Marcello Veneziani , il Giornale 22/6/2012, 22 giugno 2012
L’euro è un mezzo, non un fine - Ma tu sei favorevole o contrario all’euro? Mi chiede un lettore
L’euro è un mezzo, non un fine - Ma tu sei favorevole o contrario all’euro? Mi chiede un lettore. Odio le semplificazioni con l’accetta e non voglio morire per l’euro, ma nemmeno per abbatterlo. Vi parlerò non da economista ma col senso comune aiutato dalla filosofia. Le monete sono un mezzo, non un fine. Non potete identificare un fine - l’Europa, i popoli, la tutela delle sovranità – con un mezzo. L’euro, si sa, nacque male. Dal punto di vista simbolico e ideale, ma non solo, il suo peccato originale fu di non avere come fonte e paradigma l’oro, la riserva aurea. Se fosse nato aureo oggi forse sarebbe meglio. Invece lo si agganciò alla moneta più forte d’Europa, il marco, che ebbe un rapporto alla pari con l’euro, e questo rese i tedeschi più potenti di prima. Noi invece accettammo il rapporto di uno a due ( circa duemila lire per un euro) e fu un guaio. Ma se il giogo vale la candela... Invece l’euro ha acuito le lacerazioni europee, ha drammatizzato i debiti nazionali, ha fatto collassare le economie, ci ha reso più schiavi di banche, finanze e agenzie di rating. Insomma, non ci ha reso più europei ma più disperati. Dunque, lo aboliamo? Sarebbe una scorciatoia assai popolare, ma non mi giocherei un processo europeo per un vantaggio elettorale. Anche il voto è un mezzo, non un fine. È più importante l’Europa, e l’Italia, che un partito e un leader.Allora dico:provate a salvare nell’euro l’Europa, a partire dai popoli. Ma non sacrificate i popoli alla moneta. Perché lo scopo non è salvare la moneta, ma salvare i popoli. I mezzi non distruggano i fini.