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 2012  giugno 25 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. LA MERKEL NON VUOLE CONDIVIDERE IL DEBITO. LA BORSA DI MILANO PERDE IL 4 PER CENTO


REPUBBLICA.IT
MILANO - In vista del vertice di giovedì iniziano le schermaglie tra i leader politici. Angela Merkel, ha ammonito i Paesi membri perché si parla troppo di condivisione del debito e "poco delle riforme strutturali: è avventuroso parlare di crescita sostenibile senza pensare al rigore di bilancio". Insomma per la Germania la partita degli Eurobond è chiusa: "Lo dico apertamente, quando penso al Consiglio di giovedì prossimo a Bruxelles mi preoccupa che si parlerà assolutamente troppo di tutti i possibili modi per condividere il debito, e troppo poco di migliorare i controlli e di misure strutturali".
Questa è una settimana decisiva per la crisi dell’Eurozona. Prima la richiesta formale di aiuti da parte di Madrid all’Eurogruppo, poi le aste di titoli di Stato spagnoli e italiani e giovedì il vertice Ue: "Nessuna concessione alla Grecia" dice il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, prima di assicurare però che non verrà presa alcuna decisione finale. Il paese ellenico in difficoltà dovrà anche affrontare il momento cruciale senza il neo ministro delle Finanze greco Vassilis Rapanos, ancora ricoverato dopo un malore che lo ha colpito venerdì scorso, perché si dimetterà. Lo ha comunicato l’ufficio dello stesso primo ministro. Le dimissioni sono per motivi di salute Rapanos ha spiegato che "il recente ricovero in ospedale ha dimostrato che il problema di salute non è stato superato". "In seguito a un confronto con i miei medici - ha proseguito Rapanos nella lettera di dimissioni inviata a Samaras - ho deciso che il mio stato di salute non mi permette per il momento di assumere questi doveri".
Da Berlino arriva invece un assist a Palazzo Chigi, il portavoce del ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble ha ribadito che "con il governo di Mario Monti l’Italia può risolvere bene i problemi", negando preoccupazioni per le difficoltà delle banche italiane. E proprio Schaeuble parlando al settimanale Der Spiegel, dice che entro pochi anni, in Germania i cittadini potrebbero essere chiamati a votare per un referendum federale su una nuova costituzione tedesca, necessaria per trasferire ulteriori competenze all’Ue, ma la smentita arriva direttamente dal cancelliere Angela Merkel: "Non c’è nulla in vista".
Nel frattempo il presidente del Consiglio dei ministri si è recato oggi al Colle per illustrare al capo dello Stato la linea che l’Italia terrà al summit del 28 e 29 giugno. Il presidente del Consiglio si è trattenuto a colazione al Quirinale con il presidente della Repubblica. Sul tappeto, oltre le scadenze internazionali, secondo quando riferito da fonti parlamentari, anche le prossime scadenze parlamentari.
Questa mattina,il ministro dell’Economia spagnolo, Luis De Guindos, ha formalizzato con una lettera all’Eurogruppo la richiesta di salvataggio delle banche iberiche. Una missiva nella quale non si fa menzione diretta alla somma richiesta, mentre in un comunicato del ministero dell’Economia si spiega che si tratterà di "una quantità sufficiente a coprire il fabbisogno di capitale più un margine di sicurezza supplementare. La scelta dello strumento particolare in cui questo aiuto si concretizzerà prenderà in esame le varie opzioni oggi disponibili e quelle che possono essere decise in futuro", ha aggiunto il ministero dell’Economia. La richiesta non dovrebbe, quindi, essere lontana da 100 miliardi: l’audit concluso la scorsa settimana ha evidenziato necessità patrimoniali per 62 miliardi, cui va aggiunto, quindi "il margine di sicurezza". Le grandi banche, come Santander e Bbva, non dovrebbero, però, avere problemi anche se i dati individuali si sapranno solo a settembre. Dalla Spagna, però, arrivano voci di un possibile nuovo taglio al rating degli istituti di credito da parte di Moody’s.
