Stefania Berbenni, Panorama 27/6/2012, 27 giugno 2012
Donne che odiano le Donne– E pensare che solo poche settimane fa il New York Times aveva tatto l’altarino alla «sorellanza», definendolo uno dei sentimenti che potrebbero salvare il mondo dello spread impazzito, dei disvalori, dell’apatia politica
Donne che odiano le Donne– E pensare che solo poche settimane fa il New York Times aveva tatto l’altarino alla «sorellanza», definendolo uno dei sentimenti che potrebbero salvare il mondo dello spread impazzito, dei disvalori, dell’apatia politica. Un’altra «primavera araba», ma dell’anima. Femminile. Applausi. E invece la cronaca, inclemente, ha ricordato che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, e nella pignatta del femminismo mancato ci sono finite la nuova première dame Valérle Trierweiler e la ex moglie di Francois Hollande, Ségolène Royal, a litigare come due vicine dì casa gelose l’una dell’altra. Altro che sorellanza. Un Eva contro Eva al foie gras per un Adamo poco Adone, non esattamente un principe azzurro se non fosse per il cavallo bianco, ovvero la presidenza di Francia. La soap francese è cominciata quando Valérle manda un tweet all’avversario politico di Ségolène, Olivier Faraoni, un «buona fortuna» accompagnato da parole di elogio che suonavano come una inequivocabile dichiarazione di voto. Si sente ferita Ségolène, è imbufalito «Adamo» Hollande. Tv e giornali festeggiano, non è da tutti i giorni avere una Dallas versione Eliseo; c’è chi titola «la première gaffe» (con foto dì Valérle), c’è chi azzarda ipotesi: la nuova arrivata non ha gradito la telefonata augurale dì luì alla ex moglie (e madie dei sud quattro figli) o, peggio, Olivier Faraoni era un «amico della nuova famiglia» per avere tenuto bordone alla tresca fra Hollande e Valérie quando lui era ancora sposalo a Ségolène; insomma, glielo doveva l’incoraggiamento a 140 caratteri» Tutti però concordano su un punto: le due non si sono mai piaciute, prima ancora di diventare contigue nei letto di Hollande. Due caratteri forti, con storie e classi sociali diverse, entrambe innamorate dei riflettori (Valérie è giornalista, Ségolène politica), ambiziose sul lavoro e madri di numerosa prole (anche Valérie ha figli: tre). Dieci anni di differenza all’anagrafe, a vantaggio della new entry, affetta forse da sindrome Rebecca, la prima moglie, dove l’ossessione per la predecessora sfocia in traggedia. E allora? Nel’68 il femminismo fece della sorellanza un vessillo, teorizzando che avrebbero potuto coesistere individualità diverse per un obiettivo comune: presidiare la dignità femminile, non svendersi, non farsi umiliare, rivendicare uguali diritti degli uomini, Applausi. Se non ora quando (Snoq), il movimento nato lo scorso anno, ha ripreso il concetto dilatandolo fino alla dismisura. Ma ora sta dando il cattivo esempio: sì dice infatti che si sia consumata una guerra di vertice fra chi si è schierato a favore di Lorella Zanardo per una sua eventuale poltrona nel cda Rai chi invece non la considerava rappresentativa del movimento. Alla faccia della rinverdita complicità femminile. Sempre sul crinale dell’antipatia di pancia, con relativa guerra di posizione che va ben ai di là delle rispettive poltrone, c’è il testa a testa quasi quotidiano fra Elsa Fornero e Susanna Camusso, quest’ultima più idonea rivedere il proprio integralismo sindacale e se al tavolo c’e Mario Monti (non solo perché è «il capo»: una non sopporta il tono da maestrina dell’altra, che ricambia irritata per l’eccesso ideologico. La rivalità fra due dalemiane di ferro, Liviaa Turco e Anna Finocchìaro, è cosa nota. I reciproci pregiudìzi e l’esibita disistima fra Mara Carfagna e Luisella Costamagna sono lì da