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 2012  giugno 28 Giovedì calendario

ROMA —

«Il fatto non sussiste» e relativa assoluzione per le accuse sulla presunta frode fiscale da 10 milioni di euro per la compravendita di diritti televisivi e cinematografici nel 2004 nell’ambito dell’inchiesta Mediatrade. E proscioglimento per prescrizione per gli stessi fatti, ma relativi all’anno precedente. È questa la decisione del giudice per l’udienza preliminare Pierluigi Balestrieri per l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il figlio Piersilvio (vicepresidente di Mediaset e numero uno di Rti), il produttore statunitense Frank Agrama e altri nove tra intermediari e dirigenti del gruppo. «È una persecuzione contro di me», aveva detto l’ex premier a febbraio, quando la Procura di Roma aveva chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli imputati. Laconico, ieri, subito dopo aver appreso la decisione, il difensore Niccolò Ghedini: «Il giudice ha pronunciato sentenza di non luogo a procedere stabilendo l’assoluzione sia per Silvio Berlusconi sia per il figlio Piersilvio». Duro, invece, il vicepresidente della Camera, Antonio Leone (Pdl): «È stato smontato l’ennesimo teorema giudiziario, imbastito su prove rivelatesi insussistenti alla verifica dei fatti. Per dieci anni quel teorema, portato avanti nonostante la sua infondatezza, ha consentito ai danni di Berlusconi una lunga e intollerabile speculazione politica, ennesimo corollario di una persecuzione giudiziaria senza precedenti, che purtroppo ancora continua».
Poco più di un mese fa, il 18 maggio, la Cassazione aveva respinto il ricorso della Procura di Milano contro il proscioglimento del presidente del Pdl dalle accuse di frode fiscale e appropriazione indebita per il filone Mediatrade dell’inchiesta della magistratura del capoluogo lombardo, dove si sta svolgendo il processo contro 11 imputati, tra i quali Piersilvio Berlusconi e Agrama.
L’indagine su cui si è pronunciato il giudice Balestrieri era stata inviata dalle toghe di Milano nella Capitale perché c’è la sede di Rti: gli imputati erano accusati, a vario titolo, di fatturazioni per operazioni inesistenti e false dichiarazioni dei redditi. Secondo l’accusa del procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e del pubblico ministero Barbara Sargenti per evadere le imposte sui redditi erano stati sovrafatturati i diritti di trasmissione — acquistati da Mediatrade, Rti e Fininvest da major statunitensi come la Paramount — di film e fiction, utilizzando alcune società di comodo: per i pm, parte delle somme — attraverso la triangolazione con aziende in paesi dell’Estremo Oriente — venivano poi fatte rientrare in Italia. E si procedeva a registrare nei bilanci valori in perdita: questo — a parere della Procura di Roma — avrebbe consentito di ottenere detrazioni fiscali e di accumulare fondi neri.
L’esito dell’udienza preliminare è stato tutt’altro. Per le accuse riferite alla compravendita di diritti televisivi acquistati negli Usa e contabilizzati nel 2003 la prescrizione decorreva dall’aprile scorso: da qui la dichiarazione di non luogo a procedere. Mentre per le contestazioni relative al 2004 (che si sarebbero comunque dovute prescrivere tra meno di un anno) c’è stata la decisione del gup di assolvere tutti. Il provvedimento riguarda anche il consigliere di amministrazione di Mediaset e ad di Fininvest, Pasquale Cannatelli, l’ex ad di Rti Andrea Goretti, Gabriella Ballabio (responsabile direzione acquisti Rti), gli ex manager di Rti Daniele Lorenzano e Giorgio Dal Negro, Roberto Pace (ex consigliere Mediatrade), Guido Barbieri (dg dell’area diritti e fiction di Rti) e gli affaristi cinesi Paddy Chan e Catherine Hsu Chun.
Flavio Haver