I dettagli degli aiuti, però, e della loro contropartita, si conosceranno solo durante la prossima riunione dell’Eurogruppo, il 9 di luglio. Nel frattempo, gli ispettori della Commissione europea, della Bce e del Fmi realizzeranno la propria verifica sulle condizioni delle banche spagnole. Nonostante le pressioni di Madrid, la concessione del credito peserà sul debito pubblico statale, non essendo il Fondo Europeo di Stabilità autorizzato a immettere liquidità direttamente negli enti bancari.
Soddisfatto il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, secondo cui l’accordo su un memorandum per l’assistenza finanziaria europea allo stato spagnolo per la ricapitalizzazione delle banche "è questione di settimane". L’assistenza è infatti soggetta a condizionalità "che sarà focalizzata sul settore finanziario, comprese le questioni della supervisione e regolamentari". La priorità per il governo di Madrid è quella di negoziare un tasso di interesse ridotto su un finanziamento più lungo possibile.
Infine, Cipro, dopo aver subito un nuovo declassamento dall’agenzia di rating Fitch, ha presentato istanza di aiuti all’Eurozona per il salvataggio dell’economia dell’isola. L’agenzia ha ridotto di un gradino a BB+ da BBB- il giudizio di merito sul debito sovrano del Paese. A pesare, spiega Fitch in una nota, è la "sostanziale iniezione di capitale di cui hanno bisogno le banche cipriote per recuperare la fiducia dei mercati".

REPUBBLICA.IT - LE BORSE CALANO
MILANO - Seduta all’insegna dei cali sui mercati azionari del Vecchio continente, segno che nonostante i piccoli passi in avanti degli scorsi giorni continua a esserci un buona dose di scetticismo intorno al vertice europeo il programma a Bruxelles il 28 e 29 giugno prossimi. Sensazioni confermate dal nuovo no della Germania 1 giunto nel pomeriggio all’ipotesi di una condivisione dei debiti sovrani europei. E’ in questo contesto decisamente volatile che sta crescendo l’attesa per l’asta dei titoli di stato prevista per martedì in Italia e Spagna: ancora una volta sarà il mercato a misurare gli umori degli investitori e la fiducia nelle capacità dell’Eurozona di uscire dalla crisi.
In Europa intanto torna la paura e i listini si muovono di conseguenza: Piazza Affari chiude a -4,03% trascinata verso il basso da Bpm (-8,6%), Unicredit (-8,2%) e Mps (-7%) e Banca Popolare di Milano (-6,4%). Pesante anche Madrid, dove l’Ibex scivola del 3,67%, il Dax di Francoforte perde il 2,09%, il Cac 40 di Parigi cede il 2,24% e il Ftse 100 di Londra arretra dell’1,14%. Crolla Atene, giù del 3,67%. Non aiuta il fatto che il ministro dell’Economia francese Pierre Moscovici abbia detto che il governo è alla ricerca di 7-10 miliardi per riportare il deficit di bilancio intorno al 4,5% del Pil entro la fine dell’anno.
Sul fronte obbligazionario lo spread Btp/bund è in deciso rialzo a 455 punti dopo aver aperto a 421, mentre quello tra i bonos e gli equivalenti titoli decennali tedeschi è arrivato a 517 punti. Il rendimento dei bund tedeschi a 10 anni è dell’1,462%, dei Btp italiani del 5,986%, dei bonos spagnoli 6,559%. La Spagna intanto ha ufficializzato la sua richiesta d’aiuti all’Europa 2, ma per il momento non è dato sapere di quanti miliardi si tratti, mentre - secondo fonti citate dal mensile francese L’Expansion - Moody’s si appresterebbe a infliggere un nuovo downgrade al mondo del credito spagnolo.
Negli Usa il Dow Jones e lo S&P 500 viaggiano in flessione rispettivamente dell’1,3% e dell’1,8%, mentre il Nasdaq arretra dell’1,9%. La colpa è almeno in parte dell’indice Fed di Chicago che misura l’andamento delle attività manifatturiere nel distretto economico che ha registrato un calo a -0,45 punti a maggio dai +0,08 di aprile (dato rivisto). L’unico dato incoraggiante della giornata è quello sulle vendite di nuove case: +7,6% a 369mila unità, il livello più alto dall’aprile del 2010. Il dato è migliore delle attese degli analisti che si attendevano un modesto incremento di 3mila unità. Su base annua le vendite sono cresciute di quasi il 20%.
