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 2012  giugno 22 Venerdì calendario

NOMINATEMI IN RAI E VIA LA QUERELA


Gherardo Colombo per avere quella poltroncina da consigliere di amministrazione della Rai è disposto a rinunciare a una delle cose che aveva più care: una causa. Non una cosetta: ma una richiesta di risarcimento danni da 500 mila euro che Colombo ha avanzato nel 2005 insieme alla sua ex collega Ilda Boccassini. La gran rinuncia è messa nera su bianco dal candidato di Pier Luigi Bersani alla Rai in calce alle cinque pagine del suo curriculum vitae inviato alla commissione parlamentare di vigilanza sulla tv di Stato. «Ai fini della più completa informazione comunico », scrive l’ex magistrato del pool Mani Pulite, «che pende da anni una causa civile fra il sottoscritto ed altro magistrato nei confronti di Rai, Mimun e Martinelli. La domanda attiene al contenuto del Tg1 del 24.2.2005 ritenuto dal sottoscritto diffamatorio nei suoi confronti. La causa pende in appello a seguito di impugnazione del sottoscritto ed altro magistrato. Ove si ritenesse che la pendenza della causa in capo al sottoscritto generasse incompatibilità con la carica di consigliere di amministrazione, il sottoscritto dichiara fin d’ora che rinuncerebbe alla causa prima di assumere il ruolo di consigliere di amministrazione ». Per spingere un ex magistrato tutto d’un pezzo come Colombo alla gran rinuncia, quella poltrona in Rai deve avere un fascino magnetico straordinario. Certo, Colombo lascia al giudizio altrui una possibile via di uscita: quella della compatibilità fra causa contro la Rai e poltrona da consigliere Rai, ma è evidente che il conflitto di interessi sarebbe troppo alto da poterla percorrere. Così va a finire che Bersani con quella scelta fa un discreto favore anche a Clemente J. Mimun, che ora è direttore del Tg5 nell’azienda concorrente della Rai. E può stappare spumante anche Maurizio Martinelli, oggi uno dei volti più noti del Tg2. A dire il vero la rinuncia è relativa: la causa è stata perseguita per ben sette anni dal tenace Colombo, ma al primo giro di boa sia Colombo che Boccassini erano andati incontro ad una non comune disfatta. Il servizio giornalistico incriminato riguardava il riassunto delle arringhe finali della difesa di Cesare Previti nel processo Imi-Sir, che secondo i due magistrati erano state riportate «acriticamente» nel telegiornale. I giudici civili di primo grado invece sono stati di opposto avviso, considerando infondata la causa promossa da Colombo e Boccassini. Respinta la richiesta di risarcimento e condannati i due magistrati allora entrambi in servizio addirittura a pagare di tasca propria 30 mila euro di spese processuali. I Pm non si sono dati per vinti, appellando la sentenza per un secondo giro che comunque non sarebbe stato una passeggiata. Ora la Boccassini perde il suo alleato nel duello con il Tg1, la Rai e i due giornalisti. E Colombo si invola libero dalle ultime catene giudiziarie al settimo piano di viale Mazzini.