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 2012  giugno 21 Giovedì calendario

DUE DOMANDE AI CORAZZIERI

Paola Severino, ministro della Giustizia: “Non appare configurabile alcuna violazione di legge, quindi non sono attivabili iniziative da parte del ministero. Tutti aspiriamo alla ricerca della verità, ma senza strumentalizzazioni”. Michele Vietti, vicepresidente del Csm: “La polemica sul Quirinale è francamente incomprensibile: il presidente della Repubblica è anche il presidente del Csm, dunque è lecito e doveroso che di fronte a denunce di presunte anomalie attivi le azioni di vigilanza e coordinamento e vigilanza”. Pier Luigi Bersani, segretario Pd: “Le insinuazioni sul presidente della Repubblica sono basate su distorsioni dei fatti. Il Pd respingerà con fermezza ogni speculazione nei confronti del presidente, che è un presidio della democrazia”. Strumentalizzazioni? Speculazioni? Insinuazioni? Lecito e doveroso? Ancora una volta si usano parole sbagliate per confondere le idee su fatti che, grazie ai documenti e alle intercettazioni emersi in questi giorni, sono chiarissimi. Un privato cittadino, Nicola Mancino, furibondo con i pm che hanno osato interrogarlo come testimone e vogliono metterlo a confronto con un altro ex ministro che lo contraddice sulla trattativa Stato-mafia, utilizza le sue conoscenze in alto loco col presidente della Repubblica Napolitano, col consigliere giuridico del Quirinale D’Ambrosio, col Pna Grasso e col Pg della Cassazione Esposito per ottenere ciò che nessun altro privato cittadino, privo di quelle conoscenze, otterrebbe mai: una lettera del Quirinale al Pg della Cassazione e una riunione in Cassazione per tentare di sviare il naturale corso delle indagini. Tutto si svolge aumma aumma, con telefonate e incontri riservati, senza che nessuno dica al signor Mancino, divenuto una specie di stalker che chiama tutti, di mettere per iscritto le sue lagnanze e presentare un esposto all’autorità giudiziaria competente. Anzi, a parte Grasso che non ravvisa estremi per intervenire, tutti debordano dai propri compiti: a cominciare dal capo dello Stato, che attiva il suo consigliere giuridico, fa scrivere al Pg dal segretario generale del Quirinale e chiama – come rivela Panorama – personalmente Mancino (per sua fortuna la scrupolosissima Procura di Palermo non ha depositato le sue telefonate intercettate sul cellulare di Mancino, non trascritte perché prive di rilevanza penale). Purtroppo tra i compiti del capo dello Stato non c’è quello di coordinare indagini: come capo del Csm egli si occupa dei magistrati a proposito di nomine, promozioni e sanzioni, non del merito delle inchieste. Ma c’è di più: il suo consigliere D’Ambrosio dice al solito Mancino – terrorizzato di finire indagato (e infatti ci finirà presto) per falsa testimonianza a causa delle contraddizioni fra la sua versione e quella di Martelli – che il presidente gli suggerisce di parlare con Martelli per concordare una versione comune (dunque falsa: la verità non si concorda). Ora, delle due l’una: o D’Ambrosio è un millantatore che fa dire a Napolitano cose mai dette, e allora andrebbe licenziato su due piedi; o D’Ambrosio dice la verità, e allora è difficile per i turiferari del Colle sostenere che fra i poteri del presidente c’è pure quello di sollecitare inquinamenti probatori. Ora, per carità, non vorremmo aggravare le condizioni del povero Pasquale Cascella, portavoce del Quirinale, che alluviona Twitter di affannosi e affannati messaggini contro il Fatto, reo di lesa maestà. Di questi tempi, non c’è mestiere più usurante del suo. Ma ci permettiamo un paio di domandine facili facili a lui, a Bersani, a Severino, a Vietti e a tutti i corazzieri di complemento: se tutto si è svolto secondo le regole, nella massima trasparenza e le critiche sono insinuazioni e strumentalizzazioni, perché la lettera del Quirinale al Pg della Cassazione è rimasta segreta finché il Fatto non ne ha rivelato l’esistenza e solo allora Cascella ha sputato il rospo? E perché nessuno ha comunicato agli italiani che il nuovo Pg della Cassazione pressato dal Quirinale pressato da Mancino aveva convocato Grasso per parlare dell’avocazione dell’inchiesta sulla trattativa? Insomma, perché questi campioni di trasparenza e correttezza sputano i fatti solo quando li scopre il Fatto?