Paola Jadeluca, Affari & Finanza 25/6/2012, 25 giugno 2012
Supercomputer, il nuovo sorpasso Usa – Grazie all’Ibm gli Stati Uniti hanno riconquistato il primo posto nella classifica mondiale dei supercomputer, calcolatori potentissimi considerati lo strumento chiave per la ricerca scientifica e la difesa nazionale
Supercomputer, il nuovo sorpasso Usa – Grazie all’Ibm gli Stati Uniti hanno riconquistato il primo posto nella classifica mondiale dei supercomputer, calcolatori potentissimi considerati lo strumento chiave per la ricerca scientifica e la difesa nazionale. Il sistema record si chiama Sequoia, si trova presso la Nnsa, National Nuclear Security Administration nel Lawrence Livermore National Laboratory. Raggiunge i 16,32 petaflop al secondo, e calcolando che un petaflop equivale a un quadrilione di operazioni, è un razzo che ha preso le distanze da tutti i concorrenti atterrando al primo posto nel ranking annunciato la scorsa settimana all’International superc omputing conference di Amburgo, Germania. Sequoia è stato costruito appositamente per la Nnsa da Ibm: è un sistema basato su Blue Gene/Q, dedicato al programma di simulazioni per la gestione della riserva di armi nucleari statunitense. Un organismo, a dire la verità, che fa un poco paura, evoca scenari di guerra e distruzione. Ma proprio in questo ambito, il ruolo dei supercalcolatori ha la possibilità di estrinsecare la sua utilità in termini positivi: grazie a questi sistemi di calcolo, infatti, sono venuti meno i test nucleari. E ora, con Sequoia, stando a quanto affermato nei comunicati ufficiali, la sicurezza aumenterà, mentre diminuiranno i costi della gestione delle riserve. I supercalcolatori sono importantissimi nella gestione delle riserve di tutti i tipi, servono per esempio a gestire le mappe delle riserve sotterranee e sottomarine di petrolio e gas. No, non è come una volta per i viaggi sulla Luna. Nella grande corsa ai supercalcolatori ci sono in gioco ripercussioni che coinvolgono la salute, le comunicazioni, la difesa e la sicurezza. Ma anche ricadute industriali importanti per le aziende. Per questo gli Usa, nel 2010, erano così preoccupati del sorpasso da parte dei cinesi, avvenuto con il Tianhe 1A, realizzato proprio dagli scienziati del Drago. La gara in corso non è l’ennesimo record fine a se stesso, ricerca pura, è un obiettivo strategico nella grande crescita economica delle principali potenze. Nel novembre 2010, il Tianhe 1A sembrava un miracolo: aveva una capacità di calcolo del 40% più elevata del Jaguar, il sistema realizzato dalla Cray Inc, americana, per l’Oak Ridge National Laboratory, che nel 2009 dominava la Top500. Il Tianhe 1A viene prodotto e aggiornato al Nudt, National supercomputer center di Tianjin, il grande hub portuale a 150 chilometri da Pechino, che oggi si raggiunge in 30 minuti di treno ad alta velocità, altro simbolo del progresso tecnologico dell’Impero di mezzo. Ma il progetto originario del Tianhe 1A è dei laboratori della Difesa. Come per Internet, inventata dal Pentagono, anche per i supercalcolatori il primo motore viene dal mondo militare. E il testimone, allora, era passato a Pechino. Poi, nel 2011, è stata la Fujitsu a toccare per prima il traguardo, rilanciando il Giappone sulle vette hi-tech dopo anni di leadership americana. Oggi, lo scettro torna di nuovo negli States. Sembra di essere tornati ai tempi della Guerra Fredda. Quando Russia e Usa si dotavano di sistemi di armi e difesa sempre più potenti. Oggi la cyberwar si combatte a colpi di chip e nanotecnologie. E le grandi compagnie americane non hanno solo paura di perdere la leadership mondiale nel campo della progettazione di armi, decifrazione di codici, e tutte le attività collegate dall’avionica all’elettronica per la difesa. E’ la grande corsa per la conquista della supremazia nella scoperta di nuovi farmaci, nella lotta alle malattie rare, nella produzione di nuovi vaccini, nella prevenzione dei terremoti, persino nel risparmio energetico e nella produzione di elettricità. Insomma, il primato globale in termini di innovazione e competitività. Che si sta rivelando oltretutto il grande business dei nostri tempi. “Supercomputer venduti come cornetti caldi”, titola Idc la sua indagine di settore relativa al 2011, un anno che ha fatto segnare un incremento del 7,1%. Sembrava un record. Nel primo trimestre di questo anno le vendite di supercomputer che costano dai 500.000 dollari in su è cresciuta del doppio, con un incremento del 14%, e vendite pari a 976 milioni di dollari. E per la fine del 2012 si prevede, sempre secondo Idc, che il giro d’affari raggiunga otre 1 miliardi di dollari. Grazie alle nuove tecnologie, infatti, come il cloud computing, oggi si è aperta l’era del “mass market” anche per il segmento alto degli Hpc, high performance computer, un mercato che complessivamente vale 26,9 miliardi di dollari e che, secondo Intersect360 Research, e nel 2013 dovrebbe arrivare a quasi 40. In questa corsa tutti i big dell’hi-tech sono coinvolti. La classifica conta 500 prodotti. Frutto di partnership tra imprese e laboratori di diversi paesi, pubblici e privati. Al settimo posto figura il Fermi, sistema del Cineca italiano, che ha scalato la classifica grazie a un sistema basato sempre sul BlueGene di Ibm. Nel 2010 il Cineca era al 46mo posto, con il P575 Power 6 di Ibm. La sfida si è fatta più accesa dopo il passaggio ai petaflop, che rendono disponibili milioni di miliardi di operazioni al secondo. In campo è scesa anche l’Ue, con un piano di finanziamento per coordinare tutti i centri comunitari per rafforzare la competitività del vecchio continente. In questa competizione sfrenata si intrecciano alleanze che superano ogni confine. Il Tianhe, per esempio, è realizzato con componenti Nvidia, azienda cinese, ma anche con microprocessori di Intel, americana, gli stessi che si usavano per i pc di uso comune. Altri usano i chip Amd. Per un certo, periodo, infatti, era invalso l’uso di assemblare componenti comuni. Ma poi si è scoperto che in questo modo si producono supercomputer che consumano troppa energia. Così si è aperta l’altra corsa, la realizzazione di microprocessori di nuova generazione per i supercomputer. E nella classifica figura anche il consumo. Il sistema Sequoia, per esempio, ha una velocità di calcolo di un terzo maggiore del K computer della Fujitsu, classificato secondo, ma consuma un terzo in meno. Ora anche la Nudt cinese sta lavorando ai propri microprocessori, scalda i motori in attesa della prossima classifica, quella di novembre, considerata la più importante. La gara ricomincia. Paola Jadeluca