vedersi, su Youtube, dove la loro lite tv a Robinson (10 marzo) viaggia a migliaia dì utenti. Geppi Cuccìarì e Vctoria Cabello, dopo aver lavorato per stagioni insieme, hanno rotto. E ora non si parlano più. I maliziosi dicono che sì evitino scientìficamente e che ci sia una guerra sotterranea. Le liti a mezzo stampa fra Federìca Pellegrini e Laure Manaudou hanno ringalluzzito l’estate pettegola del 2008; anche qui C’era il triangolo con Luca Marin conteso fra le due. Ma per pietà non riduciamo la mancata sorellanza a questioni dì cuore o di libera gioiosa concorenza erotica. Non hanno insegnato niente le amiche di Sex and the City o le più sboccate ragazzine di Girls o, andando indietro nel tempo, Jane Austen, Elìsabeth von Armim and C.? Perché le donne faticarlo a fare lobby, patronage, cooptazione, ad aiutarsì insomma? Non conoscono a fondo i meccanismi del potere, è la tesi dì alcuni. Mancano di autostima, sottolineano altri. «Siamo da secoli educate a essere docili, gentili, in secondo piano» lamentano loro «e siamo troppo poche nelle stanze dei bottoni». Non sanno fare squadra come i maschi, dicono questi ultimi fregandosi le mani mentre noi giocavamo a calcetto, a loro toccavano le bambole, spesso in solitudine. Morale: la sbandierata sorellanza va spesso a finire sotto i tacchi alti messi soprattutto per piacere agli uomini. Uno slogan vuoto per riempire le piazze? Cenerentola è odiata dalle sorellastre perché coetanea, in odor di marito. Vanda Perini, psicoioga a orientamento psicoanalitico, parte dalle favole per inchiodare alla realtà le donne di oggi (il suo campo di impegno e analisi): «La femmina sembra essere avviluppata dal bisogno di essere l’unica, 1a vìncitrice, la più brava e la più bella. Questo le viene chiesto fin da pìccola». Fra Ségolène e Valerie scorre il sangue perché c’è dì mezzo il primato sull’uomo. Fra due donne scatta l’em patìa quando non c’è competizione e ci sono valori condivisi: se vìnci tu, vinco anch’io. In tè mi riconosco. Non ho bisogno di autocertificarmi, dì dare la rappresentazione di me vincente come è successo a Valérle". A generare l’aggressivìtà è la paura dell’ombra dell’altro (tìtolo di un libro della psicoanalista statunitense Jessica Benjamin). Secondo un’indagine del Workplace Ballyìng Instìtute il 70 per cento delle donne mobbizzate aveva capi donna» I dati risalgono a un paio d’annì fa ma il mobbing rosa sì sta diffondendo anche in Italia insieme alle carriere femminili. Perché in perfìdia (come in generosilà) le donne non hanno rivali. Più complesse o complicate che dir sì voglia, hanno sfumatuie e strumenti sottili, si girano i col leghi maschi come bastoncini Fìndus nella pentola per convìncerli dell’inadeguatezza della rivale. E certe volte proprio con la rivalila fanno business. L’ultìmo caso, la tragicommedìa Belén- Emma andata in onda ad Amici. L’argentina curvilìnea ruba in diretta tv il fidanzato alla cantante pop. Lei piange e canta Beffa senz’anima avendo bisogno dì precisare a chi si stesse riferendo. Seguono copertine di rotocalchi con lacrime e sangue da arena mediatìca, In mezzo C’è il ballerino Stefano De Martino. Mancano i grani in taccia e qualche zuffa tirandosi i capelli per ricadere nel cliché perfetto da film americano anni Cìnquanta delle nemiche di cuore. Entrambe sono passate dalle lenzuola del muscoloso ventìduenne ma d’amore pare ne sia corso poco: casomai pubblicità garantita, servizi in esclusiva da vendere, verginità (si perdoni il gioco di parole) da rifarsi» Niente sorel’ lanza stavolta. E pochi applausi» Anzi, pure qualche fischio all’ìndìrizzo dì Belén, forse usciti dalla bocca innocente di chi crede che anche dietro le quinte dello star System la Sorellanza ci sìa.