Leonardo Piccini, Libero 21/6/2012, 21 giugno 2012
SKIPPER DELLA COCAINA
Gli skipper della cocaina sono per lo più dei 40enni con la passione per l’avventura. Li definiresti degli yuppies solo un po’ annoiati dalla vita d’ufficio e dalla routine; dei duri che a bordo di velieri e piccole motonavi importano dal Sudamerica tonnellate di cocaina purissima. I due che incontriamo, dicono di aver iniziato come prodieri a bordo del Blaus VII, un’imbarcazione che prima di essere sequestrata, veniva caricata con due o tre tonnellate di cocaina a viaggio; un veliero così grande da essere oggi adibito a nave scuola per i cadetti della marina militare portoghese. Poi, l’incontro decisivo con il francese Stèphane Colas, un loro coetaneo originario di Plerin, e la decisone di mettersi in proprio. Colas è uno che ha iniziato stipando la sua imbarcazione con 400 kg di cocaina e che poi si è goduto i viaggi gentilmente offerti dai cartelli della coca, dal Venezuela a Madeira, alle Canarie, fino a quando non è stato beccato dalla polizia spagnola. «Il Venezuela - mi spiegano i due - è oggi il principale Paese utilizzato per l’invio di grossi quantitativi di cocaina in tutto il mondo». Le organizzazioni ricorrono all’utilizzo di imprese commerciali e industriali ufficialmente dedite all’import-export, come attività di copertura, «tanto lì non hai controlli efficaci, e poi sei a un tiro di scoppio dai Caraibi con le sue isole così vicine al più grande mercato globale della cocaina», un crocevia ideale non solo per i carichi provenienti da Brasile, Perù, Colombia e Venezuela, «ma quadrante ideale per il riciclaggio di danaro, garantito da un’efficace sistema bancario». I due, da anni «nel giro», ne hanno viste di tutti i colori: oggi si sono ritirati, ma dicono, fino a poco tempo fa «abbiamo fatto parte di un gruppo ben strutturato, con tanto di yacht, barche a vela, catamarani e perfino motonavi; un gruppo al soldo della ’ndrangheta». Il personale è esperto e fidato, «gente che prima di ogni viaggio riceve le coordinate precise sul luogo del trasbordo: naturalmente sempre in alto mare, navi cargo e perfino da super petroliere con il trasponder spento anche per settimane, per non essere localizzati dalla Dea». Una volta scaricata sulle coste spagnole, la coca viene smistata alle varie organizzazioni e spedita a destinazione con ogni tipo di mezzo; dai tir controllati dalla camorra e dalla ’ndrangheta, a insospettabili corrieri che fanno scalo non solo in Italia, ma anche in Francia e Olanda a bordo delle loro auto. Un fiume senza sosta, come afferma un investigatore della direzione centrale per i Servizi Antidroga: «I cartelli della droga stanno adottando una strategia sempre più aggressiva ed espansionistica, con schemi di distribuzione in continua evoluzione. Fermarli è praticamente impossibile». Si pensi solo a un dato: il ricavato della vendita al dettaglio delle droghe (per lo più cocaina) è attualmente stimato a oltre 800.000 milioni di dollari l’anno: un importo perfino superiore al bilancio nazionale di molti Paesi. Gli skipper della cocaina sono solo l’ultima trovata dei cartelli della droga, tanto più efficace se si considera che l’80% della cocaina viene oggi trasportata via mare: «Ci sono degli skipper, che come noi, seguono la rotta atlantica, con yacht e catamarani e che si riforniscono al largo delle coste colombiane o brasiliane su delle vere e proprie piattaforme montate e smontate nel giro di poche ore; quelli che fanno rotta verso il sud Pacifico e che portano i carichi a destinazione in Australia, dopo aver caricato in Perù, e quelli che seguono la rotta latino-americana, fino agli Stati Uniti, al Canada e all’ Europa». Esistono skipper e corrieri della droga, pagati dalle loro organizzazioni per scoprire nuovi approdi sicuri. Come le nuove rotte per l’Africa, dove esistono da alcuni anni veri e propri depositi attrezzati di tutto punto. «Una sorta di base di stoccaggio ideale, perché i controlli sono pochi, e la corruzione è diffusa». Così Capo Verde si è oggi trasformata in una vera e propria sede di comando e controllo operativo scelto da alcuni dei più importanti narcotrafficanti. Nella top list africana figurano pure Ghana, Nigeria e Costa d’Avorio. Grazie agli skipper della coca, «la droga imbarcata dai porti di Brasile, Suriname e Venezuela, giunge al largo delle Isole Canarie, di capo Verde e delle Azzorre per essere trasbordata su battelli da pesca provenienti dal Senegal, Togo e Ghana». Da qui, i narcotrafficanti provvedono al trasporto diretto in Spagna e Portogallo, decidendo di volta in volta se inviare parte del carico in Paesi come Togo, Ghana e Guinea Bissau per parcellizzare le partite di droga, aumentarne il prezzo al dettaglio, riducendo al massimo il rischio di sequestro. Un sistema di diversificazione delle rotte battute dagli skipper e dagli equipaggi di navi mercantili che è oggi facilitata da nuove rotte di transito in diverse regioni dell’Africa centrale e del sud-est asiatico. Fermarli, è come cercare un ago in un pagliaio.