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 2012  giugno 25 Lunedì calendario

Pessina senza limiti ambizioni globali del Mister Pharmacy venuto da Napoli – Datemi una farmacia e curerò il mondo - o perlomeno lo sommergerò di medicinali

Pessina senza limiti ambizioni globali del Mister Pharmacy venuto da Napoli – Datemi una farmacia e curerò il mondo - o perlomeno lo sommergerò di medicinali. Parafrasando Archimede, potrebbe essere questa la massima di Stefano Pessina, l’imprenditore italiano che, farmacia dopo farmacia, è diventato il più grande venditore di medicinali d’Italia, poi d’Europa e ora, con il colpo messo a segno la settimana scorsa, della Terra. Partito da una piccola rete di farmacie a Napoli a metà anni ’70, poi fuse con un’altra piccola catena di farmacie a Genova, Pessina è diventato miliardario, uno dei dieci uomini più ricchi d’Italia e uno dei più ricchi del globo (con un patrimonio di 2 miliardi e mezzo di dollari, secondo la classifica annuale della rivista Forbes), come proprietario e presidente di Alliance Boots, gigante della distribuzione farmaceutica in Gran Bretagna e in una dozzina di altri paesi. Ma nei giorni scorsi ha fatto un passo ancora più grande, vendendo il 45% della sua azienda per 10 miliardi di dollari alla Walgreens, la numero uno americana del settore, una compagnia grande il doppio di Alliance Boots, con l’opzione di rilevare l’intera società entro tre anni. Mai c’era stato un impero di queste dimensioni in questo campo. ’Non l’ho fatto per i soldi’, dice lui, e almeno per il momento bisogna credergli, perché ha voluto essere pagato in azioni, impossessandosi così dell’8% della nuova, rinforzata Walgreens e ottenendo un posto nel suo consiglio d’amministrazione. Ha 71 anni, potrebbe ritirarsi a godere la vita nella Montecarlo che ha scelto come casa e patria adottiva, ma evidentemente non se la sente ancora di andare in pensione. Lavorare, del resto, è la sua unica passione. Nel garage della sua residenza nel Principato di Monaco tiene sette automobili, ma non le usa praticamente mai. Non ha hobby. Non ama leggere libri, né giornali, perché - spiega - non ne ha il tempo. Ha amici sparsi per il mondo, ma si accontenta di sentirli al telefono, li frequenta poco. E allora che fa? ’Lavoro’, dice. ’Il lavoro è il centro della mia vita’. Verrebbe da pensare che sia tutto. Viaggia in continuazione da una sede all’altra, da un paese all’altro della sua multinazionale dei farmaci. Pare che non dorma mai più di due notti nella stessa città. Si lamenta di essere sempre stanco. Ma gli va bene così. Anzi, si diverte solo così. ’Mi piace costruire’, afferma. E quanto ha costruito. Nato a Pescara, laureato in ingegneria, nel 1977 inizia la sua carriera creando Alleanza Farmaceutica, una catena di farmacie a Napoli e dintorni. Nel 1985 incontra Ornella Marra, poi diventata a lungo la compagna della sua vita, una farmacista che era partita acquistando la farmacia dove lavorava, a Chiavari, e aveva fondato la Di Pharma, una società di distribuzione di farmaci per l’area ligure. ’Era giovane, entusiasta, piena di voglia di fare’, ricorda Pessina, ’venne da me in cerca di un alleato e lo trovò. Mi pareva di specchiarmi nei suoi progetti’. Nel 1986 la Di Pharma entra in Alleanza Farmaceutica e la nuova azienda diventa gradualmente il leader italiano nella distribuzione di farmaci. Nel 1988 comincia l’espansione all’estero: Francia, Portogallo, Grecia, Marocco, Spagna, Svizzera, Olanda, Turchia, Norvegia, Egitto, Germania, Russia e poi entra anche sul mercato cinese. L’Alleanza italiana prende diversi nomi all’estero e diventa un ombrello globale, Alliance Unichem, che opera ormai in mezzo mondo. L’anno di una svolta ulteriore è il 2007, quando Alliance Unichem si compra il Boots Group, la più grande rete di farmacie del Regno Unito, un marchio onnipresente, visibile su ogni strada di ogni città della Gran Bretagna, simbolo rassicurante come erano un tempo le buchette rosse della Royal Mail, la Posta Reale. L’aggiunta del colosso britannico della salute e della cosmetica porta ancora più in alto le quotazioni di Pessina, facendone uno dei