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 2012  giugno 21 Giovedì calendario

PER L’EMILIA NIENTE SOLDI ALL’IRPINIA ALTRI 73 MILIONI


Dice: soldi per la ricostruzione in Irpinia? Per il terremoto del 1980? Ma ancora lì siamo? Così è: in Italia ci sono situazioni che restano come cristallizzate, immutabili e inarrestabili nei decenni. Una di queste è per l’appunto la marea di soldi che da trentadue anni continua a riversarsi nelle casse dei Comuni colpiti, il 23 novembre 1980, da quella terribile scossa. Anzi, meglio: nelle casse dei Comuni “col - piti” e anche di quelli “non colpiti”, ma su questa considerazione torneremo più avanti. In ogni caso, un’inchiesta pubblicata sul sito del Corriere della Sera e realizzata da Amalia De Simone svela che altri 51 milioni sono stati assegnati alla bisogna. E però si riferisce “solo” alle località campane: in questo senso,Libero aggiunge che nello stesso decreto del ministero delle Infrastrutture, datato 26 marzo 2010 e però effettivamente concretizzatosi negli ultimi due anni, è compresa l’assegnazione di fondi anche ai Comuni della Basilicata che rientrarono nella lista: altri 22 milioni. Totale: 73 milioni di euro, e come detto si tratta solo dell’ultimo esborso. Non è per dire, ma in questi giorni si sta discutendo su dove reperire denaro per aiutare l’Emilia colpita dal recente sisma, e intanto continuiamo a pagare per quello d’Irpinia: stando alle cifre ufficialmente fornite dalla commissione Terremoto 80, al lavoro da anni presso il ministero delle Infrastrutture, le cifre effettivamente stanziate negli anni in base alle leggi 219/81 e 32/92 arrivano a 29 miliardi di euro - ma il centro di documentazione della Camera ha quantificato anche gli sprechi, arrivando all’incredibile cifra di 67 miliardi di euro. Altra cosa: di quei 29 miliardi di cui sopra, solo 9,3 - vale a dire meno di un terzo! - sono stati utilizzati per «esigenze abitative», cioè effettivamente per ricostruire case edifici. Ogni commento è superfluo. CONTI INUTILIZZATI E però c’è da precisare una cosa. Sempre si parla di “terremoto in Irpinia”, poiché quella è l’area che effettivamente ha più sofferto morte e devastazione, ma - come si è detto - gli interventi hanno interessato anche Basilicata e Puglia. E le sovvenzioni si sono poi ramificate e diffuse a macchia d’olio, tanto da essere riconosciute a municipalità che nulla o quasi hanno subìto. E dunque lascia addirittura sconcertati sapere che, nei conti aperti presso la Tesoreria Provinciale dello Stato (come da legge 219/81) e intestati ai vari Comuni e gestiti dai rispettivi sindaci, giacciono inutilizzati ben 286 milioni di euro. Paralizzati in quanto gli stessi Comuni a cui sono stati riconosciuti non hanno motivo di poter eventualmente giustificarne l’utilizzo. Cioè, hanno avuto i soldi senz’aver niente da ricostruire. E questo mentre sono tanti - nel nord Italia e non solo - i municipi a cui, in base al “patto di stabilità”, viene impedito di spendere soldi che invece avrebbero in cassa. L’ennesimo paradosso all’italiana. Una situazione, quella relativa ai fondi per il sisma irpino, ben chiara proprio alla commissione Terremoto 80. Fra i componenti, anche l’avvocato Giuseppe Vetrano. Che ci spiega quest’assurdità dei fondi dormienti: «In alcuni casi sono giacenze fisiologiche, dovute a effettivi ritardi nel processo di ricostruzione. Esempio: un edificio di quattro piani ha ottenuto un contributo complessivo di 700 mila euro per essere ricostruito, e però il proprietario dell’abitazione al terzo piano fa causa poiché ritiene di aver perso, nel nuovo progetto, quindici metri quadrati di casa. In questo caso i lavori si fermano in attesa della conclusione del contenzioso, e i soldi restano in giacenza. Ma si tratta di casi limitati». Appunto. E allora quali sono i motivi più ricorrenti? «La verità - prosegue l’avvocato Vetrano - è che molti Comuni del Napoletano hanno subìto solo lievissimi danni dal terremoto, ma per motivi politici e clientelari sono stati inseriti nel famoso decreto del 1981, e sono rientrati nelle ripartizioni di fondi. Negli anni hanno quindi accumulato soldi, ma senz’avere interventi con cui eventualmente giustificarne l’utilizzo. Ragion per cui sono ancora lì, intonsi». DISTRIBUZIONE A PIOGGIA Ed ecco dunque che addirittura 75 Comuni hanno sul conto somme non spese superiori al milioni di euro. Con situazioni addirittura surreali, come gli 8 milioni e 600 mila euro di Sant’Antonio Abate e gli 8 milioni di Torre del Greco. In questo senso, proprio nella relazione della commissione Terremoto 80 si rimarca che «si è rilevata una sostanziale immobilità nei Comuni campani della fascia costiera, che ipotizza precedenti assegnazioni esaustive del fabbisogno per edilizia privata e assegnazioni successive ridondanti e non utilizzabili per le finalità e le priorità di cui alla legge n. 32/92». Come dire: negli anni, a questi Comuni, sono stati dati soldi senza che fosse necessario. E quindi, «alcuni Comuni (in specie quelli irpini) abbisognano di risorse per completare le priorità “A” e “B” [cioè l’effettiva ricostruzione, ndr], in altri Comuni giacciono inutilizzate cospicue risorse economiche». Tanto che ancora l’avvocato Vetrano propone di «dirottare i fondi inutilizzati verso quelle realtà che davvero devono ultimare gli interventi ». Così da chiudere finalmente questa trentennale vicenda. Per concludere: si parla di soldi per la ricostruzione in Irpinia, ma la verità è che in Irpinia ne son finiti una piccola parte. Il resto mance.