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 2012  giugno 25 Lunedì calendario

LA BARZELLETTA DEI VERTICI ALL’OSCURO

Ci rifiutiamo di pensare a Luigi Lusi come a un allocco che ha rubato ol­tre venti milioni di euro alla Mar­gherita convinto di farla franca. Un minimo di logica, per favore. Uno non viene nominato tesoriere di un partito importante, zeppo di soldi riscossi sotto forma di rimborsi elettorali,se non gode della fiducia (totale)del­la dirigenza. Se è incaricato di maneggiare mi­lioni e milioni significa che è giudicato all’al­tezza del delicato compito. Vuole inoltre dire che era conosciuto e considerato al di sopra di ogni sospetto.In che senso?Tra lui e chi lo ave­va nominato probabilmente c’era molta sinto­nia. Si intendevano con uno sguardo. Non c’era neanche bisogno di scrivere,in un regola­re contratto, quali fossero gli obblighi del «con­tabile » nei confronti dei suoi mentori. Il denaro è troppo importante per essere affi­dato a un furfante qualsiasi. E se chi glielo ha affidato è assalito, a un certo punto, dal timore che il cassiere sia un mariuolo, che fa? Apre gli occhi, lo controlla, gli fa sentire il fiato sul collo in modo stia attento a non sgarrare. Tutto que­sto, nella Margherita, non è successo. Lusi ha fatto ciò che ha voluto per anni e anni, senza che un cane gli chiedesse ragione del suo ope­rato. Egli sabato, dopo alcuni giorni trascorsi in carcere, è stato interrogato da Gip e pm per ore e ore, più di sette. E pare abbia raccontato i dettagli di ogni ruberia avvenuta sotto la propria amministrazio­ne.
Avrebbe fornito, oltre a spiegazioni ab­bastanza convincenti, tali comunque da interessare i magistrati, anche documen­ti: mail e pizzini ossia non chiacchiere, ma documenti da cui risulterebbe che il senatore non agiva a capocchia, solo per arricchirsi, ma in base a ordini ricevuti dai suoi capi. Quali capi? Quelli della Margherita, ovviamente, che spillavano quattrini in abbondanza e li usavano non si sa se per far trionfare un forza poli­tica morta oppure per condurre una esi­stenza da nababbi. Chi può dirlo?
È un fatto che Lusi ha cantato sulla scorta di uno spartito: non in veste di can­tautore. Uno spartito che ora sarà valuta­to dagli inquirenti. Se venisse fuori che è autentico, ne vedremmo delle belle nei prossimi giorni. C’è qualcosa di incom­prensibile nella lurida vicenda: perché l’accusato ha aspettato tanto tempo a vuotare il sacco? Non ha più nulla da per­dere? Si è accorto, una volta dietro le sbarre, di non godere dell’appoggio de­gli ex amici? Non abbiamo elementi per rispondere a quesiti del genere; occorre attendere l’esito delle indagini.
Ciò che invece appare chiaro è l’insul­saggine dei vertici della Margherita, i quali insistono nel dichiarare di essere sempre stati tagliati fuori dalla gestione di Lusi, quasi fossero degli ospiti. Il che è assurdo, addirittura ridicolo. Capirem­mo se dal malloppo (centinaia di milio­ni) fossero stati distratti, chessò, cento o duecentomila euro, ma 27 milioni sono troppi per sfuggire così, come farfalle. Andiamo, neanche un ebete può bere che un tesoriere, per quanto intimo dei «padroni» si fischi una cifra di questa consistenza senza che qualcuno ci fac­cia caso. Via, si può essere ingenui, ma non idioti al punto di farsi fregare tanto denaro,pur consapevoli dell’ammonta­re di un patrimonio che chiunque avreb­be custodito con attenzione. Qui bisogna darsi una svegliata e capi­re come sono andate le cose. Nessuno crede alla versione secondo la quale Lu­si si è intestato case, ville, attici e terreni senza immaginare di essere scoperto, prima o poi. Gli immobili sono facili da rintracciare,basta andare al catasto a da­re un’occhiata alle carte. Un tesoriere pri­vo di complici che desideri sottrarre quattrini lo può fare comodamente oc­cultando contanti all’estero. Se vicever­sa firma degli atti notarili, come il senato­re ha fatto, è evidente non supponga di essere denunciato. E allora? La vicenda riserverà sorprese clamorose. Preparia­moci.

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il Giornale, 26/6/2012
Francesco Rutelli
Caro
Feltri, anche quando dissento da te- non capita di rado- ti leg­go volentieri. La tua «Barzellet­ta dei vertici tenuti all’oscu­ro »,pubblicata ieri,mi permet­te almeno di farti sorgere un dubbio. Scrivi: «Il denaro è troppo importante per essere affidato a un furfante qualsia­si », a proposito dei milioni ru­bati dal tesoriere Lusi alla Mar­gherita. Ma il punto è proprio questo: Lusi - dirigente scout, magistrato onorario, rompico­glioni ossessivo, capace di por­tare a casa dei bilanci del parti­to cospicuamente in attivo ­non si è dimostrato un furfante qualsiasi. Tutti gli atti giudizia­ri (si trovano anche su www. margheritaonline.com ) atte­stano un’attività micidiale di artefazione e manomissione che ha tradito non solo tutti noi dirigenti politici, ma un il­lustre collegio di Revisori, il Co­mitato di tesoreria, la banca, il controllo successivo della Ca­mera dei deputati. Controlli su­perficiali, dirai, a causa di nor­me permissive. È vero (mi bat­terò per rafforzarli ulterior­mente, al Senato, quando ap­proveremo la riforma del finanziamento dei partiti).Ma in un’inchiesta giu­diziaria, ci sono gli imputati e ci sono le vittime. Noi siamo le vittime.
Grazie agli inquirenti, la Margherita è e sarà il primo partito politico a restituire allo Stato l’intero avanzo di bi­lancio (alla fine, circa 20 milioni di euro). Sappiamo che abbiamo sbagliato a scegliere Lusi, e che per questo ladro­cinio subìto io per primo sto pagando un prezzo assai doloroso. So che subire tra­dimento, furto, diffamazione e dileg­gio può far parte del gioco. Eppure so­no determinatissimo a uscirne con l’onore intatto:sono un politico che vi­ve nella casa di famiglia, non si è arric­chito, ed è tracciabile al centesimo.
Chi è Lusi?È un ladro.Confesso.Un tradito­re di chi ha avuto fiducia in lui. E il calunniatore delle sue stesse vittime. Almeno tu, caro Feltri, aiutaci perché non sia trasformato in una specie di giustiziere della politica. Grazie, con un saluto molto cordiale.
Francesco Rutelli
Caro Rutelli, anche a me è capitato di essere vittima dei ladri, ma ti giu­ro che non li avevo invitati io a casa.
vf