La Borsa di Tokyo ha chiuso la prima seduta della settimana in calo dello 0,72%, dopo un guadagno del 2,6% nella scorsa. A penalizzare il listino nipponico è ancora soprattutto il rafforzamento dello yen su dollaro ed euro. Inoltre, il mercato risente delle incertezze politiche in Giappone, legate alla proposta relativa all’aumento delle imposte sui consumi. Seul ha chiuso in ribasso dell’1,19%, Shanghai dell’1,63% e Hong Kong dello 0,51%).
L’euro è in calo: la moneta unica viene scambiata a 1,2487 contro il dollaro (1,2568 venerdì dopo la chiusura di Wall street) e a quota 99,397 rispetto allo yen.
Apertura in calo per il petrolio a New York, dove le quotazioni perdono l’1,3% a 78,70 dollari al barile. Quotazioni dell’oro stabili in apertura di settimana con il lingotto con consegna immediata che viene scambiato a 1.572,98 dollari l’oncia, su livelli praticamente invariati rispetto a venerdì scorso.
(25 giugno 2012)

REPUBBLICA.IT - BLOG DI LEOPOLDO FABIANI
Si apre una settimana decisiva per il futuro dell’Euro. E quindi dell’Europa, e dell’intera economia mondiale. Se dal vertice europeo di giovedì e venerdì non usciranno decisioni forti, già da molte parti si prevede che subito dopo partirà sui mercati un attacco, mirato probabilmente sui titoli spagnoli e italiani, che potrebbe rivelarsi fatale per la valuta europea (e i mercati già fanno sentire con forza il loro scetticismo nervoso).
Tutto questo conferma una sensazione che si è diffusa dall’inizio di questa crisi. Malgrado non manchino le soluzioni tecniche offerte per affrontare i problemi, pure molto complessi, che il mondo deve affrontare, i governanti non decidono, non agiscono e quando si muovono è troppo tardi e fanno troppo poco (too little, too late sintetizza la lingua inglese).
krugman“Per prima cosa l’Europa deve mettere fine agli attacchi di panico. In un modo o nell’altro bisogna garantire che i governi non si trovino con le casse vuote per il panico del mercato”. Lo scrive Paul Krugman in Fuori da questa crisi, adesso! (Garzanti, 270 pagine, 14 euro e 90), segno che il grave pericolo che potremmo trovarci davanti nei prossimi giorni è stato avvistato da mesi.
Di strumenti buoni a questo scopo ne sono stati escogitati tanti (eurobond, eurobills, interventi per stabilizzare gli spread ecc.) ma manca esattamente ciò che i mercati capirebbero invece al volo. L’annuncio di una volontà decisa di difendere l’euro. Serve “una garanzia pubblica di sostegno senza limiti: se i mercati la ritengono credibile, non costerebbe nulla, perché non dovrebbe mai essere esercitata”, scriveva un anno fa Luigi Spaventa (Repubblica, 16 luglio 2011).
Ma tutto il capitolo dedicato alla crisi dell’euro nel libro di Krugman è una conferma: le azioni da intraprendere sono chiaramente a disposizione, ma il tempo passa senza che si faccia nulla di adeguato e la crisi peggiora. Il motivo, spiega il premio Nobel, è un’idea sbagliata da cui deriva tutto il resto: credere che la causa del problema stia negli eccessivi disavanzi pubblici di alcuni paesi (come la Grecia), e che questi paesi vadano “puniti”. “E’ una lettura moralistica dell’economia, con la forzatura ulteriore che i peccati oggetto della punizione non sono quasi mai esistiti”.
