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 2012  giugno 25 Lunedì calendario

Grillo, arcangelo della legalità tra condanne e condoni fiscali - Ora che Beppe Grillo è un leader, abbiamo un altro spiantato che ha trovato rifugio nella politica, oltre a Di Pietro e De Magistris

Grillo, arcangelo della legalità tra condanne e condoni fiscali - Ora che Beppe Grillo è un leader, abbiamo un altro spiantato che ha trovato rifugio nella politica, oltre a Di Pietro e De Magistris. Poiché vive all’opposto di come predica e pensa il contrario di ciò che dice, Grillo è continuamente costretto ad arrampicarsi sugli specchi e a spararle grosse. Poco male se fosse rimasto quel che era: un comico di cabaret. Ma poi­ché si proclama coscienza critica e arcangelo della legalità, è il caso di esaminare l’uomo quale si è ma­nifestato nelle sue 64 primavere. Giuseppe Piero Grillo è cresciuto nel quartiere genovese di San Frut­tuoso. Il padre, Enrico, aveva un’aziendina di fiamme ossidri­che, la «Cannelli Grillo». Ma poi­ché né il Giuse ( suo vero diminuti­vo, Beppe è un nome d’arte), né il fratello ne seguirono le orme,l’offi­cina fu ceduta ai dipendenti. Giu­se, che era ragioniere, piantò eco­nomia e commercio dopo due an­ni e si mise in proprio. Provò a ven­dere jeans ma restò in braghe di te­la e fu a lungo un bighellone. Sta­zionava al bar e tifava Sampdoria. Da ragazzino voleva diventare cal­ciatore, ma- come raccontò il diri­gente di un club - «era una balena e lo chiamavano Porcellino anche se aveva un buon tocco di palla». In squadra - ha scoperto Filippo Facci- giocavano altri due genove­si poi diversamente famosi: Anto­nio Ricci, l’inventore di Striscia la notizia , e il killer Donato Bilancia (diciassette omicidi, tredici erga­stoli). Bilancia pareva così inoffen­sivo da meritarsi l’appellativo di «belinetta», diminutivo di belin , parola variamente usata a Geno­va: «Sei un belin!». Giuse intanto suonava la chitar­ra, aveva la battuta pronta e tirava tardi. Cominciò a fare del cabaret nelle balere con tiepido successo. Nei primi anni Settanta traslocò a Milano in cerca di miglior fortuna. Inalberò l’attuale barbone (pare per risparmiare sulle lamette) e ap­prodò a «La Bullona», night in . Una sera entrò Pippo Baudo con una troupe Rai che cercava talenti da lanciare. Fu la svolta. Grillo piacque, ma altrettanto un suo amico cabarettista.Poiché l’atten­zione di Baudo sul rivale si prolun­gava, Beppe ebbe una crisi di invi­dia e si dileguò. Più egocentrico della monaca di Monza, Grillo è soggetto a ca­pricci da primadonna. Il regista Di­no Risi, che lo diresse in Scemo di guerra (1984), ha raccontato: «Beppe si ingelosì del rapporto speciale che avevo con Michel Co­luche. Così, per ripicca, si diede malato. Per due mesi dovemmo sospendere le riprese. Finché gli fu fatta balenare la minaccia di una penale: da buon genovese si ri­presentò sul set». Anni dopo, quando già Grillo era come oggi, Risi aggiunse: «La cosa che gli è riu­scita meglio è l’antipolitica. Ma è più attore adesso che non al tem­po in cui girava il film. Grillo non crede affatto in ciò che scrive quoti­dianamente nel blog ». Sotto l’ala di Baudo,divenne fa­moso in tv. Poi incappò nell’inci­dente. Il 15 novembre 1986, men­tre presentava Fantastico 7 , mise alla berlina Bettino Craxi, allora premier. Bettino era reduce da un mandarinesco viaggio in Cina con la sua corte e vagonate di champa­gne. Grillo fece lo spiritoso in diret­ta: «La cena in Cina... i socialisti... mangiavano... A un certo punto Martelli ha chiamato Craxi e ha detto: «Senti un po’, qua ce n’è un miliardo e sono tutti socialisti?». E Craxi ha detto: «Sì, perché?». «Se sono tutti