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 2012  giugno 22 Venerdì calendario

ROMA —

Corso Trieste, compagni che si abbracciano, sigarette una dietro l’altra. Non c’è solo la gioia per la causa vinta nei corridoi della sede della Fiom. C’è anche il gusto di aver battuto la Fiat, almeno per ora, utilizzando uno degli ultimi decreti firmati dal «nemico», il governo Berlusconi. E non finisce qui perché il «massimo dello sfizio deve ancora arrivare», sorride Lello Ferrara, uno degli otto avvocati che hanno seguito la causa. Quale sfizio? Utilizzare quella norma per smontare il nuovo articolo 18 riscritto con la riforma del lavoro che dovrebbe diventare legge la prossima settimana.
Tutto ruota attorno al decreto legislativo 150 del primo settembre scorso, voluto dal governo Berlusconi per semplificare i procedimenti civili. Dice quel provvedimento che i comportamenti discriminatori sul luogo di lavoro possono essere «desunti anche da dati di carattere statistico». Sono state proprio quelle due righe a spingere gli avvocati della Fiom a contattare Andrew Olson, professore di statistica all’Università di Birmingham. Possibile, gli hanno chiesto, che per quelle assunzioni fatte a Pomigliano la Fiat non abbia preso nemmeno un iscritto della Fiom solo per un caso? Le probabilità — secondo il professor Olson — ammontano a una su dieci milioni. Ed è stato proprio questo uno degli argomenti decisivi per vincere.
Certo, è solo un round di una lunga battaglia. Tra Fiat e Fiom ci sono 58 cause sul diritto ad avere rappresentanti in azienda anche per i sindacati che non hanno firmato il contratto: 24 già arrivate a sentenza con la Fiat in vantaggio e un ricorso pendente davanti alla Corte costituzionale. E poi altre 30 controversie sulla trattenuta sindacale in busta paga, ancora negata a chi non ha siglato gli accordi aziendali: 13 sono già arrivate a sentenza e queste sono state vinte tutte dal sindacato. Numeri che danno coraggio alla Fiom. Quando le nuove norme sui licenziamenti diventeranno legge il sindacato pensa di seguire la stessa strada: «Faremo ricorso contro i licenziamenti — spiega l’avvocato Ferrara — accusandoli di essere discriminatori. E nel procedimento utilizzeremo sempre quel decreto del governo Berlusconi. Avete capito perché Confindustria dice che la riforma del lavoro è una boiata?».
Lorenzo Salvia