Beppe Grillo, il Fatto Quotidiano 22/6/2012, 22 giugno 2012
LA VERSIONE GRILLINA DI ANGRY LUSI
Ieri in Senato la ex sinistra democristiana, ex Margherita, maritata in Pdmenoelle si è suicidata. Forse non aveva alternative. Salvare Lusi era diventato inaccettabile per l’opinione pubblica. Lusi in carcere però parlerà, coinvolgerà, accuserà. Il processo a Lusi diventerà un tormentone, che durerà fino alle prossime politiche, alla dirigenza della ex Margherita. I nomi sono già stati fatti, Renzi, Letta (il nipote), Rosy Bindi, Rutelli, Fioroni e Franceschini.
I giudici accerteranno l’eventuale l’esistenza di reati. Angry Lusi ha dichiarato “Ho ancora molto da dire ai Pm”.
Questa non è una minaccia, è una certezza. Angry Lusi ieri era esterrefatto “Avrei scommesso otto viaggi alle Bahamas che non mi sarei ritrovato una misura d’arresto. Mai l’avrei immaginato”. Bisogna capirlo. È del tutto improbabile che il tesoriere di un partito disponga a suo piacimento per anni di decine di milioni di euro senza che i vertici dello stesso partito ne siano a conoscenza. Non ci crede nessuno. Per carità può succedere, come può capitare che una scimmia scriva “La Divina Commedia” battendo a caso la tastiera di un computer, ma allora, se nessuno sapeva nulla, si tratta di circonvenzione di incapaci che, in quanto tali, devono dimettersi da qualunque funzione istituzionale, e lasciare ogni incarico nel partito.
Dai banchi di Palazzo Madama, Angry Lusi ha chiesto di non farlo “diventare un capro espiatorio”. I suoi sodali di partito non lo hanno ascoltato sperando così di salvarsi l’anima e la faccia. Invece le perderanno entrambe. Il declino di Craxi è iniziato quando liquidò Mario Chiesa con una battuta. Per il Pdmenoelle è iniziato ieri con la condanna di un suo tesoriere, di solito un mero esecutore di ordini. Angry Lusi parli, lo faccia al più presto senza tralasciare alcun dettaglio.
Pisciotta e Sindona, e forse anche Don Verzé, insegnano che un caffè corretto in carcere non manca mai. In ogni caso tutti coloro che erano ieri presenti in Senato sono colpevoli di aver truffato il popolo italiano ignorando l’esito di un referendum che aboliva i finanziamenti elettorali. In questi anni i partiti ci hanno sottratto di più di due miliardi di euro. La Corte costituzionale e la Presidenza della Repubblica non hanno nulla da dire?