MARINA VERNA, La Stampa 25/6/2012, 25 giugno 2012
Oslo cerca volontari (pagati) per far compagnia a Breivik - Il procuratore lo vuole in un reparto psichiatrico, il suo difensore si batte per una pena detentiva che al massimo può essere di 21 anni, prorogabile solo in caso di riconosciuta pericolosità
Oslo cerca volontari (pagati) per far compagnia a Breivik - Il procuratore lo vuole in un reparto psichiatrico, il suo difensore si batte per una pena detentiva che al massimo può essere di 21 anni, prorogabile solo in caso di riconosciuta pericolosità. Ma qualunque decisione prenderà il tribunale di Oslo, Anders Breivik finirà nella cella che si sta costruendo per lui nel carcere di massima sicurezza di Ila, la prigione più dura di tutta la Norvegia. Il Paese non era attrezzato per un criminale come lui, non ha un codice penale che contempli l’ergastolo, non ha prigioni che mettano in isolamento il detenuto, anche per la sua incolumità. Così, mentre nell’aula 250 del tribunale di Oslo sfilavano i 150 testimoni del più grande omicidio di massa dei tempi moderni, a 12 chilometri di distanza una squadra di operai lavorava di cazzuola, sega e martello, avvitava, incollava, piastrellava, intonacava un’ala nuova del carcere, costruita e attrezzata a uso esclusivo di Breivik. Costo complessivo: 300 mila euro. I lavori sono praticamente finiti, il giorno del verdetto l’uomo che ha ucciso a sangue freddo 77 persone entrerà nella stanza dove trascorrerà il resto della sua vita. Quel locale sarà cella o camera di ospedale, dipenderà dalla sentenza. La differenza sarà solo nel personale di sorveglianza: infermieri o secondini, secondo che venga giudicato pazzo o capace di intendere e di volere. Il doppio uso dell’edificio è il simbolo del dilemma - un pazzo o un mostro? - sull’autore di quello che viene considerato il crimine più spaventoso dell’epoca moderna. La giustizia e la medicina sono arrivati al loro limite, nessuno sembra in grado di decidere con sicurezza se il killer ha agito per malvagità o perché è un malato mentale. Quanto a Breivik, lui chiede di essere riconosciuto sano di mente: non per un calcolo sulla lunghezza della pena - sa benissimo che da Ila non uscirà mai vivo - ma perché il suo delitto conservi il senso che lui gli aveva dato. Anche per evitare che faccia proseliti, è stata costruita quell’ala nuova. Ma la lunghezza della pena pone un problema che non si era mai presentato prima: la legge non permette di lasciare a lungo qualcuno in isolamento. È considerata una misura inumana e crudele. Così dal primo marzo il direttore del carcere sta cercando dei volontari disposti - dietro congruo compenso - a tenere compagnia a Breivik, fare conversazione, giocare a scacchi, fare sport. Occorre costruirgli intorno una comunità di «personale di compagnia» che sappia gestirlo in modo professionale. E che sia tetragona ai suoi sermoni.