Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 21/6/2012, 21 giugno 2012
IL FATTO DI IERI - 21 GIUGNO 1957
Maurice Audin non era un terrorista. Era un giovane, brillante matematico assistente alla Facoltà di Scienze di Algeri e membro del Partito comunista algerino. Un intellettuale anticolonialista a fianco dei movimenti per l’indipendenza del suo Paese nel corso della “sporca guerra” dei torturatori del generale Massu. In un giorno d’estate del ‘57, in piena battaglia d’Algeri, i paras del 1° Reggimento lo arrestarono nella sua casa di fronte alla moglie e ai suoi tre bambini, lo trasferirono nel centro interrogatori di El-Biar e lì lo torturarono a morte. Il 21 giugno 1957 di Maurice Audin non si avrà più traccia. Evaso, per i capi de l’armée, seviziato, assassinato e fatto sparire, secondo le testimonianze di altri reclusi, compreso Henry Alleg, giornalista e autore di un celebre libretto, La Question, che denunciava la “cancrena”, la tortura in Algeria, esplosa, dopo la morte di Audin come la grande vergogna di Francia. Simbolo della “guerre meurtrière”, Maurice Audin non sarà mai ritrovato, né sarà mai fatta luce sulla sua scomparsa. In sua memoria restano oggi un prestigioso Prix di matematica e una piazza di Parigi. Oltre a uno storico testo-denuncia, “L’affaire Audin”, del grande Pierre Vidal-Naquet.