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 2012  giugno 24 Domenica calendario

Accusato di corruzione il super manager Lucchina – Non soltanto il presidente Roberto Formigoni: secondo quanto è possibile dedurre dalle contestazioni formali prospettate a quattro arrestati nell’ultima settimana di interrogatori, anche il direttore generale dell’assessorato regionale alla Sanità, Carlo Lucchina, è uno degli almeno cinque indagati per corruzione in uno dei filoni dell’inchiesta sui 70 milioni di euro liquidati negli anni dal polo privato della sanità «Fondazione Maugeri» al proprio consulente-mediatore Pierangelo Daccò per la sua capacità, anche «sfruttando la mia conoscenza personale con Formigoni per accreditarmi con i clienti», di «aprire porte in Regione» e «muovere nell’ente pubblico le leve della discrezionalità» nella lucrosa partita (1 miliardo l’anno, il 7% del bilancio della Sanità) delle «funzioni non coperte da tariffe prestabilite»

Accusato di corruzione il super manager Lucchina – Non soltanto il presidente Roberto Formigoni: secondo quanto è possibile dedurre dalle contestazioni formali prospettate a quattro arrestati nell’ultima settimana di interrogatori, anche il direttore generale dell’assessorato regionale alla Sanità, Carlo Lucchina, è uno degli almeno cinque indagati per corruzione in uno dei filoni dell’inchiesta sui 70 milioni di euro liquidati negli anni dal polo privato della sanità «Fondazione Maugeri» al proprio consulente-mediatore Pierangelo Daccò per la sua capacità, anche «sfruttando la mia conoscenza personale con Formigoni per accreditarmi con i clienti», di «aprire porte in Regione» e «muovere nell’ente pubblico le leve della discrezionalità» nella lucrosa partita (1 miliardo l’anno, il 7% del bilancio della Sanità) delle «funzioni non coperte da tariffe prestabilite». L’incrocio di posizioni giudiziarie, in base al puzzle che si può ricostruire sulla scorta degli atti sinora noti, porta infatti alla constatazione che l’ipotesi di reato di corruzione accomuni Formigoni, Daccò (in carcere dal 15 novembre scorso), il ciellino Antonio Simone (l’ex assessore regionale dc alla sanità negli anni 90 e poi imprenditore immobiliare), il direttore generale Lucchina e l’arrestato (il 13 aprile insieme a Simone) direttore generale della Fondazione Maugeri, Costantino Passerino. Le elezioni del 2010 Lucchina è invece estraneo all’altra ipotesi di reato per Formigoni e gli altri tre, e cioè la violazione della legge sul finanziamento illecito dei partiti per l’oltre mezzo milione di euro al Pdl che la Fondazione Maugeri avrebbe accettato di versare (ancora tramite Daccò e Simone) all’inizio del 2010 in vista della campagna elettorale per le Regionali che videro Formigoni vittorioso per la quarta volta, tra le proteste dei radicali prima per la sua incandidabilità dopo tre mandati consecutivi e poi per la falsità delle firme senza le quali il suo listino non avrebbe potuto essere presentato al voto (inchiesta che si sta per concludere, mentre Formigoni è stato rinviato a giudizio per diffamazione dei radicali e avrà in autunno la sentenza). La colomba rifiutata La presenza di Lucchina nel filone corruzione è una sorpresa e a maggior ragione suggerisce la piega che sta prendendo l’inchiesta. Finora, infatti, almeno stando agli atti depositati, mai nessun teste e nessun documento hanno indicato Lucchina come beneficiario di tangenti, né è mai emerso che qualcuno gli abbia pagato vacanze o dato in uso yacht (come invece si contesta a Daccò di aver fatto con Formigoni). Anzi, quando Daccò per spiegare i 70 milioni di euro pagatigli dalla Maugeri si era descritto ai pm in stile naif come «non un tecnico esperto di sanità» ma come un «frequentatore da 34 anni dei meandri della Regione» dove «sono insistente» e persino un po’ «invadente», di Lucchina aveva parlato solo come di una vittima delle sue «insistenze», un dirigente che aveva persino rifiutato banali regali pasquali: «E poi Lucchina al limite mi dirottava perché non ne poteva più... Anche a lui davo un pacco a Natale e una colomba a Pasqua, addirittura c’è stato un anno o forse due che li ha rifiutati, perché c’era aria che non si poteva più dare il pacco con dentro il vino, i fichi secchi, il panettone. Me l’ha mandato indietro due anni». Delibere al microscopio Se dunque non esiste per Lucchina un problema di soldi ma gli accertamenti lo stanno ugualmente riguardando, questo è segnale del fatto che gli inquirenti, una volta catalogato ormai l’elenco dei ricchi benefit elargiti da Daccò a Formigoni e il loro complessivo robusto controvalore patrimoniale, stanno ora concentrandosi sui provvedimenti amministrativi con il quali il Pirellone (e in particolare proprio gli uffici di Lucchina) avrebbe favorito gli interessi del polo privato «Fondazione Maugeri». L’esame non è semplice, perché questi provvedimenti si compongono di un input politico, che ha legittimamente dei grossi margini di discrezionalità, e poi di una traduzione tecnica, che nel caso delle cosiddette «funzioni non tariffabili» passa persino per complicati algoritmi. L’impressione è che a «smontare» dall’interno i «mattoni» con i quali sono stati costruiti questi provvedimenti amministrativi stia in parte contribuendo anche Passerino, il direttore generale della Maugeri arrestato in aprile. Una settimana fa Lucchina era stato già indagato dalla Procura di Milano ma per una diversa inchiesta sulla sanità: lunedì scorso, infatti, il direttore generale dell’assessorato regionale alla sanità era stato (insieme a direttori di aziende ospedaliere, medici e quadri di aziende private come General Electric e Telecom) uno dei 28 perquisiti dalla Gdf su ordine dei pm Francesco Greco e Carlo Nocerino per le ipotesi di reato di «turbata libertà del procedimento di scelta del contraente» e «associazione a delinquere» per presunte irregolarità nell’assegnazione dei progetti di sperimentazione clinica finanziati dalla Regione. Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella