Andrea Pasqualetto, Corriere della Sera 24/6/2012, 24 giugno 2012
Il bimbo in coma risarcito con 1.500 euro al mese – Alessio iniziò a mangiare meno, a non bere più e ad avere sempre molto sonno
Il bimbo in coma risarcito con 1.500 euro al mese – Alessio iniziò a mangiare meno, a non bere più e ad avere sempre molto sonno. «Ascesso retrofaringeo», diagnosticarono i medici triestini. Aveva un anno e mezzo quando entrò in quella sala operatoria. Ne uscì malissimo ed entrò in uno stato di coma vegetativo. Da allora, era la fine del 2007, non si è più svegliato. Oggi ha sei anni e, nel frattempo, in tribunale si sono dati battaglia i dottori e i genitori del piccolo (la famiglia è udinese) nell’ambito di un procedimento giudiziario che si è chiuso in questi giorni con una sorprendente sentenza. Il tribunale civile di Trieste ha infatti condannato l’Istituto pediatrico Garofolo di Trieste a versare, fra l’altro, «1.500 euro al mese sotto forma di rendita vitalizia, a decorrere dal 25° anno di età, considerata la soglia media di raggiungimento dell’indipendenza economica nella società attuale, e ciò a titolo di danno patrimoniale, vita natural durante». Per il giudice Riccardo Merluzzi si tratta di una somma «sostitutiva dapprima dello stipendio e, quindi, del trattamento pensionistico». Decisione senza precedenti che proietta il risarcimento del danno nel futuro, prevedendo l’impossibilità per Alessio di svolgere un lavoro quando non sarà più un bambino ma un adulto, costretto a letto, invalido, inabile. «Lo stato vegetativo — conclude Fiorenzo Carta, perito del giudice e docente di neurochirurgia all’Università di Udine — comporta la totale abolizione delle funzioni cerebrali superiori con assenza di contatto con l’ambiente esterno». Il giudice l’ha tradotto in «danno patrimoniale per incapacità lavorativa per tutta la vita di Alessio. Al riguardo appare indicata la liquidazione di una rendita vitalizia a causa delle condizioni delle parti e della natura del danno, che risulta incerto nella sua dimensione futura...». La ratio è la tutela dell’intera esistenza del bambino: oggi, domani e anche fra sessant’anni, quando raggiungerà l’età lavorativa e addirittura quella pensionabile. «Ci auguriamo che viva il più a lungo possibile, naturalmente. In questa eventualità, però, considerata la sua impossibilità di trovare un lavoro e l’incertezza legata all’occupazione di sua madre e di suo padre, il giudice ha pensato che gli dev’essere assicurato uno stipendio», ha interpretato l’avvocato Matteo Mion, difensore della famiglia, non nuovo a colpi di scena in cause giudiziarie contro gli ospedali del Nord Est. Una logica, quella della sentenza, condivisa anche da Carlo Enrico Paliero, docente di diritto penale alla Statale di Milano e avvocato di lungo corso specializzato nel settore medico-sanitario: «Ha un senso nello schema della perdita di chance nel lavoro, soprattutto in una situazione di alta disoccupazione giovanile». Oltre al vitalizio, il tribunale ha riconosciuto un consistente danno non patrimoniale: 2,5 milioni di euro a favore dei genitori, dei quali 250 mila già versati come acconto. «È da prevedere — aggiunge il perito a giustificazione della somma — un aumento delle difficoltà, del peso e del costo della continua assistenza da prestare». Quanto alle colpe dell’ospedale triestino, il giudice ha rimandato alle conclusioni dell’esperto in medicina legale e rianimazione al quale ha affidato la radiografia della vicenda: «Il quadro clinico è stato causato dalla condotta colposa del medico anestesista che ha proceduto alla precoce rimozione del tubo tracheale al termine delle manovre chirurgiche senza valutare appieno la complessità e i rischi della situazione». Un errore che avrebbe impedito al sangue di arrivare al cervello, danneggiando Alessio in modo permanente. Per questa ragione, secondo il magistrato, Alessio è finito in coma dopo essere entrato in ospedale per un ascesso. Ora non parla, non cammina, non vede. «Non potrà più farlo», assicura il perito. Crescerà e quando compirà i 25 anni sarà il primo stipendiato in stato vegetativo. Andrea Pasqualetto