ha dimenticato i drammi di Eurolandia per concentrarsi sui dati congiunturali americani. In primis, gli ordini di beni durevoli: in maggio sono aumentati più delle stime (+ 1,1% rispetto ad aprile). E, poi, c’è stata la crescita negli acquisti di case (+5,9%). Un mix di dati che ha spinto all’insù i listini: in chiusura l’S&P 500 ha guadagnato lo 0,86 per cento.
Al di là degli Usa, la palla adesso è comunque a Bruxelles. Lì si gioca la partita. La speranza? Che non possa crearsi alcuna opportunità per i ribassisti, le cui ricoperture tecniche ieri sono state il vero propellente alle Borse Ue, perchè bloccate da una reale decisione pro-euro.