Francesca Cicardi, il Fatto Quotidiano 22/6/2012, 22 giugno 2012
ALL’OMBRA DELLA MUMMIA MUBARAK IL RISIKO DELL’ESERCITO EGIZIANO
Il Cairo
Colui che fu soprannominato il “Faraone”, potrebbe fare la fine dei suoi antenati e diventare una mummia, politicamente utile per i nuovi dirigenti del-l’Egitto. La salute dell’ex presidente Hosni Mubarak è un mistero, dopo che è morto e resuscitato tra martedì e mercoledì, e alla Giunta militare, che guida il paese dalla caduta del dittatore 15 mesi fa, non interessa certo chiarire la situazione.
“Fa comodo mantenere il clima di confusione e incertezza”, assicura Mohamed El Shama’a , veterano giornalista egiziano del quotidiano ufficiale Al Akhbar, una delle voci del regime. “In questo modo i generali posso manipolare comodamente l’opinione pubblica”. Si crede che Mubarak, ricoverato all’ospedale militare di Maadi, sia in coma, e potrebbe rimanerci per mesi, se non anni, come l’ex premier l’israeliano Ariel Sharon.
Intanto, gli egiziani aspettano ansiosi di sapere chi lo sostituirà: l’annuncio dei risultati ufficiali delle elezioni presidenziali tenutesi lo scorso weekend è stato posticipato dalla Commissione elettorale, che si teme possa preparare un’altro “colpo di stato” come quello della Corte Costutizionale - presieduta dagli stessi giudici - che sciolse il Parlamento settimana scorsa.
I Fratelli Musulmani, che si sono dichiarati vincitori velocemente e unilateralmente, proprio per evitare la manipolazione dei conteggi da parte della Commissione, occupano la piazza Tahrir da ieri e convocano per oggi grandi manifestazioni in tutto il paese. Il messaggio è chiaro: non ci faremo rubare la presidenza così come ci avete sottratto il parlamento, conquistato alle urne lo scorso inverno e del quale gli islamisti occupavano due terzi.
ESISTE il sospetto che la Commissione possa dare finalmente la vittoria all’uomo del regime Ahmed Shafiq, scatenando l’ira dei barbuti, e non solo. I media statali egiziani, appoggiati da alcune testate e canali di tv privati, insinuano che la Fratellanza potrebbe reagire violentamente e tornare alle armi, lasciate decenni fa, sostenuti ora dai salafiti, più recentemente coinvolti in attività terroristiche, e perfino dai beduini del Sinai, noti trafficanti di armi e stupefacenti. Nel frattempo, circolano sms che chiedono agli egiziani di non uscire di casa, fare scorte di cibo, benzina e soldi in contanti, così come successe nei giorni precedenti alla rivoluzione del 25 gennaio del 2011. La paura, forte specialmente tra la minoranza copta, permette ai generali di “espandere e rafforzare la propria autorità oltre i poteri che avevano all’epoca di Mubarak”, così come denuncia Human Rights Watch. L’organizzazione umanitaria è l’ultima, dopo gli Stati Uniti e l’Europa, ad esprimere preoccupazione per le mosse dei generali, i quali stanno limitando i poteri esecutivi del prossimo presidente, che probabilmente sarà un fantoccio, così come Mubarak in fin di vita.