socialisti, a chi ruba­no? ». Così, fu cacciato dalla Rai e nacque l’imbonitore politico che conosciamo. Niente lo autorizzerebbe a im­pancarsi, poiché le sue notevoli magagne prevalgono sulle sue scarne virtù. È tirchio, avido, bu­giardo e pregiudicato, anche se fa continui gargarismi con la parola legalità. Tutti sanno dell’inciden­te che causò alla vigilia di Natale 1981, correndo con un fuoristrada su una mulattiera ghiacciata delle Marittime. Tre morti: una coppia di amici e il figlioletto di nove anni. Nei tre gradi di giudizio cercò sem­pre di sminuire le sue responsabili­tà. Ebbe un anno e 4 mesi per «ma­croscopica imprudenza». Chiun­que sarebbe rimasto annichilito, evitando per l’eternità di fare le bucce agli altri. Grillo invece, co­me si sveglia, insulta. Ha trattato da «vecchia puttana» Rita Levi Montalcini;ha dato del«coglione» a Maurizio Lupi; ha minacciato di prendere «a calci in culo» Franco Battaglia, nostro illustre collabora­tore, reo di essere nuclearista e de­nunciare gli inganni ecologisti. Già, l’ecologia. Grillo se ne riem­pie la bocca ed è al centro del suo M5S. Ma gratta gratta, trovi il sac­cheggiatore. Il comico, che abita una satrapica villa a Sant’Ilario,vi­sta Tigullio, ha sempre detto di usa­re poca energia e quel po’ solare. Su queste basi,attaccò l’Enel e l’al­lora presidente, Chicco Testa, un verde convertito al nucleare. Testa reagì in un’intervista: «Grillo non mi piace. Il suo blog è un concentra­to­di leggende metropolitane e po­pulismo ». Alludeva alle bufale eco­logiste che Beppe spaccia ogni giorno via internet. Una volta scris­se che le onde di una coppia di cel­lulari avevano fatto cuocere delle uova. Un’altra, prendendosela con i detersivi, reclamizzò il biowash­ball , pallina di ceramica in grado di fare il bucato in lavatrice senza detergenti.Giurò che l’aveva speri­mentata con successo. Ma era una bubbola dell’accidente.La biopal­la, infatti, non è mai esistita perché era l’invenzione di un articolo sati­ri­co inglese per ridicolizzare le fisi­me ambientaliste. Grillo o ha ab­boccato da pirla o ha ingannato con dolo i seguaci del blog . Aggiungeva Chicco Testa di ave­re ordinato una verifica dei consu­mi di Grillo nel villone. «Diceva che a casa sua con il solare- raccon­tò Testa, citando la relazione tecni­ca - produceva tanta energia da vendere quella in eccesso. Venne fuori invece che da solo consuma­va come un paesino ». La sua presunta autonomia energetica si riduceva a un paio di pannelli capaci di fornire al massi­mo due kilowatt, buoni per l’asciu­gacapelli. Il tenore di Beppe fa a pu­gni con lo sviluppo sostenibile di cui si proclama seguace. Ha avuto Ferrari,Porsche,Chevrolet,Mase­rati, yacht. Ha immobili a Genova, in Sardegna, Torino, Valle d’Ao­sta, una villa da milord in Toscana. È ricorso due volte al condono edi­lizio ( 1997 e 2002) e una a quello fi­scale ( 2003). Ma, a ogni varo di con­dono, ha condannato con indigna­ti proclami una «pratica che pre­mia i disonesti». Col denaro Beppe non scherza. Ne sa qualcosa la seconda moglie, Parvin Tadjk, che dopo la spesa su­biva dal­marito controlli di tipo do­ganale sugli scontrini, al limite del­la perquisizione corporale. Anto­nio Ricci ha raccontato che dopo un pranzo «io sparecchiavo, e se buttavo delle briciole, Beppe le re­cuperava dalla spazzatura e ci im­panava la milanese». Da quando ha aperto il blog , cuore del M5S, i suoi redditi sono balzati da 2.133.720 a 4.272.591 euro annui. Attira allocchi a migliaia e lucra con gadget, video, opuscoli ideolo­gici sul «Vaffa Day» (pagamento cash e in dollari), in un sapiente in­treccio tra ideali e pecunia. Grillo è ragioniere e i conti li sa fare bene.