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 2012  giugno 25 Lunedì calendario

EATON SPOSTA I LIMITI DEI SUPERMEN DELLA PISTA


«Atanti non gliene importa niente, ma per me è stato come aver vissuto la vita intera in due giorni». E se Ashton Eaton, nuovo primatista mondiale del decathlon, meritasse le stesse attenzioni che vengono riservate a Bolt, alla Isinbaeva, alle stelle dell’atletica leggera? Perché al decathlon, come all’eptathlon femminile, non bada mai nessuno (l’unico a diventare un po’ più famoso degli altri fu l’irriverente inglese Daley Thompson, oro a Mosca ’80 e a Los Angeles ‘84). Di norma i decatleti e le eptatlete (pure la bella svedese Kluft) sono pressoché
invisibili. Non ci sono jackpot, Diamond League, vetrine particolari, si potrebbe dire che per questi superatleti, i più polivalenti, pronti a esibirsi da mezzofondisti, lanciatori, saltatori e velocisti, non ci siano soldi. Con un’abilità e con delle capacità tecniche e organiche impressionanti fanno la differenza in un mondo che non c’è. In meno di 36 ore si misurano su 10 specialità (7 le donne), nessuna delle quali
è la loro perché loro non ne hanno una ma dieci, eppure pochi hanno un nome che si ricordi.
Prevale l’errata convinzione che al decathlon o all’eptathlon si dedichino quei ragazzi o quelle ragazze che non avrebbero chance nelle gare individuali. Ma per fortuna c’è anche il punto di vista opposto, riassumibile con un’osservazione: andate voi a correre i 100 in 10”21 (come per esempio ha fatto Eaton) e poi a saltare 5,30 nell’asta! Sono i più completi o i più scarsi individualmente ma abilmente riciclati? Più probabile la prima. Eppure restano nell’ombra. Durante le grandi manifestazioni, mondiali, olimpiadi, europei, sono quel gruppo di ragazzi o ragazze, spesso corposo, che si sposta da una pedana all’altra, col fagotto degli stracci, tute, maglie, scarpe speciali a seconda che debbano saltare in lungo o in alto. Ed è come se le loro gare si infilassero nel programma degli eventi importanti, come se disturbassero. Mentre forse sono proprio loro il senso più profondo, loro incarnano la più profonda natura dell’atletica: ogni volta, senza volerlo, ma con la massima fermezza, i decatleti spiegano a tutti che questo sport è uno straordinario e spietato mix di gesti diversi. Fra i decatleti
c’è quello che non regge i 1500 e scoppia regolarmente, c’è che eccelle nei salti, ci sono quelli per i quali il peso è davvero un peso oppure chi non riesce proprio a digerire l’altezza degli ostacoli nei 110 (1,06). Ma alla fine mettono insieme il loro bravo risultato, che nella tabella in vigore dal 1985 è il punteggio che si ottiene moltiplicando l’esito delle dieci prestazioni (100, lungo, peso, alto, 400, 110 ostacoli, disco, asta, giavellotto e 1500) per tre diversi coefficienti combinati fra loro a seconda della disciplina (non tute pagano allo stesso modo, il disco meno di tutte).
Ai Trials americani Ashton Eaton, quest’anno già campione del mondo indoor a Istanbul nell’eptathlon, con relativo record, ha battuto il primato all’aperto sulle dieci gare che da 11 anni apparteneva al ceco Roman Sebrle, l’unico sino a due giorni fa capace, mescolando i suoi innumerevoli talenti, di superare i 9 mila punti. Eaton aveva già un primato: nel 2011 si era migliorato di 263 punti. Due giorni fa, nello stesso campo (bagnato) in cui si allena,
l’Hayward Field di Eugene, Eaton ha superato Sebrle di 13 punti: 9039 contro 9026: «Sentivo di avere nelle gambe il record, ma non pensavo di farlo prima del 2016, a 28 anni». Ha sbagliato i calcoli. Mentre il suo rivale Bryan Clay, oro a Pechino, è uscito nei 110 hs, è giunto 12° a 2 mila punti da Eaton e non sarà a Londra), lui (fidanzato ovviamente a un’eptatleta, la canadese Theisen) si annuncia come una probabile star dei Giochi. Il
suo exploit ha avuto due picchi: 10”21 nei 100 e 8,23 nel salto in lungo, le due miglior prestazioni di sempre per il decathlon, si è “risparmiato” (per le sue possibilità) nei 400 e nei 110 hs, e si è esaltato nell’ultima prova, i 1500, rincorrendo il tempo. Più forte Sebrle nei lanci e nell’alto, imbattibile Eaton sul breve e più resistente nei 1500. Si può perdere da una parte e recuperare dall’altra, ma bisogna sempre classificarsi. Esci durante una prova (per esempio fai tre “nulli” nel lungo) e hai chiuso. Il fisico, certo, l’alimentazione e l’allenamento, non c’è dubbio: ma quanto conta anche la testa?