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 2012  giugno 27 Mercoledì calendario

A sir Alfred piacevano bionde, diafane, di sublime eleganza. Algide ma solo in apparenza, pronte a scatenarsi sessualmente quando meno te lo aspetti

A sir Alfred piacevano bionde, diafane, di sublime eleganza. Algide ma solo in apparenza, pronte a scatenarsi sessualmente quando meno te lo aspetti. Da Kim Novak a Grace Kelly a Tippi Hedren, la gallery delle donne hitchcockiane conferma questi tratti. Ma era solo cinema. Nella realtà, sir Alfred scelse altrimenti. Una sola donna e per tutta la vita. La prescelta, Alma Reville, era lontana anni luce da quegli stereotipi glamour. Piccolina, minuta, occhialuta. Si incontrarono sul set, lei aiuto regista del primo film di Hitch, The Pleasure Garden, e subito dopo lui le chiese di sposarlo. «Aveva 27 anni, era ancora vergine e non conobbe mai altre donne», racconterà Truffaut in una celebre intervista su Hitchcock. Un amore totale. Alma fu la metà, e non in senso metaforico, di Hitch, la cui mole imponente formato silhouette sarebbe poi divenuta il marchio d’autore di una celebre serie tv. Seguendo il destino scritto nel suo nome, fu davvero l’anima del grande regista. Nati a un solo giorno di distanza, lui il 13 agosto del 1899, lei il 14, insieme hanno attraversato l’avventura di un cinema destinato a entrare nella storia. Alfred dietro la macchina da presa, Alma sceneggiatrice e montatrice. Una seria professionista la cui fama però è stata offuscata dalla grande ombra del marito. A renderle omaggio e ridarle un giusto risarcimento ci pensa ora la Cineteca di Bologna, che per la XXVI edizione de «Il cinema ritrovato» propone fino al 30 giugno la prima retrospettiva fuori dalla Gran Bretagna dedicata a Alma Reville, meglio nota come Mrs. Hitchcock. Cinque film in cui compare come sceneggiatrice: due titoli del giovane Hitchcock, Murder e Mary, tre di altri registi, The Constant Nymph, The First Born, After the Verdict. Film rari, che danno al misura di un talento narrativo poi speso a piene mani in tanti capolavori del re del brivido. Alma collaborò a quasi tutte le opere del marito, a volte in modo esplicito, altre non accreditata. In particolare a lei si devono i grandi ritratti femminili di capolavori quali La signora scompare a Il sospetto a Il caso Paradine. Di giorno insieme sul set, poi a casa «per serate allietate dall’eccellente cucina di lei a discutere, tra un piatto e l’altro, delle riprese del giorno dopo», scrive Bryony Dixon, curatrice della rassegna. Grande cuoca e straordinaria padrona di casa, le cene di Alma erano leggendarie. «Alida Valli, protagonista de Il caso Paradine, citava quei ricevimenti tra i momenti clou del suo soggiorno a Hollywood», ricorda Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca bolognese. «A lei — prosegue — si devono alcuni tratti chiave della poetica hitchcockiana: la sottile analisi dei meccanismi di coppia nel matrimonio, l’innocente creduto da tutti colpevole, certi tocchi di garbo e di ironia, che accompagneranno l’intera opera del marito. La loro unica figlia, Pat, autrice di un libro sulla madre, la definì "una donna di ferro, solidissima"». Un sodalizio amoroso-cinematografico durato oltre mezzo secolo. Fino alla morte di lui, nel 1980. Due anni dopo se ne andò anche Alma. «Dietro a un genio c’è sempre una grande donna, si dice — avverte Farinelli —. Per Hitchcock è doppiamente vero. Il suo cinema deve molto ad Alma, alla sua capacità di innescare meccanismi narrativi perfetti. Riscoprirla ci aiuta a gustare ancora di più la complessa struttura dei film del maestro inglese». E proprio di questi giorni è la notizia di un prossimo film sul dietro le quinte di Psyco, dove Hitch avrà il volto di Anthony Hopkins e Alma quello di Helen Mirren. Ma l’omaggio più bello arriva proprio da sir Alfred. Che così scrisse: «Quattro persone nella vita mi hanno dato il massimo di affetto, apprezzamento, incoraggiamento, collaborazione. La prima è stata una montatrice, la seconda una sceneggiatrice, la terza la madre di mia figlia Pat. E la quarta è la miglior cuoca che mai abbia compiuto miracoli nella cucina di casa. I loro nomi sono Alma Reville». Giuseppina Manin