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 2012  giugno 22 Venerdì calendario

ALLA SPAGNA SERVONO 62 MILIARDI

Nella migliore delle ipotesi, per mettere in sicurezza le banche spagnole ci vorranno 51 miliardi; nella peggiore, ne occorreranno 62. Alle cinque e mezza di ieri i pesanti rapporti dei due revisori indipendenti, lo statunitense Oliver Wymann e il tedesco Roland Berger, sono calati sul tavolo dei ministri dell’economica dell’Eurozona riuniti a Lussemburgo. Un conto salato, ma i diciassette lo hanno accolto con sollievo. La somma è parecchio più leggera dei 100 miliardi stanziati il 9 giugno e, ora che c’è, consente di provare a mettere le mani nel motore della crisi, anche per togliere di mezzo uno degli elementi che più hanno fomentato l’ondata speculativa degli ultimi giorni.
Il G20 ha chiesto all’Europa di disinnescare la mina creditizia iberica, specchio di un contesto bancario nel complesso ritenuto a rischio. Come ieris sera ha confermato e l’agenzia di rating Moody’s tagliando il rating di 15 istituti globali, comprese Bnp Paribas, SocGen e Credit Agricole, altro duro colpo al sistema. In questo clima, per la prima volta nel rinnovato palazzo del Consiglio di Lussemburgo, gli gnomi dell’Eurogruppo hanno discusso il calendario d e l l ’ i n t e r v e n t o sull’universo finanziario spagnolo, subito dopo aver intrattenuto un teso confronto sul futuro della Grecia. Mancava il nuovo uomo delle Finanze di Atene, ma ciò non impedito il rimbalzare di voci sull’imminente richiesta di una dilazione biennale per piano di sacrifici varato coi due salvataggi Ue/Fmi. La sintonia, sia detto, non è delle migliori, Finlandia e Olanda non sono d’accordo, anche se la mossa pare inevitabile.
«Abbiamo già cominciato a lavorare sulla cornice dell’aiuto con la Commissione, la Bce e il Fmi», ha spiegato il ministro delle finanze spagnolo, Luis de Guindos, preoccupato di abbassare le aspettative, sopratutto perché in molti nei mercato vedono nella ristrutturazione bancaria il prodromo della quella del debito sovrano nazionale. Ieri un collocamento di titoli quinquennali è andato via con un rendimento che non si vedeva da 15 anni, il 6,07 per cento. C’è un problema di sostenibilità intera, ma anche di cornice europea. Il premier Rajoy cercherà oggi nel vertice romano con Germania, Francia e Italia un difficile conforto.
La sua richiesta formale di aiuto all’Ue è attesa a ore. I revisori hanno detto che Banco Santander, Bbva e Caixabank sono a posto. Bankia, Novacaixagalicia e Catalunya Caixa sono quelle che hanno bisogno nell’iniezione più grande. I tre potrebbero richiede tra i 31 e 41 miliardi nello scenario flessibile immaginato dalle prove di sforzo effettuate sui conti delle aziende di credito. Una parte, stimano fonti europee, dovrà essere ricapitalizzata giù in luglio, mentre per il grosso si andrà in autunno. In settembre arriverà oltretutto la seconda ondata di rapporti di audit, quattro questa volta. Madrid dovrà firmare un memorandum entro metà luglio. Conterrà i tempi e modi dei finanziamenti («almeno 15 anni, 3-4% di interesse», dicono più fonti). Lo strumento, il fondo salvatati temporaneo Efsf o quello permanente, Esm (probabile la soluzione ibrida). E gli obblighi di riforma.
Non ce ne saranno di natura fiscale o economica, come avvenuto nel caso della Grecia che li vuole rinegoziare. I nordici rigoristi sono contrari, alla fine dovranno cedere, in un modo o nell’altro. Vale anche per gli strumenti di sostegno ai titoli pubblici degli stati penalizzati sui mercati. L’ipotesi italiana di un utilizzo dell’Efsf per aiutare i collocamenti e ridurre i differenziali non è ufficialmente oggetto di discussione. Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble l’ha accolta con freddezza, polemizzando con chi lancia nuovi suggerimenti come se non avessimo preso accordi precisi molto tempo fa. E’ un modo per dire che si può fare. Ma che, secondo Berlino, ci vorrebbe più discrezione.