businessmen più conosciuti d’Europa. E’ a quel punto che si comincia a sentire parlare di un’acquisizione, la possibilità che qualche gruppo ancora più grosso o qualche grande investitore faccia al re delle farmacie italiano un’offerta che non si può rifiutare. Circolano indiscrezioni di negoziati, ma proprio il mese scorso, in una conferenza stampa, Pessina scredita la tesi di un take-over: ’Sono più interessato a una fusione concordata, che aumenti il potenziale della nostra azienda’. Nella City di Londra si commenta: tra un paio d’anni, la Boots potrebbe combinare un matrimonio con i cinesi o con gli americani. In realtà, mentre Pessina parlava, l’accordo con la Walgreens era già quasi fatto. Come un buon giocatore di poker, l’imprenditore teneva le carte coperte, bleffando, fingendo incertezza. E così, la settimana scorsa, l’annuncio ha preso molti di sorpresa, non perché fosse del tutto inaspettato ma per la rapidità e la segretezza con cui è arrivato a compimento. Quando Pessina rilevò la Boots, cinque anni or sono, con un controverso take-over da 12 miliardi di sterline, finanziato da 9 miliardi di sterline di debiti, non pochi accusarono lui e lo studio legale che aveva curato l’acquisizione di avventatezza: si erano portati via un’antica istituzione britannica, ma con una montagna di soldi presi a prestito. Non fu l’unica polemica: la decisione di spostare il quartier generale a Zurigo lo ha reso un bersaglio di proteste da parte di Uk Uncut, un gruppo che si batte contro le ’evasioni fiscali legalizzate’, ovvero i trucchi delle multinazionali per pagare meno tasse. Ma adesso la vendita alla Walgreens ha ricompensato gli investitori, permettendo loro di triplicare l’investimento originale. Inizialmente, la catena Usa ha comprato il 45% della Alliance boots per 4,3 miliardi di sterline, ma ha un’opzione per acquistare il rimanente 55% per altri 6 miliardi di sterline entro il 2015. Con oltre 8 mila farmacie e un fatturato pari a 46,5 miliardi di sterline nel 2011, la Walgreens domina il mercato dei medicinali negli Stati Uniti. Con 2500 farmacie e 25,5 miliardi di sterline di fatturato nel 2011, la Boots domina il mercato britannico. Insieme, non hanno concorrenti della stessa stazza nel mondo. Pessina nega che l’accordo segnerà la fine di uno dei brand più conosciuti di Gran Bretagna. ’Come potrei firmare un patto per uccidere la Boots? - replica - Ho cercato per anni di comprare la Boots e non concluderei mai un’intesa per farla scomparire. Ho fatto un accordo per renderla più visibile, più internazionale, per creare un sacco di nuovi mercati per la Boots e per la sua fabbrica di Nottingham. La Boots non si limiterà a sopravvivere, bensì crescerà’. Non ci sono previsioni di riduzione del personale, anzi è possibile che la fusione produca nuovi posti di lavoro, oltre che un risparmio di 600 milioni di sterline nei prossimi quattro anni come risultato di sinergie. E l’impianto di Nottingham sarà il laboratorio ricerca & sviluppo della nuova società. Boots ha le sue origini nel 1849, quando John Boot aprì un negozio che vendeva rimedi fatti con le erbe a Nottingham. L’azienda americana aprì più tardi, nel 1901, e la leggenda dice che il fondatore Charles Walgreen decise di fare il farmacista dopo essersi accidentalmente tagliato un dito lavorando in una fabbrica di scarpe. Dopo la fusione, la nuova società avrà 11 mila farmacie in dodici paesi e 37 centri distribuzione che forniranno medicinale a 170 mila farmacie. Ne ha fatta di strada, l’ingegnere italiano, da quando era proprietario di qualche farmacia a Napoli. ’Erano dieci anni che cercavo di fare un affare come questo - confida Stefano Pessina -L’industria farmaceutica aveva bisogno di un primattore globale e non puoi avere un ruolo simile senza gli Stati Uniti, che rappresentano il 40% del mercato mondiale. Ho trovato in Greg Wasson, il presidente della Walgreen, un manager con le mie stesse idee e la mia stessa visione. Adesso possiamo davvero aggiungere valore a questa compagnia. Un accordo così mi fa sentire più giovane’. No, non ha proprio alcuna intenzione di ritirarsi a Montecarlo. Enrico Franceschini