Leonardo Maisano, Il Sole 24 Ore 24/6/2012, 24 giugno 2012
LA CRISI «PREVISTA» IN UNO STUDIO DEL 1977
Nel 1977 il fax era semisconosciuto, le email affondate nella più remota fantasia di un visionario e il budget della Comunità europea lo 0,7% del Pil. Trentacinque anni dopo le email hanno archiviato il fax e stanno, a loro volta, per essere liquidate dai social network, ma il bilancio dell’Unione è all’1% del Pil.
La prospettiva storica aiuta a ragionare e scandagliando la dinamica del budget Ue si ritrovano allarmi antichi, come quello lanciato da Donald MacDougall, economista e venerato civil servant di sua maestà, advisor di Roy Jenkins e del Tesoro, consigliere della Cbi, la Confindustria britannica. Era il 1977 quando il rapporto MacDougall, stilato da sette economisti fra cui Francesco Forte, con l’aiuto di due consulenti da Stati Uniti e Australia e del segretariato della Commissione europea, concluse che per dare solide basi a una futuribile unione monetaria era necessario immaginare, nel contesto di specifiche circostanze, un bilancio comunitario oscillante fra il 5 e il 7% del Pil. Altrimenti sarebbero stati dolori, non dissimili da quelli che viviamo ora.
Gli eventi, in trentacinque anni, hanno preso pieghe imprevedibili, le istituzioni sono state rivoluzionate, ma l’unione monetaria è nata dimenticandosi di quel rapporto a cui diede contributo significativo Horst Reichenbach, all’epoca giovanissimo funzionario, oggi alla guida della task force per la Grecia. È stato proprio Reichenbach a ricordare lo sforzo di MacDougall e compagni in un blog pubblicato dal Wall Street Journal e ad avvertire che «molto di ciò a cui stiamo assistendo, era evidente nel 1977, sebbene non con tanta drammaticità».
Personalità come Donald MacDougall, morto ultranovantenne nel 2004, hanno dato un contributo essenziale al dibattito britannico sull’unione monetaria che si è concluso con la decisione politica adottata dal Governo conservatore di John Major di restarne ai margini. Il rapporto si chiama "La finanza pubblica nel processo di integrazione europeo" e incrocia le esperienze di realtà federali o confederali, dalla Svizzera agli Usa, con quelle di Paesi centralizzati e con il budget comunitario.
«È possibile immaginare che nel futuro - si legge nello studio - una Federazione europea gestirà una spesa pubblica federale pari al 20-25% del Pil come accade in Usa. Prima di allora si dovrà però passare da una federazione con un bilancio comune molto inferiore, pari al 5-7% del Pil che potrebbe raggiungere il 10% se fosse esteso anche alla Difesa. In esso la dimensione sociale e del welfare dovrà rimanere a livello nazionale...Un edificio con queste caratteristiche agevolerà la creazione dell’unione monetaria. Gli stati federali esistenti godono di equalizzatori automatici e di stabilizzazione dei flussi interregionali attraverso i canali della finanza federale. Alcuni membri del mio gruppo ritengono che il supporto finanziario necessario all’unione monetaria si possa ottenere con un settore pubblico comunitario contenuto. Altri sono meno fiduciosi».
Le divisioni fra accademici non mancavano, il punto dolente era la capacità di far convivere economie divergenti destinate a subire pressioni salariali nei Paesi meno ricchi e meno produttivi. «È un problema grave che potrebbe pregiudicare la capacità competitiva dei Paesi più poveri», notavano Donald MacDougall e compagni.
Fra le proposte per attutirne gli effetti e misurarsi con l’esigenza di redistribuzione nella nuova realtà federata, fu ipotizzato il "Fondo comunitario per la disoccupazione". In altre parole un "tesoretto", creato con quote di contributi dei lavoratori versate al bilancio di Bruxelles, destinato a pagare indennità europee ai disoccupati della Comunità. «Un’idea che non trovò mai sostegno» ha ricordato Horst Reichenbach. L’effetto, nella strategia di Donald Mac Dougall, sarebbe stato tanto finanziario quanto politico. Un "assegno da Bruxelles" avrebbe, infatti, aiutato a scaldare gli animi dei popoli d’Europa verso l’edificio comunitario. Nell’era della email, crediamo, molto più di quando occhieggiava appena il fax.