L’idea sbagliata è quella dominante in Germania e ispira tutte le scelte fatte finora da Angela Merkel. La signora cancelliere sembra quasi ignorare quanto è chiaro a tutti, e cioè che sarebbe il suo paese per primo a essere danneggiato dall’implosione dell’euro. Il Pil tedesco crollerebbe del 10% in un anno e si avrebbero 5 milioni di disoccupati, scrive il settimanale Der Spiegel, citando uno studio riservato del ministero dell’Economia di Berlino. Il comportamento tedesco di fronte alla crisi vuole dare ragione a una convinzione di John Maynard Keynes: “Presto o tardi sono le idee, non gli interessi costituiti, a rivelarsi pericolose”.

REPUBBLICA.IT - LE BANCHE MESSE IN PERICOLO DAI DERIVATI
MILANO - Le grandi banche mondiali sembrano tornate alle ’vecchie maniere’: la maggior parte degli utili deriva dalla negoziazione sui mercati finanziari, si indebitano sempre più e confidano sui salvataggi pubblici. La denuncia viene dal secondo rapporto annuale della Banca dei regolamenti internazionali (Bri) che aggiunge che c’è un forte rischio per le "enormi posizioni in derivati" e serve una stretta sulle regole. La ’mina’ dei derivati sembra pericolosa anche per quelle che "appaiono ben capitalizzate".
Per la Bri le forti perdite sofferte da alcune banche nella negoziazione di derivati (come nel caso di JPMorgan) "rappresentano un monito dei pericoli". Per questo la "banca centrale delle banche centrali" chiede una stretta sulle regole che possano consentire anche a grandi istituti di credito considerati too big to fail di fallire sì, ma senza che paghino i contribuenti. In genere l’intero settore finanziario dovrebbe ’dimagrire’ rispetto alle dimensioni dell’economia nel suo complesso. Per fare questo la Bri sprona ad adottare le regole già concordate a livello Fsb e G20 sui bonus e coinvolgendo nelle perdite gli obbligazionisti che dovranno così vigilare meglio sulla salute delle banche.
L’uscita dalla crisi deve indurre a spezzare i "circoli viziosi" che si sono creati fra banche, famiglie e imprese e governi dove i problemi e i tentativi di soluzione di uno di questi gruppi peggiora la posizione degli altri due e aggiunge pressioni sulle banche centrali. La speranza è formulata dalla Bri nel suo rapporto che invita l’Europa a concretizzare il progetto di sistema bancario paneuropeo: "Le banche in Europa devono diventare banche europee". Per rompere quindi i circoli che si sono creati con la crisi, gli esperti dell’istituto centrale di Basilea invitano come primo passo a "rivitalizzare le banche e moderare gli eccessi del settore finanziario". Questo permetterà di mettere fine all’interazione distruttiva fra questo e altri settori, aprendo la strada per le tappe successive, ossia il risanamento dei conti pubblici e la riduzione dell’indebitamento nei settori non finanziari dell’economia. Solo una volta ripristinata la solidità dei bilanci di tutti i settori, potremo sperare di ritornare su un sentiero di crescita equilibrata. "Solo allora, i circoli viziosi che imprigionano l’economia mondiale lasceranno spazio a dinamiche virtuose".
Circoli che - spiega il rapporto- nell’area euro hanno raggiunto uno stadio avanzato e dove si è creato un rapporto pericoloso fra debiti sovrani e banche. Per questo occorre l’aggiustamento strutturale, il risanamento delle finanze pubbliche e la ricapitalizzazione delle banche; dall’altro, l’unificazione degli assetti per la regolamentazione, la vigilanza, la tutela dei depositi e la risoluzione delle crisi nel settore bancario. E l’area dell’euro che ha un mercato finanziario paneuropeo e una banca centrale paneuropea ha bisogno di un sistema bancario paneuropeo. "In termini leggermente diversi - conclude - in un’unione valutaria che accentra la funzione di prestatore di ultima istanza per le banche, anche il sistema bancario va unificato".
