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 2012  giugno 21 Giovedì calendario

L’ANTI-CAV CELENTANO SI VENDE A MEDIASET


Adriano, pietà, ci arrendiamo. Stavolta l’acrobazia da Molleggiato è troppo ardita e assurda anche per chi, come noi, si è sorbito i monologhi sanremesi, che pure erano roba da ricovero coatto. La lettera di Celentano uscita ieri su Repubblica segna una nuova frontiera dell’arroganza e della faccia tosta. Un livello inimmaginabile anche per uno che si crede Gesù Cristo e si permette di chiedere in diretta tivù la serrata di due giornali. Ma vediamo di spiegare il triplo salto mortale (e morale) del cantante. Egli, fino a pochi mesi fa - l’ultima volta sul palco di Sanremo - berciava contro Berlusconi, accusandolo fra l’altro di aver fatto cacciare dalla Rai Michele Santoro. Adesso invece sostiene di essere lui quello allontanato da Viale Mazzini e dice di aver trovato una splendida accoglienza in casa Mediaset. Anzi, magnifica il Biscione esaltando i meriti dell’azienda: la rapidità nelle decisioni, l’estrema disponibilità nelle trattative... Tutto questo perché Canale 5 manderà in onda i due concerti che Celentano terrà all’Arena di Verona l’8 e il 9 ottobre. L’ANNUNCIO L’annuncio dell’evento è stato diffuso con entusiasmo da Mediaset un paio di giorni fa: dopo tutto Adriano non si esibiva in un concerto completo dal 1994, quindi un po’ di enfasi era più che comprensibile. Ma poteva anche finire lì, con il comunicato aziendale. Invece il Molleggiato - al solito - non si è lasciato sfuggire l’occasione di atteggiarsi a martire. Ha scritto un articolo e lo ha inviato al giornale di Ezio Mauro. Del resto, per lui i quotidiani sono equivalenti a buche delle lettere: li sfrutta quando è in cerca di pubblicità (vedi gli sgangherati interventi inviati al Corriere e al Fatto), ma quando non scrivono quel che gli pare ne invoca la chiusura. Si comporta allo stesso modo con la Rai. Ogni volta che Celentano ha un disco in uscita, si rivolge a Viale Mazzini e ottiene una prima serata. Non solo: pretende di parlare come e quanto gli garba, vuole stabilire in quale momento dovrà essere trasmessa la pubblicità, onde esser sicuro di non subire interruzioni. Se qualcuno si permette di obiettare, Adriano dà in escandescenze e chiama a raccolta i cronisti. È accaduto all’ultimo Sanremo, con Claudia Mori ad annunciare - sempre a Repubblica - che suo marito non sarebbe apparso all’Ariston (poi ci è andato eccome). Si è ripetuto ieri, con corredo di insulti a Giancarlo Leone, direttore dell’Intrattenimento Rai apostrofato come «Pinocchio matricolato» perché gli avrebbe «mentito spudoramente». Che ha fatto, la sciagurato Leone? Ha detto a Celentano che a Viale Mazzini non erano interessati a trasmettere i suoi concerti di Verona. Scelta discutibile? Forse sì. Non a caso ieri Gianluigi Paragone, via twitter, faceva notare che la Rai stipendia Celentano per parlare ma si rifiuta di pagarlo l’unica volta in cui egli si limita a fare il suo mestiere, cioè a cantare. Comunque sia, si tratta di una scelta legittima da parte dell’azienda. Ma al Molleggiato non va bene: quando lui chiama, . METAMORFOSI DI UN PREDICATORE Adriano Celentano dopo i successi rock degli anni Sessanta (a sinistra) si è riciclato in guru catodico. Al centro Adriano durante «Rockpolitik» (show Rai antiCav), a destra sul palco dell’Ariston con Morandi [Oly, LaPresse] tutti devono scattare. Sentite come - a suo dire - si sono svolte le «trattative» con Viale Mazzini. Celentano si trovava a casa con Gianni Morandi e Gianmarco Mazzi. Gli viene in mente di organizzare due show all’Arena, che però da soli non sono sufficienti: «Senza la diretta televisiva, quei due concerti a Verona avrebbero avuto poco senso: un ritorno che solo per due date non poteva certo considerarsi un vero ritorno.Quei dieci milioni di persone che mi vedranno l’8 ottobre e altri 11 milioni il giorno dopo, sopperiscono a un tour di un anno». Così fa chiamare Leone da Claudia Mori, la quale esordisce così: «Adriano avrebbe deciso di tenere due concerti all’Arena di Verona. Vorremmo sapere prima di tutto se la Rai fa i salti di gioia e se è disponibile per le eventuali riprese in diretta». Capito? I salti di gioia, devono fare. E magari pure mettersi a ballare per la felicità. A quel punto, Leone dice che ne parlerà in azienda e farà sapere. Dopo pochi giorni, non avendo ancora ottenuto entusiastiche risposte, i coniugi Celentano richiamano e Leone spiega che «la Rai si trova in un momento assai critico (...) non saremmo neanche in grado di pagarvi i diritti». La Mori replica che dei diritti possono farne a meno, a carico della Rai ci sarebbe «il costo delle telecamere per riprendere l’evento». Ma, secondo Leone, «la Rai non può permettersi neppure quello» (posizione che il dirigente ha ribadito ieri, spiegando che non c’è stata nessuna «trattativa» oltre i colloqui telefonici). Dunque, tanti saluti. Adriano pare quasi sollevato: «Sotto un certo profilo devo dire che non mi dispiaceva affatto. Quasi come se la devastante OTTUSITÀ della Rai mi avesse involontariamente salvato da un impegno che al confronto è meno faticoso fare Milano- Roma a piedi». ARRIVA IL NEMICO Ma ecco che - tramite il solito Mazzi e Lucio Presta - arriva la proposta «incandescente» di Mediaset. Alessandro Salem, direttore generale dei contenuti di RTI, dice al Molleggiato quello che egli vuol sentirsi dire: «Basta che lui ci faccia un fischio». È il miracolo: «In 48 ore abbiamo chiuso l’accordo», gongola Adriano. Ma guarda. Adesso Celentano nota che a Mediaset sono geniali. In un lampo, tutto è diverso. Nel maggio 2011, Adriano ululava che «Berlusconi ha fondato un impero sulla bugia». Ora che quell’impero lo scrittura, i bugiardi si sono spostati in Rai.Dopo questa giravolta, viene da credere che Celentano avrebbe lavorato anche per la buonanima di Saddam Hussein. Tanto, agli occhi del Molleggiato, tra il fu tiranno irakeno e Silvio non pare esserci differenza. Giusto un anno fa, Adriano diceva che il Cav ci avrebbe fatto «saltare in aria con le centrali nucleari». Poi è giunto il contrattino... Che dirà ora Celentano? Che «Azzurro» l’ha scritta per il Pdl?