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 2012  giugno 28 Giovedì calendario

Un tempo era il Vangelo, almeno per l’informazione internazionale. Le notizie si davano, e spesso si facevano, sugli schermi della «Cnn», come quando nel 1991 Peter Arnett raccontò in diretta le prime bombe su Baghdad

Un tempo era il Vangelo, almeno per l’informazione internazionale. Le notizie si davano, e spesso si facevano, sugli schermi della «Cnn», come quando nel 1991 Peter Arnett raccontò in diretta le prime bombe su Baghdad. Ora sta diventando un prodotto di nicchia, anche se l’autorevolezza resta intatta. C’è ancora un futuro, per la tv via cavo che ha inventato l’informazione 24 ore al giorno, ma sta precipitando nella battaglia degli ascolti? Gli ultimi numeri sono impietosi. Il mese scorso, maggio, aveva fatto segnare l’audience più bassa degli ultimi 20 anni per la tv fondata da Ted Turner nella fascia primetime. Poi sono arrivati i dati dell’intero secondo trimestre, e l’orizzonte si è fatto ancora più scuro. Nel periodo di massimo ascolto la Cnn ha avuto in media 446.000 spettatori, meno dei lettori di molti quotidiani americani, e di questi solo 129.000 appartenevano alla fascia d’età tra 25 e 54 anni, inseguita dai pubblicitari. Si tratta di un calo del 35%, rispetto all’anno scorso. Al confronto la Fox ha perso soltanto l’1%, stabilizzandosi su una soglia media di 1,79 milioni di spettatori. Il secondo posto è rimasto nelle mani della Msnbc, che ha perduto il 13% di audience, ma ha attirato comunque una media di 689.000 ascoltatori. Il cambiamento nelle abitudini degli utenti, l’informazione su internet, la concorrenza video dai giornali, e la crisi economica, hanno avuto un peso nei cattivi risultati del settore, ma se la Cnn è andata peggio degli altri una ragione deve esserci. Le spiegazioni abituali sono due: primo, per fare grandi ascolti la tv di Atlanta ha bisogno di crisi epocali tipo la guerra in Iraq; secondo, la linea molto più partigiana scelta dalle rivali, con la «Fox» megafono della destra repubblicana e la «Msnbc» portavoce della sinistra liberal, paga di più. La gente è stanca dell’informazione obiettiva, anche se è più corretta, precisa e approfondita: vuole la rissa partitica, rispecchiando il clima politico a Washington. La lotta al Congresso e alla Casa Bianca è un muro contro muro, e gli spettatori vogliono lo stesso dalle tv di informazione: notizie tagliate che rispecchino le posizioni dell’audience, opinioni forti, posizioni personali al limite dell’insulto. Queste analisi sono corrette, ma non spiegano l’intero fenomeno. Negli ultimi tempi, infatti, anche la Cnn ha cercato di svecchiare i suoi anchorman, mandare belle presenze in video, occuparsi di infotainment. Il mitico Larry King è andato a casa, per fare spazio a un campione del giornalismo tabloid britannico come Piers Morgan. Kim Kardashian non manca mai nella sua ora, se indossa l’abito giusto. È vero che il vecchio Wolf Blitzer annoia gli spettatori dalle 4 alle 7 del pomeriggio, ma poi arriva una bellezza come Erin Burnett, mentre la mattina appartiene a Zoraida Sambolin, Ashleigh Banfield, Soledad O’Brien, e Brooke Baldwin, che non nascondono più le loro opinioni liberal. Dunque il paradosso è questo: la «Cnn» perde nei segmenti più seri e politicizzati, dove i partigiani scatenati della Fox come Bill O’Reilly e Sean Hannity battono Blitzer, Burnett e Anderson Cooper, ma poi perde anche nei programmi più leggeri. Basterà abbandonare il buon giornalismo per rinascere, o sarà meglio rassegnarsi alla nicchia, in attesa della prossima crisi?