(24 giugno 2012)

CORRIERE.IT
MILANO - Il rinnovato ’niet’ di Angela Merkel agli eurobond ha affossato i listini europei. Maglia nera a Piazza Affari, con l’indice principale Ftse Mib che ha lasciato sul terreno il 4,02% a 13.113 punti. Le tensioni, in vista del vertice europeo di fine settimana su cui i mercati sembrano non riporre particolare fiducia, si sono riversate anche sul mercato obbligazionario, con lo spread tra Btp e Bund decennali volato fino a 455 punti rispetto ai 422 punti dell’ultima chiusura.
I BANCARI - Tra le blue chip, più volte sospese per eccesso di ribasso, pioggia di vendite su Unicredit (-8,41%), Bpm (-8,37%) e Mps (-7,06%). Il cancelliere tedesco ha infatti ribadito la sua opposizione all’emissione di titoli di debito congiunti da parte dell’Eurozona, i cosiddetti ’Eurobond’. Merkel ha espresso la preoccupazione che durante il Consiglio Europeo del 28 e del 29 giugno si ponga troppo l’accento sulla questione degli Eurobond, che ha definito una soluzione «sbagliata sia dal punto di vista politico che economico».
SUPERMARIO - Ma dalla Germania in mattinata è arrivato comunque il vivo apprezzamento per il lavoro del premier Monti. «Con il suo governo l’Italia può risolvere bene i problemi», ha detto Martin Kotthaus il portavoce del ministro tedesco dell’Economia Wolfgang Schäeuble a Berlino, rispondendo a una domanda sulle difficoltà delle banche italiane. Per il Financial Times il Professore può fare anche di più: «Salvare l’ euro», se sarà in grado di «parlar chiaro a Merkel e ai poteri forti». Ancora Schäuble in un’intervista al settimanale Der Spiegel ha ventilato l’idea di chiamare i cittadini tedeschi a un referendum federale su una nuova Costituzione necessaria, ha sostenuto il ministro, per trasferire ulteriori competenze all’Ue.
IL SALVATAGGIO DELLE BANCHE SPAGNOLE - Come ampiamente annunciato, Madrid ha invece ufficializzato lunedì mattina all’ Eurogruppo la richiesta di aiuti «fino a 100 miliardi di euro» per sostenere le banche. Un impegno più preciso, ha detto il ministro delle Finanze spagnolo Luis De Guindos nella lettera indirizzata al presidente Jean-Claude Juncker, sarà indicato più avanti quando saranno state valutate nel dettaglio le aree di rischio. Un memorandum di intesa per il pacchetto di aiuti sarà firmato il 9 luglio. Secondo le stime circolate sin qui, serviranno 62 miliardi di euro per salvare il sistema bancario in crisi.
LE DIMISSIONI DEL MINISTRO GRECO - Il ministro delle Finanze greco, Vassilis Rapanos, si è dimesso dal suo incarico. Lo ha annunciato il governo ellenico, con una dichiarazione. Rapanos, che non aveva ancora prestato giuramento, era stato ricoverato venerdì a seguito di un malore attribuito al sovraffaticamento. Rapanos non aveva potuto nemmero giurare perché ricoverato in ospedale venerdì a seguito di un malore. Lo ha fatto sapere l’ufficio del primo ministro Antonis Samaras, precisando che Rapanos ha inviato una lettera di dimissioni e che queste sono state accettate. Rapanos, capo della Banca nazionale di Grecia, è stato nominato al dicastero per il nuovo governo di coalizione.
LA RICHIESTA DI SOS DI CIPRO - Nel frattempo anche Cipro chiede il salvataggio internazionale. Il governo di Cipro ha ufficialmente informato le autorità europee della decisione di chiedere aiuto finanziario facendo ricorso al fondo salva-Stati europeo. «L’obiettivo degli aiuti richiesti è il contenimento dei rischi per l’economia cipriota, in particolare quelli derivanti dall’effetto contagio attraverso il settore finanziario, alla luce della sua forte esposizione all’economia greca», si legge in una nota dell’esecutivo di Nicosia.
