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 2012  giugno 27 Mercoledì calendario

SE LA BORGHESE KATE DEVE INCHINARSI ALLE «VERE» PRINCIPESSE


E adesso Kate Middleton dovrà inchinarsi, se si troverà a salutarle da sola, senza la salvifica presenza del bel William, alle due cuginette Beatrice ed Eugenie, figlie di Sarah Ferguson e del principe Andrea. La borghese Middleton insomma se si trova — in pubblico e in privato — a tu per tu con le due fanciulle che hanno sangue blu nelle vene, dovrà fare la riverenza, e non riceverla come parrebbe nell’ordine delle cose per una che è in pole position per diventare regina.
Questioni e dilemmi di etichetta che, per quanto imperscrutabili e futili per noi, hanno un certo peso alla corte inglese. E che nell’anno quinto della crisi planetaria, obbligheranno Kate Middleton a trastullarsi con un problema in più, nella sua giornata di ambasciatrice della Corona. Perché quasi in segreto e con gran discrezione la regina Elisabetta ha varato un nuovo protocollo che sostanzialmente degrada la duchessa di Cambridge e la fa retrocedere nell’ordine di precedenza da seguire a Corte: Kate d’ora in avanti si dovrà inchinare alla regina, a Filippo, a Carlo e a Camilla comunque, sia che il marito sia presente o meno; e alle quattro discendenti dirette di Giorgio V, solo se William è assente: la principessa Alexandra sposata Ogilvy cugina prima di Elisabetta, la principessa Anna, Beatrice ed Eugenie. Solo Sophie Rhys-Jones, la vispa consorte del figlio minore della regina, Edward, dovrà inchinarsi comunque di fronte a Kate. E pensare che fino a qualche anno fa Sophie era praticamente la seconda donna di Corte, dopo Anna.
Ma le due new entry di Camilla e Kate hanno obbligato la regina a intervenire sul protocollo in due tornate, nel 2005 e adesso, perché le scalpitanti principesse di casa reale erano in fibrillazione. A cominciare da Anna, figlia secondogenita di Elisabetta che si dice si sia sempre rifiutata di riverire sia Diana che Camilla considerandole due outsider, mentre lei, per tutta la sua vita adulta, si è dedicata con metodo a compiti di rappresentanza. Si narra che una volta, nel 2006, abbia fatto aspettare la povera Camilla davanti alla Cappella di Windsor sotto una fastidiosa pioggerellina, perché Carlo non era con lei e in qual caso Anna aveva diritto di precedenza.
William, sempre molto affettuoso e indulgente verso Beatrice ed Eugenie, caracollanti nei loro tacchi e incerte nei loro cappellini, sperava che almeno loro non si sarebbero impuntate, tanto più che si sa che la sua bella Kate prima o poi sarà regina e a quel punto non ci sarà sangue blu o etichetta che tenga. E invece sarebbe rimasto molto deluso dall’atteggiamento delle due cuginette di Cenerentola che, forse spinte da una Corte eccitata e pettegola, hanno inalberato fastidiosi spiriti da «Lei non sa quanto sangue blu scorre nelle mie vene!». Non così la democratica Kate che, di miglior carattere e ansiosa di piacere a tutti, come dicono a Corte, va avanti cercando di conquistare medaglie, postazioni, simpatie, avendo fatto suo il mantra regale «Never complain, never explain».
Così, in poco più di un anno dal matrimonio trionfale, Kate si è guadagnata il ruolo di ambasciatrice della monarchia, una front woman che interpreta il suo ruolo senza troppe smancerie ma anche senza sbavature, con il suo anello di fidanzamento, lo zaffiro blu notte di Diana, sempre in bella vista nelle fotografie e uno stile innato anche se spesso fatto di abiti riciclati, anche se in sei mesi ha speso oltre 40 mila euro in vestiti. Il viaggio negli Stati Uniti del luglio scorso l’ha collaudata anche sulla scena internazionale e ha regalato alcune istantanee (il venticello malandrino che alzava la gonna del suo abito giallo e la serata losangelina quando è scesa dall’auto come una diva del cinema) che si sono già saldamente inserite nell’immaginario: ribaltando a favore della Monarchia quell’appeal mediatico che dopo la morte di Diana era stato rapinato dalla politica dei Blair e dei suoi successori. E di questi tempi è un titolo di merito, anche se i sudditi britannici, si sa, magari storcono il naso.
La borghese famiglia Middleton intanto è sempre meglio accetta dalla regina che, grata per l’affetto e la normalità con cui hanno accolto l’amato nipote, dopo inviti personali ed esplorativi come il lunch al castello di Windsor e il party alla Royal Ascot Week, ha espresso — adesso che l’esame pare sia superato — un ancora più familiare invito in crociera reale. Restano, è vero, le ragioni di etichetta. E in nome di questa forse vogliono ricordare anche alla più grande pierre della Corona — indefessa e mediatica quanto Diana, ma di lei molto più malleabile — che in fin dei conti nel suo pedigree c’è un nonno minatore. E che qualche riverenza in più la può anche fare. In attesa della Corona.
@maragnese