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 2012  giugno 24 Domenica calendario

Chi siano i maestri tra noi e loro non è facilissimo da dire. Non c’è dubbio che furono universitari inglesi a decidere che il rugby andava rivisto, bisognava abolire il gioco di mano e il nuovo sport andava chiamato football

Chi siano i maestri tra noi e loro non è facilissimo da dire. Non c’è dubbio che furono universitari inglesi a decidere che il rugby andava rivisto, bisognava abolire il gioco di mano e il nuovo sport andava chiamato football. È sicuro anche che all’inizio del Novecento alcune squadre inglesi vennero da noi in tournée lasciando emozioni indescrivibili. Un giornale scrisse, ho visto gli dei. Avevano divise di sartoria, scarpe da gioco uguali per tutti. Non toccavano la palla solo di punta o di collo, ma anche di interno ed esterno, facevano finte, mentre per noi il calcio era ancora un torneo medioevale dove un attaccante partiva e andava a sbattere contro l’avversario corrispondente. Tutto quello che non sono stati gli inglesi, nel calcio europeo sono stati gli italiani. Fino dagli anni Venti loro inventarono il Sistema, schema modernissimo, oggi si chiamerebbe 3-2-2-3, mentre noi usavamo il Metodo con due terzini centrali dietro tutti, non un libero dunque, ma quasi due. Gli inglesi hanno inventato il gioco del gol, gli italiani il gioco del prendere meno gol possibile. Se si rovescia la clessidra, il tempo che resta è lo stesso. Per mezzo secolo gli inglesi si sono rifiutati di giocare a calcio con il resto d’Europa. Quando sono tornati, tutto era cambiato e loro non erano più i migliori. Non lo sarebbero più stati. In sintesi, gli inglesi non hanno accettato di dover cambiare il calcio in base alle idee degli altri. Sono rimasti a un calcio semplice, spettacolare perché fisico come un incontro di boxe, ma senza idee a priori, solo il talento di chi gioca. Noi, denutriti e poco industrializzati, fondamentalmente poveri e «traditori» (cos’è il contropiede, l’intero calcio all’italiana, se non un frutto spontaneo dell’8 settembre?), abbiamo continuato a studiare, sperimentare, inventare, fino a far nascere il dubbio che il calcio fosse come i colori, praticamente infinito. Questo ha sorpreso molto gli inglesi e li ha lentamente sedotti. Molto più ricchi di noi perché il loro marketing si rivolge a un impero (in Indonesia ci sono 50 milioni di supporters dello United; in Cina la partita del campionato inglese è data in prime time) hanno fatto molta fatica per chiamare i nostri tecnici a raccomodare il loro gioco muscolare e entusiasta, quindi fondamentalmente «sciocco». In breve, gli inglesi sono il movimento più grande, noi siamo gli artigiani migliori. Insieme siamo imbattibili. Mancini ha vinto, Di Matteo ha vinto, Ancelotti ha vinto, Vialli ha vinto, Ranieri è andato benissimo. Zola anche, Hodgson è stato scelto perché pensa il calcio in italiano, lo scopriremo stasera quando metterà dieci giocatori dietro la linea della palla. Il calcio moderno è un’intrusione tra le nostre idee e le loro. La grande speranza è che non abbiano capito il trucco fino in fondo. La nostra improvvisazione, quell’aria tiepida che si alza in Europa solo dal Mediterraneo e fa sembrare semplice la vita anche in serate come questa.