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 2012  giugno 22 Venerdì calendario

NELLA CELLA CON IL WC A VISTA “ATTENDO I PM E PENSO AGLI ESAMI DI MIA FIGLIA”


ROMA — A don Sandro, il cappellano di Rebibbia, ha confessato di «avere una gran fede nel signore». A Rita Bernardini, deputata radicale, ha confidato che «la televisione sempre accesa è la sua ancora di salvezza». Luigi Lusi, t-shirt bianca, bermuda azzurri, è entrato nella cella di Rebibbia, reparto nuovi giunti, a mezzanotte di mercoledì. Si trova in isolamento in «una cella che fa impressione — dice Bernardini — per quanto è buia: grata alla finestra, soffitto altissimo, è del tutto illegale anche perché non rispetta la privacy con il wc a vista». «Non è stata una notte facile — ha raccontato l’ex tesoriere della Margherita al Garante del detenuto, Angiolo Marroni, che gli ha fatto visita in mattinata — avrò dormito due ore». È sorpreso dalla cortesia degli agenti: «Qui mi trattano tutti con estrema gentilezza». Passa il tempo informandosi alla tv, studiando le migliaia di carte processuali stipate a stento negli armadietti pensili. E leggendo un libro che gli hanno regalato i figli a Natale. Con Marroni parla della famiglia, si commuove quando pensa alla primogenita «che non può vedere in questi giorni in cui dà la maturità».
Aspetta con ansia l’interrogatorio di domani. «Dopo — dice — qualunque cosa il magistrato dovesse decidere, sarà tutto più facile». Un guizzo beffardo gli solca il viso quando, parlando col Garante, il suo pensiero va
agli ex amici della ex Margherita che in Senato l’hanno “tradito”, votando per farlo rinchiudere in quella cella: «Questa vicenda —
avverte — non è finita qui. Durerà molti anni». Poi, commenta amaro: «Palazzo Madama ha deciso la mia detenzione con meno della metà degli aventi diritto».
Marroni lo consola: «Coraggio, verranno a trovarla molti politici ». Lui ribatte: «Non certo quelli del centrosinistra». Congedato Marroni, alle 18, nella sua cella, si presenta la delegazione radicale: con Bernardini, l’ex senatore Gianfranco Spadaccia e Irene Testa, segretaria di “Detenuto ignoto”. Non c’è posto per farli accomodare, li riceve in piedi. Nella sezione nuovi giunti, quando passano i radicali, alcuni detenuti li riconoscono. Uno li apostrofa: «Mi chiamo Eneide, ma la mia vita è un’Odissea». Anche per Lusi è iniziata, ieri, l’odissea carceraria. «Non mi hanno consegnato il regolamento
interno — spiega alla Bernardini — ma mi hanno resto edotto con un lungo colloquio di come funziona la vita “dentro”». Si rammarica che anche Emma Bonino («La vicepresidente», la chiama), al Senato, abbia «votato per il suo arresto». E si dice certo che, «col voto segreto, le cose sarebbero andate diversamente perché i senatori, protetti dall’anonimato, sono più liberi di non seguire le indicazioni dei Gruppi». Ricorda, poi, quando le parti erano invertite ed era lui ad andare a fare visita ai detenuti, come ad esempio Ottaviano Del Turco: «Si lamentava che in carcere mancavano i libri, e così mi consegnò
5 pagine fitte con l’elenco dei testi che voleva leggere, gliene portai un centinaio». Con i radicali non ha potuto non parlare
della situazione carceraria in generale. «Lusi, essendo avvocato — ha sottolineato Bernardini — sa bene di essere uno dei 28mila detenuti in attesa di giudizio. E
che la Giustizia italiana è paralizzata da milioni di procedimenti civili e penali pendenti, fra i quali il suo. A quel punto lo abbiamo informato che noi radicali siamo riusciti a far calendarizzare alla Camera le proposte sulla riforma della custodia cautelare due delle quali sono nostre. “Speriamo che la approvino presto”, è stato il suo commento». Poi, il detenuto- Lusi ha condiviso la politica di Pannella che, unica voce in Parlamento, «invoca l’amnistia e l’indulto come rimedio per i mali di una giustizia che necessita sempre più di una riforma urgente».