Massimo Mucchetti, Corriere Economia 25/6/2012, 25 giugno 2012
IMPREGILO IL PIANO B DI SALINI E QUEL «LODO» DI CALTAGIRONE
L’assemblea dell’Impregilo del 12 luglio deciderà se revocare o meno il consiglio di amministrazione della maggiore impresa italiana di costruzioni sulla base di un quesito a dir poco singolare: se cioè l’Impregilo operi da sempre nell’illegalità perché, come dice il costruttore romano Pietro Salini, titolare del 29%, le partecipazioni in società concessionarie di autostrade et similia non sono previste dallo statuto o se, come ribatte Gian Maria Gros-Pietro, presidente dell’Autostrada Torino-Milano, gruppo Gavio, socio di riferimento di Impregilo sempre con il 29%, le concessioni siano comprese nell’atto costitutivo e costituiscano la forma più diffusa di remunerazione delle grandi opere.
Tra i duellanti, si è inserito, rispondendo al Corriere, Francesco Gaetano Caltagirone che ha il serafico Beniamino Gavio tra i partner nell’autostrada Livorno-Civitavecchia e l’arrembante Salini nella linea 3 del metrò di Roma. Caltagirone sostiene l’impostazione di Gros-Pietro. Lui stesso è attivo nei due campi, costruzioni più concessioni. Data l’autorevolezza della fonte, la querelle potrebbe chiudersi, industrialmente parlando, con questo lodo Caltagirone. Ma la Borsa non è fatta di industriali. Nell’assemblea di Impregilo potrebbero convergere interessi diversi, che prendano per buono il casus belli di Salini allo scopo di tagliare le teste anziché integrare lo statuto.
Due carte
Al di là dello stile aggressivo, Salini ha in mano due carte. La prima l’ha giocata nel prospetto per la raccolta delle deleghe di voto in vista dell’ordalia assembleare. E’ il dividendo straordinario da erogare ai soci di Impregilo dopo la vendita delle concessioni, in particolare il 30% dell’autostrada brasiliana EcoRodovias, dalla quale lo scalatore si attende almeno un miliardo. A questo punto, poco importa anche se il 25,1% di EcoRodovias italovestito sia sindacato a una pari quota degli Almeida e dunque dia il controllo congiunto. E sempre poco importa il fatto che quel pacchetto azionario brasiliano, costato 121 milioni, valga almeno un miliardo in più. In assemblea potrebbe contare di più il rumore dei soldi che Salini fa tintinnare.
Fatti due calcoli, i soci potrebbero accorgersi che per tale via si ritroverebbero in tasca gratis o quasi i propri titoli Impregilo. Ma questa via non è monopolio di nessuno. E così anche il gruppo Gavio, che coltiva antiche relazioni con gli Almeida, muove su EcoRodovias. E annuncia un’offerta dei partner brasiliani per rilevare i due terzi del pacchetto di Impregilo. Al tempo stesso, Gavio fa sapere che proporrà a Impregilo di riacquistare azioni proprie (il massimo è pari al 10%) attraverso un’Opa che avrebbe il doppio effetto di spalmare un premio sui soci di minoranza e di consentire a Gavio si salire al 33% dei diritti di voto senza Opa e poi di poter rastrellare, sempre senza Opa, il 5% ogni anno. Lo consentirebbe a Gavio e anche a Salini, se questi decidesse di non dare azioni all’Opa.
Al consiglio di Impregilo, il cui nuovo presidente, Fabrizio Palenzona, ha ricevuto il pubblico endorsement di Caltagirone, e ai Gavio è dispiaciuto il gioco duro di Salini. Ma quel gioco ha fatto salire del 50-60% le quotazioni del titolo. E anche questo pesa per i soci terzi. E tuttavia, al momento, si profila un’ incognite: quanti soldi restituiranno ai soci i duellanti, posto che l’uno vende solo il 19% di EcoRodovias, ma non annuncia né fusioni nè acquisizioni di aziende proprie (non ancora, almeno...) e l’altro vuol vendere tutta la quota, ma è sospettato di voler piazzare la Salini Spa in Impregilo.
Il nuovo progetto
Per l’attaccante si pone dunque il problema di che cosa fare se mai il 12 luglio riuscisse a nominare un consiglio tutto suo, nonostante il contropiede brasiliano dell’Impregilo. E qui spunta il piano B disegnato dalla Vitale & Associati, per conto di Salini, una seconda carta destinata alla Sias, la subholding autostradale del gruppo Gavio.
Secondo la boutique finanziaria di Guido Roberto Vitale, Impregilo dovrebbe conferire le concessioni più un ragionevole debito alla Sias che pagherebbe emettendo nuove azioni riservate all’intera compagine di Impregilo. A quel punto Salini si ritroverebbe socio di Gavio in Sias e Gavio resterebbe socio di Salini in Impregilo che approverebbe la fusione con la Salini Spa. Una simile convivenza tra i duellanti non avrebbe senso, ma potrebbe essere sciolta con una permuta: Salini dà le sue Sias a Gavio e Gavio le sue Impregilo a Salini. La spartizione di Impregilo verrebbe attuata senza esborso di denaro. E ciascuno sarebbe più forte di prima.
I quattro nodi
Una simile soluzione deve affrontare quattro nodi. Primo, la vendita del 19% di EcoRodovias e il conseguente buy back: se vanno in porto, il piano B verrebbe minato. La possibile transazione brasiliana, evidentemente consensuale, rende più ardue soluzioni diverse, ma al momento Salini può sottolineare la genericità dell’annuncio e l’oscurità dei nuovi patti con gli Almeida. Il secondo nodo consiste nelle valutazioni delle attività da scambiare. La logica è quella di concentrare le attività di costruzioni come vuole Salini e di aumentare l’esposizione del gruppo Gavio alle concessioni sudamericane. Ma i numeri vanno negoziati. Il terzo nodo riguarda la disponibilità di un Gavio sconfitto il 12 ad accettare un compromesso invece di rilanciare a colpi di Opa. Stando alle mosse fatte, Gavio vuole crescere nelle costruzioni. Salini in questo ha un track record più forte, Gavio più diversificato.
Il quarto nodo è il vaglio della Consob: un’intesa così penetrante, che cambia radicalmente il profilo del gruppo, può farsi senza prima lanciare un’Opa? La chiave è nell’art. 49 del regolamento emittenti che, secondo Salini, esenta dall’Opa anche in caso di conferimenti ove le minoranze azionarie sino d’accordo. Ma se a quel passo si dovesse mai arrivare, bisognerà sentire il collegio presieduto da Giuseppe Vegas.