MARCO BELPOLITI, La Stampa 25/6/2012, 25 giugno 2012
Medagliette per esserci - Nell’atrio della stazione di Genova c’è un singolare dispenser: il distributore di «medaglie di riconoscimento»
Medagliette per esserci - Nell’atrio della stazione di Genova c’è un singolare dispenser: il distributore di «medaglie di riconoscimento». Military Plates. Si tratta di medagliette di metallo su cui sono incisi il nome del proprietario e i dati personali, già di moda alcuni decenni fa. Le abbiamo imparate a conoscere con i film di guerra americani. Il distributore di medagliette è offerto con questo slogan: «Esci dalla massa… personalizzati!!! Con le fantastiche medaglie di riconoscimento!!!». Al costo di 5 euro si può incidere la piastrina in acciaio inossidabile, aggiungere la catenella e la guarnizione in gomma. E poiché il suo utilizzo militare appare molto improbabile, la medaglietta viene proposta per il cane, come portachiavi, etichetta per le valigie e persino come messaggio d’amore: un ragazzo con i capelli tagliati cortissimi – un militare? – bacia una bella ragazza e nell’etichetta è inciso: «Per sempre insieme». La sensazione di vivere in una società sempre più anonima è un assillo che dura da almeno cinquant’anni, o forse più. La folla solitaria è il titolo del famoso studio di David Riesman pubblicato negli Stati Uniti nel 1948, e subito diventato un’espressione proverbiale. Il distributore di medaglie d’identificazione è solo un esempio ulteriore dell’ansia di spaesamento e del bisogno di identità che sembra attanagliarci. Curioso invece che ne venga proposta una versione militare; ovvero, che la targhetta di identificazione dei combattenti si trasformi in un gadget. Ci sono almeno due spiegazioni possibili. Nella prima l’etichetta sancisce la realtà della battaglia quotidiana per non soccombere in una società dove si combatte una guerra non dichiarata per il posto di lavoro, per la propria affermazione personale, per non farci dimenticare dagli altri: siamo tutti dei soldati. L’altra è complementare: la medaglietta serve come sanzione della nostra scomparsa, proprio come si usa tra i militari; una parte resta attaccata al collo dello «scomparso», mentre l’altra viene spezzata e inviata alla famiglia come ricordo. Un rituale senza dubbio macabro. Il messaggio leggermente inquietante che ci invia il distributore di medagliette è probabilmente questo: lascia una traccia di te, qualcuno la vedrà. Sarà poco, ma è sicuramente meglio di niente. Per dirla con il risvolto del celebre libro di Bauman sulla modernità liquida, è «una metafora per descrivere la nostra modernità che suona come un epitaffio di un modo stabilizzato e rassicurante di sentirsi nel mondo».