Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  giugno 22 Venerdì calendario

Cossiga un matto, Re Giorgio un santo martire - Il presidente della Repubblica si sente sotto attacco, ed effet­tivam­ente lo stanno attaccan­do in maniera secondo me ideolo­gica e cervellotica, fanatica e fon­damentalista, per la questione del­la cosiddetta trattativa Stato-ma­fia

Cossiga un matto, Re Giorgio un santo martire - Il presidente della Repubblica si sente sotto attacco, ed effet­tivam­ente lo stanno attaccan­do in maniera secondo me ideolo­gica e cervellotica, fanatica e fon­damentalista, per la questione del­la cosiddetta trattativa Stato-ma­fia. Dico «cosiddetta» perché non ci credo. Se qualcuno avesse fatto in modo di evitare bagni di sangue e mattanze di innocenti penso che andrebbe lodato. Inoltre cre­do di sapere (e non sono il solo) che le stragi di Capaci e via D’Ame­lio­non fossero affatto stragi di ma­fia, anche se dalla mafia veniva la manovalanza. E dun­que no­n credo che lo stragismo ma­fioso possa essere stato bloccato da alcuna trattativa con lo Stato, per­ché aveva un’origine su cui clamo­rosamente nessuno ha indagato. Ma quella è un’altra storia e dun­que punto e a capo. Oggi ci troviamo con il presiden­te G­iorgio Napolitano messo in sof­ferenza da insinuazioni, pettego­lezzi, bugie e, insomma, il solito ciarpame che in questi casi viene gi­rato nel minestrone italiano. Perso­nalmente ritengo Napolitano una persona perbene, anche se quan­do era giovane nel 1956 non alzò un dito per fermare Togliatti che batte­vaipugniaffinchéirussiinvadesse­ro l’Ungheria. Acqua che non pas­sa mai, ma diciamo che quella è sto­ria. In fondo anche la presidenza di Francesco Cossiga è storia e la ricor­do benissimo perché un’intervista dopo l’altra divenni amico di Cossi­ga e a­ssistetti esterrefatto al suo lin­ciaggio pubblico e privato. La do­manda retorica allora potrebbe es­sere: quale fu la posizione del diri­gen­te comunista e migliorista Gior­gio Napolitano di fronte all’attacco selvaggio che Cossiga subì proprio da parte del suo partito? Era anche lui del parere che Cossiga fosse in­decente, impresentabile, pazzo fu­rioso e­persino un attentatore anzi­ché un custode della Costituzione? Una volta si chiedeva: dove eri tu il giorno in cui John Kennedy fu am­mazzato a Dallas? E tutti quelli del­la mia generazione ricordano per­fettamente dove erano e che cosa facevano. Al presidente Napolita­no chiederei: dove era lei, signor Presidente, quando un altro capo dello Stato, non meno galantuomo di lei, venne investito da ogni sorta di accusa, diceria, pettegolezzo? Stava con i suoi aggressori, preva­lentemente del suo partito di allo­ra, o stava con l’uomo delle istitu­zioni ingiustamente aggredito? Non è una domanda retorica. Magari il presidente Napolitano può rispondermi: ma come? Non lo sa? Io feci fuoco e fiamme contro Achille Occhetto e anche contro Eu­genio Sc­alfari che lanciava l’idea co­stituzionalmente stravagante di far prelevare da un’ambulanza il presidente della Repubblica sulla base di un certificato medico che lo dichiarava matto da legare. Potreb­be dirl­o e io potrei prendermela sol­tanto con la mia memoria imperfet­ta, perché onestamente non ricor­do una posizione personale distin­ta dell’allora onorevole Napolita­no e del Pds. A questo punto uno potrebbe di­re ben ti sta, ecco: vedi che succe­de, oggi a lui domani a te, ma sareb­be puerile. Il fatto è che anche con i presidenti della Repubblica l’Italia si mostra come un Paese dalla de­mocrazia misteriosa e dalle idee confuse. Questo dipende anche dal fatto che la funzione, il ruolo, i limiti, le prerogative del presiden­te sono del tutto elastiche. Chi ha fatto il presidente notaio come Gio­vanni Leone, chi il presidente Pic­conatore come Cossiga, chi il presi­dente Io Non Ci Sto come Scalfaro, chi il presidente della bandiera co­me Ciampi e con Napolitano sia­mo arrivati in pieno alla Repubbli­ca presidenziale: il vero governo è al Quirinale, mentre al Matignon, direbbero in Francia, cioè a Palaz­zo Chigi, sta un primo ministro del presidente che a lui riferisce, con lui concorda, da lui si fa legittima­re. Tutto bene, per carità: la demo­crazia - come riconosce lo stesso