ALBERTO MATTIOLI, La Stampa 28/6/2012, 28 giugno 2012
Se Don Carlo marca Parsifal L’eterno derby Verdi-Wagner - Non finisce stasera. Italia e Germania se le suoneranno per tutto l’anno prossimo, e stavolta non in senso figurato
Se Don Carlo marca Parsifal L’eterno derby Verdi-Wagner - Non finisce stasera. Italia e Germania se le suoneranno per tutto l’anno prossimo, e stavolta non in senso figurato. Per una curiosa coincidenza, infatti, i loro operisti ottimi massimi, Giuseppe Verdi e Richard Wagner, nacquero nello stesso anno, il 1813, quindi nel 2013 si celebrerà il bicentenario di entrambi con un’alluvione verdian-wagneriana in tutti i teatri del mondo. Il loro è un derby infinito, un Italia-Germania all’ultimo acuto, un Europeo della musica che dà sempre le sue belle soddisfazioni. Beninteso solo se direttori, cantanti e soprattutto registi non vanno nel pallone. Come pure capita spesso. E allora, in tutto questo trionfo della metafora che è la partita di oggi, fra le rimembranze del 4 a 3 di Mexico e del 3 a 1 di Madrid (e magari del 3 a 0 di Caporetto), la pistola sul piatto di spaghetti dello Spiegel, lo spread, gli eurobond, Frau Merkel, i tedeschi con i calzini corti sotto i sandali a Riccione e Luca Toni in pantaloni corti di pelle a Monaco (visto con questi occhi, e sono traumi), Dante che invoca l’Impero e Goethe il Paese dove fioriscono i limoni e «ben provide Natura al nostro stato / quando de l’Alpi schermo / pose fra noi et la tedesca rabbia» (questo invece è Petrarca, ma oggi dovrà bastare Buffon), insomma, nell’intreccio di sacro e profano, serio e faceto, storia e cronaca, la strana coppia Verdi-Wagner ha un posto d’onore. Anche nel luogo comune. Per decenni ci hanno indottrinato sul fatto che quei due fossero, più che diversi, opposti. Come l’Italia e la Germania, appunto. Dunque Verdi sarebbe la cantabilità, la facilità, la voce, la melodia; Wagner l’intensità, la profondità, l’orchestra, l’armonia. Immediato uno, complicato l’altro. E invece ormai si è capito che i due puntavano agli stessi fini con mezzi diversi e soprattutto avevano in comune l’idea che il teatro, la poesia e la musica sono un modo per parlare della cosa più importante che esista: l’uomo. Ma poi, arruolandoli come mister, con i loro personaggi si possono mettere insieme due nazionali fantastiche. I tedeschi allenati da Wagner hanno intanto un centravanti di sfondamento perfetto, alto, biondo, forte e senza paura, anzi diciamo pure cretino: Sigfrido. Poi un’ala velocissima (l’Olandese volante, praticamente imprendibile), un saggio capitano numero 10 (Hans Sachs), un centrocampista imprevedibile (il «puro folle» Parsifal) e un portiere che para tutto tranne l’inevitabile (Wotan). Stopper, naturalmente, Brunilde, la valchiria che è molto più macho della maggior parte degli attuali calciatori metrosexual. Gli azzurri di Verdi, in questo caso catenacciari, replicano con quattro difensori-mastini, di quelli che non mollano mai la preda (Silva dell’Ernani, Fiesco del Simon Boccanegra, don Carlo di Vargas della Forza del destino e il Conte di Luna del Trovatore), un fantasista di scuola inglese un po’ stagionato ma sempre brillante (Falstaff), un mediano gobbo ma instancabile (Rigoletto, però non fategli fallo, si vendica) e due punte molto diverse: un kamikaze come Manrico e un farfallone come il Duca di Mantova («La palla è mobile»). Per i colpi di testa, perfetto Otello, il Balotelli del caso. Quanto all’elegante centrocampista Rodrigo, marchese di Posa, visto che sui suoi rapporti di «amicizia» con Don Carlos è legittimo nutrire qualche sospetto, non presentatelo a Cassano. Oggi, e soltanto oggi, lo spread che sale potrebbe diventare una buona notizia per qualche italiano. Per chi scommette su Germania-Italia su Betfair.it, in concreto. Perché, se lo spread odierno risultasse più alto di quello di ieri, scatterà il rimborso delle puntate effettuate sulla semifinale europea: un punto percentuale, fino a un massimo di 100 euro, per ogni punto di aumento di spread. Le studiano tutte, pur di far scommettere la gente. Anche senza promozioni, però, il settore tira: Inghilterra-Italia, con oltre 7 milioni di euro, è stato il match più giocato nel 2012.