Redazione Online

CORRIERE.IT - GERMANIA PIU’ POVERA SENZA L’EURO
ERLINO — È un vero incubo il futuro economico della Germania, e con lei di tutta l’eurozona, se la moneta unica dovesse crollare. A tracciare i dettagli di questo scenario pauroso è uno studio dei tecnici del ministero delle Finanze tedesco, il gigantesco palazzo della Wilhelmstrasse, già quartier generale di Hermann Göring e dell’amministrazione militare sovietica, dove ora regna Wolfgang Schäuble, uno dei protagonisti dell’europeismo tedesco. Il rapporto è stato rivelato, nei punti fondamentali, dal settimanale «Der Spiegel», che ha citato un funzionario del ministero, secondo il quale «di fronte a queste prospettive, anche un salvataggio dell’euro a caro prezzo appare come il minore dei mali».
IL DOCUMENTO - L’articolo dello «Spiegel», intitolato «Uno sguardo sull’abisso », è corredato da una serie di dati che confermano indicazioni «molto tetre» per tutti i Paesi dell’eurozona. In un grafico, una freccia nera indica l’aumento della disoccupazione nel primo dei due anni successivi alla eventuale fine della moneta unica, mentre una freccia rossa indica la contrazione dell’economia. E molti di questi valori percentuali, nei vari Stati, superano la doppia cifra, in particolare per quanto riguarda le nazioni più esposte, come per esempio l’Italia, dove il tasso di disoccupazione salirebbe al 12,3 per cento. Ma anche la locomotiva tedesca, e questo è il vero punto critico dello studio degli uomini di Schäuble, verrebbe pesantemente danneggiata. L’economia della Germania subirebbe una caduta del 9,2 per cento mentre il numero dei disoccupati salirebbe al 9,3 per cento.
DISOCCUPAZIONE - I senza lavoro supererebbero i 5 milioni, una cifra quasi doppia rispetto a quella attuale Il ministero della Finanze tedesco non ha smentito né confermato le rivelazioni dello «Spiegel », secondo cui il documento è stato tenuto fino a oggi riservato nel timore che i costi delle iniziative per salvare l’euro uscissero fuori da ogni controllo. «Non prenderemo parte a speculazioni su presunti rapporti segreti», ha detto una portavoce. Ma a fianco dell’articolo del settimanale di Amburgo, in una lunga intervista, è lo stesso Schäuble ad avvertire che una disintegrazione «sarebbe assurda» e che l’unione monetaria, non solo non è stato assolutamente un errore, come gli era stato chiesto, ma è stata la «logica conseguenza» dell’integrazione comunitaria. Il ministro, esponente di punta del partito cristiano democratico che fu di Helmut Kohl, avverte inoltre che una rottura della zona euro rimetterebbe in questione conquiste che sono ormai entrate nel patrimonio acquisito di tutti i cittadini, come il mercato unico e la libera circolazione.
PAREGGIO DI BILANCIO - Le rivelazioni sui calcoli che si sono fatti a Berlino sulle conseguenze di un collasso della moneta unica arrivano proprio in una settimana decisiva per il futuro europeo, con il vertice dei Ventisette che sarà chiamato il 28 e 29 giugno a trovare delle ricette in grado di contribuire a superare la crisi. In realtà, la linea cauta di Angela Merkel—convinta della necessità di non distaccarsi da un rigido controllo delle discipline di bilancio, contraria alla condivisione dei debiti con i Paesi meno virtuosi dell’eurozona, indisponibile a provvedimenti per stimolare la crescita che si traducano in nuove spese—è sempre partita dalla premessa, almeno a parole, di un impegno prioritario per la difesa della moneta unica. «La fine dell’euro — è stata una delle frasi più frequenti della cancelliera — sarebbe la fine dell’Europa». Intanto, sempre questa settimana, alla vigilia del summit di Bruxelles, Schäuble presenterà la nuova legge finanziaria che prevede nel 2013 il pareggio di bilancio. Questo dato era stato anticipato da alcuni istituti di ricerca, che avevano avvertito però nello stesso tempo delle pesanti conseguenze per i conti pubblici tedeschi di una escalation della crisi europea. In tutti i casi, insomma, la Germania non può dormire sonni tranquilli.
Paolo Lepri25 giugno 2012 | 12:47