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 2012  giugno 24 Domenica calendario

Londra, investire in film per non pagare le tasse - La Revenue & Customs, l’Agenzia delle Entrate Britannica, sostiene di averli presi con le mani nella marmellata

Londra, investire in film per non pagare le tasse - La Revenue & Customs, l’Agenzia delle Entrate Britannica, sostiene di averli presi con le mani nella marmellata. Dice che questa volta i vip supermilionari che hanno cercato di imbrogliare lo Stato affidandosi a schemi aggressivi per aggirare il fisco sono rimasti imbrigliati nella loro stessa tela. E che invece di evadere le tasse ne pagheranno di più. Molti vengono dal mondo del calcio, come Sven Goran Eriksson e Alex Ferguson, ma tra i 289 clienti della Future Capital Partners ci sono anche uomini d’affari della City, dentisti e avvocati. La maggior parte sono inglesi, ma non mancano svizzeri, americani e - va da sé - italiani. Avevano investito 50 milioni per risparmiarne 117. Rischiano di perdere il capitale moltiplicato per due. «Se dovesse succedere, parte di loro sarebbe rovinata», spiega l’avvocato Kit Sorrell. Più che un infortunio, un film. In senso letterale. Lo schema «Eclipse 35» pensato dalla Future Capitale nel 2007 prevedeva di sfruttare una legge votata dai laburisti per aiutare il cinema indipendente. Gli investitori hanno girato il proprio capitale alla Barclays per chiedere un prestito da 790 milioni allo scopo di acquistare i diritti di due pellicole della Disney: Enchanted e Underdog. I diritti sono poi stati subaffitati alla Disney stessa in cambio di un pagamento annuale, garantito dalla Barclays, da spalmare in vent’anni. Un modo per scaricare gli interessi e abbattere l’imponibile. Il gioco delle tre carte. Che la Revenues & Customs ha contestato. «Detrazioni? Questo è reddito aggiuntivo». La causa è finita in tribunale in aprile. Andando ad aggiungersi ad altre ventimila dispute che secondo l’Agenzia delle Entrate costano «miliardi di sterline al Tesoro». Un gigantesco braccio di ferro che, secondo le previsioni del sistema giudiziario, non potrà risolversi prima di 38 anni. In sostanza mai. Non era questa l’Isola dell’efficienza? La storia di «Eclipse 35», raccontata dal «Financial Time», fa il paio con la bufera dello schema K2 denunciato dal «Times». Anche in questo caso attori, cantanti e superbenestanti che, attraverso un meccanismo legale ma «moralmente inaccettabile» (secondo il primo ministro David Cameron), giravano i propri incassi a società registrate all’estero e poi se li facevano restituire come se fossero prestiti. C’è chi, come il comico Jimmy Carr, noto fustigatore di costumi, è riuscito a pagare in tasse appena l’1%. «E allora? Non ho infranto nessuna legge», ha ringhiato. È stato inondato di contumelie e costretto a fare marcia indietro. Dunque anche i sudditi di Sua Maestà si affidano a mezzucci pelosi per ingrossare il portafoglio. Roy Lyness, dello studio Peak Performance, commenta: «Si gioca al gatto e al topo. È la storia dell’uomo». Il gatto-governo insegue, il topo-vip si infratta. Come Sir Alex Feguson, che si è rifiutato di commentare la sua posizione. Ha allontanato indignato i giornalisti, ma oggi è lui, laburista convinto, che ha bisogno di ogni briciola del suo ego per evitare di essere risucchiato dall’imbarazzo.