ANDREA MALAGUTI, La Stampa 27/6/2012, 27 giugno 2012
Mezzo secolo rock che Satisfaction - IRolling Stones hanno cinquant’anni. Li compiono il 12 luglio, anniversario del loro primo concerto al leggendario Marquee di Soho, il primo giorno della leggenda
Mezzo secolo rock che Satisfaction - IRolling Stones hanno cinquant’anni. Li compiono il 12 luglio, anniversario del loro primo concerto al leggendario Marquee di Soho, il primo giorno della leggenda. Il pubblico li adora. A pelle. Sono il lato oscuro della forza. Nella narrazione popolare i Beatles sono buoni e loro cattivi. Ma in un mondo in cui le risate sono inscatolate e soggette a precisi limiti di volume, portano l’euforia inarrestabile delle rivoluzioni. Le pietre rotolano in mezzo a testi ed esistenze fatte di sesso, droga e ribellione. Il successo non li abbandona mai. Mick Jagger attraversa i primi anni del nuovo millennio con un patrimonio personale di 200 milioni di dollari e il viso screpolato di Keith Richards, arrivato alla soglia dei settant’anni, continua a portare a cena favolose ventenni platinate. Odiavano il sistema, il sistema li ha premiati. (I can’t Get No) Satisfaction . Questa la storia nota, quello che si sa. Poi c’è una storia che può raccontare solo chi è stato dentro. Chi è passato, ha visto, ha suonato per cinque anni dal 1969 al 1974 - ha litigato, si è spaventato, è scivolato comunque in un pozzo nero, si è rialzato e ora accarezza l’idea di riunirsi alla band, magari al Festival di Glastonbury, dove si ipotizza il grande ritorno nel 2013. In un ristorante messicano nella zona nord di Londra Mick Taylor affida il racconto della sua vita al giornalista del Times John Bungey. Ha i capelli molto lunghi, bianchi, e abbraccia una Gibson come se fosse la sua fidanzata. Sembra un Gandalf texano e le dita sulla chitarra hanno la stessa precisione e la stessa velocità di allora. Forse non un genio, di certo un fuoriclasse. Honky Tonk Women, Brown Sugar , It’s Only Rock’n Roll . «Favolosi quegli anni». Già. Poteva diventare milionario, vive in una casa con due camere da letto nel Suffolk. Non male. Neanche benissimo. «Fesserie. Sono felice. Rilassato. E persino in buona salute se penso a come mi ero ridotto». 3 luglio 1969, Brian Jones annega in piscina, i gli Stones piangono le due lacrime necessarie, assoldano Taylor e lo presentano al pubblico il 5 luglio, al grande concerto di Hyde Park. Ci sono 250 mila persone. «Ricordo la prima volta in sala prove. Suonavano male. E per giunta erano stonati. Mi domandai: come fanno ad avere tanto successo se non sono nemmeno in grado di accordare le chitarre?». Incarnavano lo spirito del tempo. «Soprattutto avevano idee. E le sapevano trasformare in oro». Capì di essere finito in un romanzo che aveva poco a che fare con la qualità delle melodia e molto con la potenza del messaggio e il carisma mitologico di Jagger. «Quando firmammo con l’Atlantic sul contratto c’era scritto che i Rolling Stones dovevano sempre rimanere Mick Jagger più quattro. Keith la prese piuttosto male». Lui e Richards non si sono mai amati. Anche per questo Taylor lasciò il gruppo. Troppa eroina in giro. «Il che non mi ha impedito di sprofondare nell’abisso negli Anni Ottanta. La droga mi ha quasi ucciso. Avevo denti talmente neri e marci che non potevo più avere relazioni sociali. Ma adesso sono in piedi». Nella sua biografia, Life - quella in cui si accanisce su Jagger per la presunta inadeguatezza dell’organo genitale - Richards descrive Taylor come un uomo schivo e di talento. Aggiunge di avere sofferto per la sua partenza. «Non mi pare che nessuno degli Stones fosse particolarmente dotato da quel punto di vista. Quanto a me, chissà se ero davvero così. Di certo i giornalisti cercavano solo Mick e Keith. Quando me ne andai non mi accorsi di averli feriti». Il gruppo lo aveva accompagnato alla porta senza mostrare alcun segno apparente di simpatia personale, ma nel corso dei decenni i rapporti tra lui e Jagger sono rimasti eccellenti. «Le canzoni di Bob Dylan e dei Beatles hanno un peso diverso, ma Mick ha scritto grandi pezzi. E riunirsi sarebbe speciale». Lui e la più resistente banda rock di tutti i tempi. Divinità sopravvalutate? «Io questo non l’ho mai detto». Forse no.