Aldo Grasso, Sette 22/6/2012, 22 giugno 2012
IL CAPO DELLE FERROVIE? PUÒ FARLO CHIUNQUE
Premesso che amo i treni (potrei citare film e libri che parlano di treni fantastici), premesso che amo ancora di più il lavoro a chilometro zero, premesso infine che bisognerebbe darsi da fare per limitare la piaga del pendolarismo (le cui prime vittime, ovviamente, sono i pendolari stessi), premesso tutto questo dico che fare l’amministratore delegato delle Ferrovie italiane come lo fa Mauro Moretti sarei capace di farlo anch’io.
L’ultima è questa. Nel corso di un convegno alla Bocconi, il numero uno delle Ferrovie ha sostenuto che fra non molto i pendolari resteranno appiedati: «Nel 2013, se non ci saranno soldi a bilancio, non faremo il servizio regionale. Non so che cosa farà l’authority, l’unica cosa che potremo fare noi sarà interrompere il servizio. Magari verremo denunciati per interruzione di servizio, ma poi vedremo come andrà a finire». A sostegno della sua tesi Moretti ha quindi elencato le solite cifre sul divario, in fatto di ricavi, tra l’Italia e il resto d’Europa, e tra ferrovie e trasporto su gomma.
Per carità, tutte cifre giuste, ma guidare un’azienda tenendo solo la parte sana (il Frecciarossa), e tagliando i rami secchi oppure mettendoli tutti a carico della comunità, è giochino fin troppo facile. E infatti la secca replica del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera non ha tardato: «Ci stiamo occupando più che abbastanza del trasporto pubblico locale».
E Pantalone paga. Le Ferrovie italiane hanno vissuto per troppi anni in regime di monopolio, scaricando sempre sui contribuenti politiche dissennate, investimenti sbagliati, scelte discutibili. Tanto pagava Pantalone. Per questo sono senza senso le recriminazioni del segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero secondo cui le parole di Moretti «sono scandalose. Il governo e le Ferrovie dello Stato spendono e spandono per Tav, Freccerosse e così via e non mettono i soldi per i pendolari?». Così continua a pagare Pantalone.
Se verranno soppressi i treni per i pendolari la colpa non sarà certo dei Frecciarossa (per la prima volta in Italia abbiamo treni degni del nome), ma della mancata liberalizzazione. Questo è il vero problema. Ne sa qualcosa Arenaways, la prima compagnia ferroviaria che ha cercato di rompere il monopolio delle FS con un servizio rivolto ai pendolari sulla tratta Torino-Milano, senza fermate intermedie. Ne sanno qualcosa i nuovi treni della Ntv, la compagnia ferroviaria di Montezemolo e Della Valle che continua a trovare ostacoli al proprio insediamento (l’ultima è la cancellata della Stazione Ostiense che impedisce l’accesso diretto da Casa Italo al binario).
A dirigere così – i guadagni a me, i debiti alla collettività – sono capaci tutti.