Federico Rampini, la Repubblica 27/6/2012, 27 giugno 2012
L’IMPERO DI MURDOCH SI FA IN DUE PER SALVARE LE TV DALLO SCANDALO TABLOID
Rupert Murdoch si divide in due: per la gioia (forse) dei suoi azionisti, ma soprattutto per tentare di ridurre i danni economici degli scandali che lo hanno colpito. La sua News Corp. ha pronto un piano per scorporare quella parte dell’impero che si occupa d’informazione. Se e quando il piano verrà attuato, tutti i giornali sparsi nel mondo anglosassone – il Wall Street Journal e il tabloid New York Post
negli Usa, il Times e The Suna Londra, The Australian–
più la casa editrice HarperCollins finiranno in un contenitore separato. Le loro vicissitudini e i loro conti aziendali non
saranno più mescolati con il business televisivo e cinematografico del gruppo, tutto ciò che ruota attorno all’entertainment: settore al quale però resterebbe incollata anche l’informazione televisiva di Fox News, inseparabile dalla rete Fox d’intrattenimento nonché dall’omonima casa di produzione cinematografica. Lo squilibrio tra le due componenti dell’impero Murdoch è evidente: la parte “entertainment” genera il triplo di fatturato (23,5 miliardi nell’ultimo bilancio, contro 8,8 miliardi per i giornali) e 10 volte più profitti. Per questo la mossa della scissione è vista con favore dai mercati, dove ieri il titolo News Corp è salito del 7% subito dopo l’annuncio del piano.
La divisione che si occupa di editoria e stampa viene valutata 6,4 miliardi di dollari, sui 50 miliardi di capitalizzazione dell’intero gruppo.
La vera ragione di questa mossa, però, non è finanziaria bensì politica. Si tratta di allontanare dalla “polpa” dell’impero Murdoch quei giornali che sono diventati un ostacolo alla sua espansione, causa scandali. Questo piano di scissione giunge al termine
di un anno tremendo per il gruppo, tra inchieste di polizia, processi, indagini parlamentari, arresti e licenziamenti. Al centro dello scandalo c’è l’uso massiccio di intercettazioni telefoniche illegali, accuse di corruzione, nonché di favoritismi politici da parte del governo di David Cameron. In seguito a questa tempesta Murdoch è stato costretto a chiudere il suo tabloid inglese
News of the World,
a licenziare molti top manager, e soprattutto ha dovuto abbandonare la sua scalata al controllo totale della tv BSkyB, la disfatta che pesa di più dal punto di vista degli investitori. Lo stop alla scalata a BSkyB è la dimostrazione che gli scandali dei suoi giornali hanno prodotto
un danno economico molto consistente, ridimensionando la strategia televisiva del gruppo. Lo spin-off ha quindi una logica industriale stringente, che è quella di separare le attività “inquinate” da quelle più profittevoli del gruppo. Tuttavia sia a Londra che a New York si giudica improbabile che Murdoch possa “rifarsi una verginità” a così poco prezzo. Le ricadute delle intercettazioni illegali e i sospetti che gravano sui suoi rapporti col governo Cameron sono tali che BSkyB rischia perfino di perdere la licenza televisiva, in quanto News Corp ne è tuttora azionista di maggioranza relativa con il
39% di capitale.