Carlo Bonini, la Repubblica 24/6/2012, 24 giugno 2012
Lusi, dieci mail contro Rutelli e Bianco “Così si sono spartiti venti milioni” – Una decina di “pizzini” ed e-mail di Francesco Rutelli per un j’accuse che a suo avviso suona definitivo
Lusi, dieci mail contro Rutelli e Bianco “Così si sono spartiti venti milioni” – Una decina di “pizzini” ed e-mail di Francesco Rutelli per un j’accuse che a suo avviso suona definitivo. Il senatore Luigi Lusi confessa e accusa. Per sette ore e mezza, nel carcere di Rebibbia, racconta al gip Simonetta D’Alessandro e ai pm Alberto Caperna e Stefano Pesci che «la storia della Margherita ha avuto un prima e un dopo». «Fino al 2007, con il Partito ancora vivo — spiega — l’amministrazione delle risorse è stata rigorosa, stringente. E nulla di ciò che è accaduto dopo sarebbe potuto accadere». Poi — aggiunge — è arrivato lo scioglimento. E con lo scioglimento «il Patto di Spartizione ». «Ho smesso di finanziare un partito — dice Lusi — e ho cominciato a finanziarne gli ex maggiorenti ». In ragione del famoso “60/40” tra la corrente dei “Rutelliani” e quella dei “Popolari”. Un patto di cui lui, il tesoriere, diviene parte ed è garante. E in cui ha come interlocutori principali l’ex segretario politico Francesco Rutelli e il presidente dell’Assemblea federale Enzo Bianco. Di quanto va dicendo, il senatore, questa volta, consegna qualcosa che si avvicina a una prova. Una decina di e-mail e appunti autografi ricevuti da Rutelli che documentano alcune delle indicazioni ricevute nel tempo sui finanziamenti da disporre e i loro beneficiari. «Non so che uso sia stato fatto di questi soldi — spiega ai pm — Se siano cioè serviti o meno per finanziare la politica o per altro. Questo lo dovete verificare voi». FIDUCIARIO DI RUTELLI Secondo i calcoli dell’ex tesoriere, con questo “patto” sarebbero stati gestiti almeno 80 milioni di euro nel quinquennio 2007-2011. E in ragione di questo patto lui, in prima persona, avrebbe ritagliato per sé una fetta di 10 milioni di euro, che ora ammette come appropriazione indebita. Una cifra — aggiunge — simile a quella assicurata a ciascuno dei «maggiorenti» della Margherita, «a titolo di finanziamento alla politica », almeno formalmente. Diverso il discorso degli immobili. L’attico e super-attico di via Mon-serrato, come pure le due principesche ville ai Castelli Romani, «li ho acquistati a titolo “fiduciario”», insiste. Ma non per conto del Partito, appunto. Ma del suo “fiduciante”, Francesco Rutelli. Nel corso del suo secondo interrogatorio da libero, Lusi aveva detto di non essere in grado di fornire alcuna indicazione su come e quando quel mandato fiduciario gli era stato assegnato. Ieri, da detenuto, ha deciso di spendere la sua parola «contro quella di chi sicuramente la negherà», Francesco Rutelli. È da lui infatti — se quel che racconta è vero — che in un incontro di cui ha ricostruito le modalità, il luogo e le parole, l’ex tesoriere avrebbe ricevuto il via libera a impiegare una quindicina di milioni di euro in investimenti immobiliari di cui sarebbe risultato intestatario e che tuttavia sarebbero rimasti a disposizione «dopo lo scioglimento anche formale della Margherita». Non certo dunque per tornare nella disponibilità del Partito, ma per rientrare nei cespiti che “i maggiorenti”, lui compreso, avrebbero a quel punto avuto a disposizione. Insomma, quei 15-18 milioni di immobili dovevano “sparire” per poi riaffiorare quando nessuno avrebbe avuto più tempo o voglia di indagare sulla loro storia e origine. Il che — aggiunge ancora il senatore — spiegherebbe le dichiarazioni di sua moglie (accusata con lui di associazione per delinquere e oggi agli arresti domiciliari) che aveva riferito ai pm la confidenza ricevuta da suo marito sul conto di quegli immobili («Mi disse che un giorno sarebbero serviti alla sua carriera politica. O, altrimenti, sarebbero rimasti a noi») . BIANCO SAPEVA Del “patto” — racconta Lusi — è custode e beneficiario anche Enzo Bianco. Certamente, perché rappresentante della corrente dei “Popolari”, ma soprattutto per il suo ruolo cruciale di presidente dell’Assemblea federale, l’unica sede di controllo in cui, dopo il 2007, sarebbe stato possibile sollevare questioni di merito sui bilanci manipolati del Partito. Bianco dunque “sapeva” — riferisce Lusi — non solo delle percentuali di ripartizione delle risorse del Partito, ma anche del suo “mandato fiduciario sugli immobili”. E del resto — ricorda ai pm — anche lui, come dimostra la contabilità parallela del Partito, tra il 2009 e il 2011 è stato finanziato sia personalmente (5mila euro di appannaggio mensile), che attraverso una società catanese (la “M&S congressi”) da lui indicata come quella che ne curava la sua immagine politica. La decina di e-mail, molte delle quali provenienti dall’account di Francesco Rutelli, così come alcuni suoi “pizzini” consegnati da Lusi durante l’interrogatorio e che, ieri sera, fonti inquirenti definivano «di sicuro interesse investigativo », sono di fatto il primo riscontro che l’ex tesoriere offre alla contabilità parallela del Partito di cui era stato unico custode. Una traccia investigativa — pure di una qualche consistenza — acquisita a fine maggio dalla Procura, che aveva consentito di individuare almeno 7 milioni e mezzo di euro distribuiti da Lusi tra il 2009 e il 2011 in ragione del “patto” proprio tra i “maggiorenti del Partito” (il file indicava i nomi di Rutelli, Gentiloni, Renzi, Bianco, Fioroni, Bocci, Bindi, Franceschini, Letta, Marini). Le e-mail — per quanto è possibile ricostruire in queste ore — nel documentare la laconicità e perentorietà delle richieste che arrivavano al tesoriere dai capibastone del Partito e appunto dallo stesso Rutelli spiegherebbero infatti perché era stato necessario creare all’interno di una contabilità già allegramente manipolata (quella dei bilanci in chiaro) un ulteriore “doppio fondo” in cui far transitare finanziamenti che dovevano godere di un grado ancora maggiore di segretezza. LUSI COME MARINI I prossimi giorni diranno quanto e in che modo l’interrogatorio di Lusi è destinato a imprimere un nuovo giro all’inchiesta della Procura di Roma. E’ un fatto che la sua difesa, ieri sera, ha rinunciato a presentare un’istanza di scarcerazione in attesa che la Procura verifichi l’autenticità dei documenti consegnati dal senatore. Ed è altrettanto significativa la reazione rabbiosa e sprezzante che, ieri notte, è arrivata proprio da Rutelli sull’onda delle prime indiscrezioni sul contenuto dell’interrogatorio. «Se è vero che ha detto di aver concordato con la “corrente rutelliana” le operazioni di ladrocinio a beneficio personale e dei suoi familiari, significa che Lusi vuol fare la fine di Igor Marini (l’uomo della calunnia di Teekom Serbia, ndr)», ha detto l’ex segretario politico della Margherita e oggi leader dell’Api. Parole accompagnate da quelle di Giampiero Bocci, ex presidente del comitato di tesoreria del Partito: «Se ha detto quello che gli viene attribuito, è andato proprio fuori di testa». Carlo Bonini