Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 28 Giovedì calendario

Una città così non l’hai mai sentita raccontare - Il viaggio migliore è quello vicino. Per i fortunati italiani, si tratta dunque del proprio paese

Una città così non l’hai mai sentita raccontare - Il viaggio migliore è quello vicino. Per i fortunati italiani, si tratta dunque del proprio paese. Poi non c’è viaggio più vicino di quello interiore. E le due dimensioni, terra e sentimento, aumentano quanto più i legami sono forti, le identità marcate. Da qualche anno le guide stanno riprendendo questo discorso. Prima della globalizzazione, i libri di viaggio erano studi quasi etnologici delle popolazioni. Viene in mente «Inglesi» di Beppe Severgnini. Poi c’è stata la fase degli alberghi del cuore, per ovviare all’omologazione delle città. Infine, i posti segreti, i posti da non perdere, i posti da vedere prima di morire. Tutti aggiornamenti della vecchia guida verde. Ora si avverte un ritorno al filtro dell’esperienza emotiva. Le guide «Lonely Planet» da sempre scritte non da tronfi locali ma da giovani forestieri curiosi (poiché nessuno scopre una città come il fuorisede) da poco hanno allargato le loro fila con gli «Incontri», in cui sono personaggi insoliti della città a raccontare i loro posti preferiti. Sempre Lonely manda in libreria una collana del tipo Vietato-aigenitori su Roma, Londra e Parigi. E un librone su «Gli itinerari più belli del mondo», con la domanda: «È più importante il viaggio o la meta?». In Francia ha venduto due milioni di copie «Metronomo» dell’attore Lorànt Deutsch, una storia di Parigi al ritmo del metrò, pubblicata in Italia da L’Ippocampo. Da Cooper è uscita la guida pop-rock filosofica «Berlino zoo station» di Massimo Palma. «A Lisbona con Tabucchi» di Lorenzo Pini, edito da Perrone, è invece un libro sulle tracce dello scrittore, fedele studioso e seguace di di Fernando Pessoa, di cui Einaudi rimanda in libreria «Lisbona. Quello che il turista deve vedere», scritta nel 1925. In questo suo ultimo libro, Tabucchi, autore di «Viaggi e altri viaggi», alla scuola del poeta Kavafis e prima ancora di Goethe, identifica il viaggio nel percorso, più che nell’Itaca finale (forse oggi «Le soste» del sommo critico gas t r o n o m i c o Luigi Veronelli si intitolerebbero «Le mete»): è cambiato il mondo e il vitto e l’alloggio sono diventati valori, più fine che mezzo del viaggio. Sulla stessa lunghezza d’onda è «Corto Sconto. La guida di Corto Maltese alla Venezia nascosta», pubblicata da Rizzoli e scritta da Guido Fuga e Lele Vianello, già compari di Hugo Pratt . E già che siamo ai classici bisogna citare le guide «Chat@win», che sul modello Moleskine hanno fuso, in pagine gialline, istruzioni di viaggio e taccuino con l’elastico. Senza contare i numerosissimi libri On-the-road (su quello originario di Jack Kerouac esce un film di Salles a ottobre), i libri in moto, tra cui i vari dedicati a Che Guevara, e quelli in bicicletta, nonché i viaggi a piedi di Enrico Brizzi. Bisogna poi citare la paesologia di Franco Arminio, che in «Terracarne» (Mondadori) e «Vento forte tra Lacedonia e Candela» (Laterza) gira per i paesi della Penisola con un occhio agli ultimi e ai mai visti. Il viaggio personale di Arminio fa parte di una collana che è un punto di riferimento del genere, «Contromano» di Laterza, per cui hanno scritto, tra i tanti, Giuseppe Culicchia su Torino, Rosella Postorino sulla Liguria, Sandra Petrignani su Roma, Roberto Alajmo su Palermo, Marcello Fois sulla Sardegna e da poco Fabio Genovesi su «Morte dei Marmi» (la povera Forte…) e Gabriella Kuruvilla, di padre indiano, che in «Milano, fin qui tutto bene», racconta la Milano delle semiperiferie. I suoi capitoli s’intitolano via Padova, via Monza, Sarpi, Corvetto. Perché il viaggio migliore è quello vicino.