Antonio Polito, Corriere della Sera 24/6/2012, 24 giugno 2012
ANTONIO POLITO: “QUELLO CHE I PARTITI NON VOGLIONO VEDERE”
Qualcuno si è chiesto perché, da qualche giorno, Mario Monti ripete che «l’Italia ce la farà da sola»? Ci può essere un’unica spiegazione: che gli sia stato suggerito di chiedere l’«aiuto» di Fmi e Unione europea, cioè il programma di prestiti in stile greco, con l’arrivo della troika e la sospensione della sovranità nazionale sul bilancio. Quello che accade quando un Paese non riesce più a trovare credito sui mercati finanziari, o non ne può più sostenere gli interessi. Basterebbe questa semplice deduzione per comprendere la gravità della situazione in cui ci troviamo, e con noi i nostri risparmi e i nostri salari. Un po’ alla volta, ma progressivamente, i mercati si stanno chiudendo al nostro debito. La lentezza di questo processo, meno tumultuoso che in passato, non deve ingannare: vuol dire che non è un fenomeno speculativo, ma che è proprio il real money a voltarci le spalle. Da qui alla fine dell’anno scadranno più o meno cento miliardi di titoli. Anche ammesso che i possessori italiani li rinnovino tutti, qualcuno dovrebbe comprare dall’estero l’altra metà. Il guaio è che perfino per gli investitori italiani sta diventando pericoloso continuare ad acquistare: Perissinotto è stato mandato via da Generali per la cattiva performance del titolo in Borsa, provocata proprio dall’eccesso di Buoni del Tesoro in cassaforte. Nei prossimi tre anni sono mille i miliardi di debito italiano che andranno in scadenza: se non riconquistiamo la fiducia di chi dovrebbe comprarli, non c’è fondo salva-Stati che tenga (al momento ha una dotazione di soli 400 miliardi, e prima di noi c’è una Spagna con l’acqua alla gola). L’Europa politica può fare molto per dare sostegno all’euro, e speriamo tutti che lo faccia nel vertice di fine giugno. La Bce ha fatto e può ancora fare molto, prestando denaro facile alle banche visto che non lo può prestare agli Stati. Ogni aiuto è ben accetto, purché sia chiaro che non sarà gratis. Ma è importante capire che non ce la possiamo fare se non con le nostre forze: siamo troppo grandi per essere salvati. L’ultima volta che ci fu proposto un prestito del Fmi fu Berlusconi a rifiutare, ma dovette passare la mano. È bene non dimenticarlo: il Parlamento votò la fiducia al governo Monti esattamente per questo, per impedire il commissariamento internazionale dell’Italia, questa è la sua missione e la sua ragion d’essere. In sette mesi abbiamo evitato la tragedia greca, ma non l’abbiamo ancora scongiurata. Che senso ha allora proporsi di far cadere il governo adesso? Perché mai una crisi politica e una campagna elettorale dovrebbero spingere qualche fondo estero a ricomprare titoli italiani? Forse perché si sentirebbero rassicurati dal ritorno al governo di una destra che ipotizza di uscire dall’euro? O di una sinistra che promette meno rigore? In questi sette mesi ad Atene è stato fatto cadere un governo di unità nazionale solo per andare due volte alle urne e ritrovarsi con un governo di unità nazionale che dovrà fare le stesse cose. L’unico modo di tornare alla normalità dei governi politici è uscire presto dall’anormalità della situazione finanziaria. Nelle condizioni attuali, basta un’asta del Tesoro che va male e rischiamo di trovarci un funzionario del Fondo Monetario a governare l’Italia. Invece il mondo politico sembra un gioioso parco di divertimenti: c’è chi gioca a fare Peròn, chi gioca a fare le primarie e chi gioca a fare il Watergate. Tutti si lamentano col governo accusandolo di aver imposto troppi sacrifici ottenendo poco, e a nessuno viene il dubbio che invece si sia fatto troppo poco (speriamo non troppo tardi). La lettera della Bce di undici mesi fa, tanto per dirne una, chiedeva tagli di spesa nel pubblico impiego, «se necessario riducendo gli stipendi». Il governo tecnico non l’ha fatto. Lo farebbe un governo politico? La stessa lettera suggeriva l’abolizione delle Province. Quelli che vogliono far cadere Monti si propongono di accelerarla? La vendita del patrimonio immobiliare pubblico è stata appena avviata. Chi chiede le elezioni si impegna a vendere anche Enel, Eni e Finmeccanica? O magari la Rai? Quando George Bush varò il piano per salvare le banche dopo il crac della Lehman Brothers, Obama e McCain sospesero la campagna elettorale e corsero a Washington per sostenere l’amministrazione in carica. Forse bisognerebbe che Monti inviti una sera i leader politici italiani nella war room del Tesoro e mostri a loro e agli italiani, possibilmente in diretta tv, come stanno veramente le cose. Poi, chi vuole, gli voti la sfiducia.