Luca Vinciguerra, Il Sole 24 Ore 22/6/2012, 22 giugno 2012
RALLENTA ANCORA L’INDUSTRIA CINESE
Le prospettive dell’industria manifatturiera cinese restano incerte. L’ultimo segnale preoccupante è arrivato ieri dall’indice Pmi elaborato dalla Hsbc, che a giugno ha raggiunto il livello più basso degli ultimi sette mesi. Il purchasing managers index è sceso a quota 48,1, mettendo a segno l’ottava contrazione consecutiva (a maggio era a 48,4). A spingere verso il basso la fiducia degli imprenditori è stato il sotto indicatore sugli ordini dall’estero che a giugno è crollato a 45,9, il livello più basso dalla primavera 2009.
Le indicazioni fornite dal Pmi vanno però prese con le molle, trattandosi di un indicatore dell’attività manifatturiera ampio e complesso, che compendia l’andamento di produzione industriale, domanda domestica, scorte, occupazione, ordini, commercio estero. Il Pmi elaborato dalla Hsbc sconta anche un altro fattore di approssimazione poiché viene reso noto una settimana prima della fine del mese (la China federation of logistic and purchasing ne elabora un altro al 1° di ogni mese). In ogni caso, la nuova flessione del Pmi dell’Hsbc, che da sette mesi viaggia sotto quota 50 (segnalando quindi una contrazione dell’attività economica), è l’ennesimo segnale negativo sull’andamento dell’economia cinese.
Pechino avverte sempre più il peso della crisi del debito che colpisce il suo principale partner commerciale, la Ue. L’equazione è semplice: nonostante le politiche messe in atto dal Governo negli ultimi anni per aumentare i consumi interni, oggi la Cina continua a produrre molto più di quanto il mercato domestico sia in grado di assorbire. Quindi, la sua economia resta dipendente dalle esportazioni; e se gli ordini dall’estero scendono, come sta accadendo da mesi sul mercato europeo, sono guai.
Il calo delle esportazioni legato alla crisi europea e lo scoppio della bolla immobiliare, il settore cardine della congiuntura cinese, causeranno un rallentamento della crescita cinese anche nel secondo trimestre 2012, avvertono gli analisti. Secondo i più pessimisti, la sesta frenata consecutiva potrebbe portare lo sviluppo del Pil del periodo aprile-giugno vicino al 7%, il livello più basso dall’inizio del 2009.
Il Governo, per cui la crescita economica è una condizione necessaria per garantire pace sociale e stabilità, è già corso ai ripari. Due settimane fa la People’s Bank of China ha tagliato il costo del denaro per la prima volta dal dicembre 2008. La riduzione di 25 punti base dei tassi ufficiali (quelli sui prestiti sono scesi al 6,31%, mentre quelli sui depositi sono stati limati al 3,25) è arrivata dopo tre ritocchi di 50 punti base della riserva obbligatoria da novembre a oggi.
Dopo aver agito sulla leva monetaria, la prossima mossa di Pechino sarà probabilmente sul fronte fiscale. Secondo la stampa cinese, il Governo starebbe studiando un piano di sostegno alla crescita che dovrebbe essere varato nel secondo semestre 2012.