Massimo Gramellini, La Stampa 22/06/2012, 22 giugno 2012
CORSIVI
Dalle vivide cronache del sito Studenti.it si apprende che la prova di greco scritto ha seminato il panico fra i maturandi. Aristotele non usciva dal 1978. Ha passato gli Anni 80 tappato in casa e anche il ventennio successivo non deve essergli garbato un granché, se per riaffacciarsi all’esame di maturità ha preferito attendere il governo tecnico.
Pur di rendere indimenticabile la sua rentrée, il filosofo ha scelto un brano intitolato «Non il caso ma la finalità regna nelle opere della natura». Pensiero condivisibile, benché di difficile digestione per le vittime di un cataclisma. Durante la lunga clausura Aristotele ha maturato una perfidia da vero tecnico: il testo, infatti, è scritto non per essere letto, ma per essere detto. Sono appunti di una lezione di filosofia, particolarmente improbi per dei ragazzi abituati a tradurre brani di narrativa. Ma l’Aristotecnico ha sottovalutato la reattività italica. Stando a Studenti.it, molti professori che presidiavano le aule d’esame hanno affiancato eroicamente i maturandi nell’opera di traduzione. Da un sondaggio rudimentale risulterebbe che il 34% dei ragazzi abbia copiato tutto, il 14 abbastanza e il 20 soltanto un po’. Il rimanente 32 è vivamente pregato di lasciare il Paese per manifesta incompatibilità ambientale. Perché non solo nelle opere della natura, caro Aristo, ma anche in quelle di molti italiani a regnare non è il caso ma una finalità ben precisa: porsi obiettivi che siano al di sopra delle loro possibilità per poi eluderli con un espediente, meglio se un sotterfugio.