Arturo Zampaglione, Affari & Finanza 25/6/2012, 25 giugno 2012
CON I TABLET DECOLLA L’INDUSTRIA DEL LITIO
L’arrivo in autunno di “Surface”, il nuovo tablet con cui la Microsoft di Steve Ballmer sfiderà l’iPad della Apple, avrà conseguenze anche al di là del mercato dell’elettronica o dei rapporti di forza tra i big dell’hi tech. E non a caso tra i primi a rallegrarsi dell’annuncio di Ballmer sono state alcune società finanziarie, come JPMorganChase e BlackRock, e i quattro gruppi minerari internazionali che formano il cosiddetto “oligopolio del litio”. Il più leggero dei metalli, infatti, non viene solo usato sotto forma di carbonato per la stabilizzazione dell’umore, o come lubrificante, o per le leghe nell’industria aeronautica, ma sempre di più per la produzione delle sofisticate batterie che alimentano cellulari e auto elettriche, smartphone e milioni di tablet. Risultato: i prezzi del litio, già triplicati dal 2000 ad oggi, sono destinati a continuare la corsa verso l’alto se è vero, come prevedono Anthony Young and Anthony Rizzuto, due analisti di Dahlman Rose, che la domanda mondiale del metallo raddoppierà entro il 2020. Estratto soprattutto nell’Australia occidentale e in Cile, il mercato del litio è in mano – per il 95% - a quattro aziende. La prima, con il 32% della produzione mondiale, è la Talison di Perth, in Australia; la seconda è la Sqm (Soc. Quimica & minera de Chile), controllata dal miliardario Julio Ponce; la terza è la Rockwood holdings, che fa capo a gruppo di private equity
KKR di Henry Kravis; e l’ultima è la Fmc di Filadelfia. Grazie all’esplosione della domanda di litio e all’assenza di nuove miniere , le quattro sorelle dell’ “oligopolio” vengono premiate dai mercati azionari. La Talisan ha visto crescere le sue quotazioni del 22% in appena un mese. Dall’inizio del 2012 quelle della SQM sono salite del 2,1 per cento, quelle della Rockwood del 17 e quelle della Fmc del 20. Ad approfittare indirettamente del boom sono stati anche Evy Hambro e Neil Gregson, che gestiscono rispettivamente gli investimenti minerari di BlackRock (in tutto 13 miliardi di dollari) e della JPMorganChase (6,9 miliardi). Entrambi hanno approfittato della lievitazione del valore degli asset in portafoglio e continuano ora a puntare su un’esplosione di domanda di accumulatori agli ioni di litio e di litio-polimero. I conti sono presto fatti. Ogni batteria di smartphone contiene infatti 1,7 grammi di carbonato di litio, per un tablet ce ne vogliono 20 grammi, per un’auto ibrida come la Prius della Toyota un chilo e trecento grammi e per un’auto elettrica addirittura 19,2 chili. E fino a quando non ci sarà un’alternativa al litio, che ancora non si intravvede, il mercato è destinato a salire rapidamente. Del resto, già prima del lancio di “Surface” della Microsoft, si pensava che le vendite di tablet potessero raggiungere, dai 107 milioni di quest’anno, i 142 milioni nel 2013 e i 221 milioni nel 2016.
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