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 2012  giugno 24 Domenica calendario

MINCULGIORGIO

Il Ministero della Cultura Popolare registra anche oggi con vivo compiacimento gli esiti dell’appello alla mobilitazione generale per stringersi a coorte attorno al Quirinale assediato da oscure forze golpiste. Della trattativa Stato-mafia nessuno parla quasi più, e quei pochi che lo fanno la chiamano opportunamente “presunta trattativa”, riportando indietro di 10 anni le lancette dell’orologio. Si auspica che ora, in tempo utile per l’anniversario del 19 luglio, si dica anche “presunta strage di via D’Amelio” e, possibilmente, “presunto Borsellino”. Altrimenti qualcuno potrebbe trovare sconveniente che il Sacro Colle interferisse nelle indagini per scipparle alla Procura di Palermo o almeno salvare l’amico falso testimone. La medaglia al valore con l’effigie del Presidente, appositamente istituita dal Minculgiorgio, spetta oggi ex aequo a Sergio Staino e al Corriere della Sera. Il compagno Staino, sempre su testi di Sua Eccellenza Cascella, ha partorito sull’Unità un’altra vignetta spiritosa e patriottica: “Aò, stanno a sparà su Napolitano...”; “E certo, mica vorrai distruggere la casta e lasciare in piedi le istituzioni democratiche?”. Molte le risate sul Sacro Colle. Il Pompiere va encomiato per l’eccellente intervista al procuratore di Palermo Francesco Messineo: non tanto per le risposte, quanto per le domande. Il segreto è porre le domande sbagliate per ottenere le risposte sperate. E titolare trionfalmente “Dal Quirinale mai ricevuto pressioni”. Così la gente perde il filo e dice: ecco, aveva ragione il Presidentissimo e torto quei mascalzoni del Fatto. Noi sappiamo bene che nessuno ha mai sostenuto che il Quirinale abbia fatto pressioni su Messineo e la sua Procura: i destinatari erano il procuratore antimafia Grasso e i Pg della Cassazione Esposito e Ciani. Basta leggere le parole di D’Ambrosio a Mancino: “Intervenire sul collegio (giudicante del processo Mori, dove Mancino poteva essere sbugiardato da Martelli, ndr) è una cosa molto delicata... Una cosa più facile è parlare con il pm... quello che si può parlare è con Grasso... cioè questa è l’unica cosa che vedo, perché Messineo credo che non dirà mai... ‘Deciderà Di Matteo’: dirà così no?”. E ancora: “Dopo aver parlato col Presidente, riparlo anche con Grasso. Lo vedrò nei prossimi giorni, vediamo un po’... Però lui mi ha detto: ‘Ma sai, lo so, non posso intervenire’. Tant’è che il Presidente parlava di... come la Procura nazionale sta dentro la Procura generale, di vedere un secondo Esposito”. E poi: “Qui il problema che si pone è il contrasto di posizione oggi ribadito da Martelli... tant’è che il Presidente ha detto: ‘Ma lei ha parlato con Martelli?’”. Fantastica dunque l’idea del Corriere di chiedere a Messineo, anziché a Grasso, a Ciani e a Esposito, delle “pressioni sulla Procura di Palermo”. E poi enfatizzare come scoop mondiale la scontata risposta: “Ribadisco che né io né l’ufficio abbiamo ricevuto pressioni di qualsiasi genere né dal Quirinale, né da ambienti vicini al Presidente, né da altre persone o istituzioni”. Strepitosa anche la domanda successiva: “Hanno tentato davvero di ‘scippare’ l’indagine ai pm di Palermo, come si legge su qualche giornale (il Fatto, opportunamente non citato, ndr), perfino rivolgendosi a Grasso?”. Anche qui la risposta negativa è scontata: lo scippo fu chiesto non alla Procura di Palermo (che ne era la vittima), ma a chi aveva il potere di avocare l’indagine: cioè a Grasso e al Pg della Cassazione Ciani. I due parlarono di “avocazione” in una riunione del 12 aprile, come risulta dal verbale pubblicato dal Fatto, ma alla fine Grasso rispose picche. Il Minculpop suggerisce di insistere nei prossimi giorni con la stessa tecnica. Domandare “Mai subìto pressioni dal Quirinale?” ai procuratori di Vipiteno e Peretola, a Moira Orfei e al presidente dell’Arcicaccia. E, alla loro risposta negativa, titolare a caratteri cubitali: “Nessuna pressione dal Quirinale. Nessuna trattativa fra mafia e Stato”. Anzi, “presunta mafia” e “presunto Stato”.