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 2012  giugno 21 Giovedì calendario

ALI’ AGCA: «EMANUELA E’ VIVA, STA BENE. E’ STATA RAPITA PER FARMI LIBERARE» —

ALI’ AGCA: «EMANUELA E’ VIVA, STA BENE. E’ STATA RAPITA PER FARMI LIBERARE» — L’attentatore di papa Giovanni Paolo II, Mehmet Alì Agca, è un uomo solitario e attento alla scrittura. Meno alle virgole. In questa intervista, la prima dopo la sua scarcerazione nel 2010, chiede «di non toccare contenuto e senso linguistico», errori compresi. Invita a «correggere solo la punteggiatura». Poi, tra una mail e l’altra, si fa vivo con una telefonata. La voce è quella di sempre: lenta, ispirata. «Europa sotto la guida di Santa Chiesa cattolica - proclama - è la civiltà migliore! Se fallisce, muore democrazia mondiale!» Dalla sua casa vicino Istanbul, a 29 anni esatti dal sequestro Orlandi, Agca risponde a (quasi) tutte le domande.
Signor Agca, come si sente?
«Io sto bene, grazie a Dio. Trascorro le mie giornate studiando il Vangelo. Ho intrapreso una nuova vita».
In Italia si è tornati a parlare molto del caso Orlandi. Vuole, in coscienza, fornire elementi utili?
«Io, giurando davanti a Dio, dichiaro che Emanuela Orlandi è viva».
Ha indizi, un documento?
«Fornire una prova significa danneggiare il buon esito. Emanuela sta in Turchia, ma naturalmente non nelle mie mani ed io non conosco indirizzo esatto. Posso aiutare per la sua liberazione se governo vaticano ed italiano ascolteranno la mia voce».
I mandanti - lei disse al fratello Pietro nel vostro incontro a Istanbul due anni e mezzo fa - furono il Vaticano, la Cia e il Sismi. Conferma?
«Nel passato ho mentito molte volte per motivi diversi, ma ora devo dire solo verità: nessun Paese, nessuna istituzione e nessun servizio segreto occidentale è coinvolto nel rapimento».
I sequestratori volevano la sua scarcerazione o fu un depistaggio?
«Emanuela Orlandi fu rapita soltanto per ottenere la mia liberazione. Tutte le altre ipotesi e speculazioni sono state inventate da personaggi malati, mitomani, paranoici».
Pochi giorni dopo la scomparsa, lei ritrattò le accuse ai bulgari di complicità nell’attentato. Perché?
«Non è il tempo migliore per rispondere a questa domanda».
Perché ha detto a Pietro Orlandi di parlare con il cardinal Re?
«Per avere un colloquio, un contatto diretto con il governo vaticano. Il cardinale Re non ha voluto incontrarmi, perché il Vaticano teme di essere sospettato e calunniato da una certa stampa anticlericale, il che avviene puntualmente nel caso di don Vergari innocente, che avrebbe aiutato il peccatore Renato De Pedis a convertirsi».
La vedo informato, più o meno.
«Da sette anni in Italia si parla della banda della Magliana. Si aspettava di scoprire qualcosa dalla tomba di De Pedis, ma era una menzogna assoluta».
L’inchiesta è aperta.
«Sono pronto ad incontrare i magistrati, solo nel territorio italiano».
E la pista di Boston, dove scoppiò lo scandalo dei preti pedofili?
«Famiglia Orlandi sarà illusa-delusa con queste favole inutili. Ogni altra teoria di motivi sessuali o Banca Ambrosiana-Ior è menzogna».
Lei promette sempre.
«Io garantisco che tornerà a casa. Emanuela sta bene, non ha subito violenza infame. Viene trattata umanamente: rimane cattolica e prega ogni giorno. Spero che il cardinale Bertone possa occuparsi del caso, per portarla da Turchia in Italia. Il Papa Ratzinger non sa nulla e il documento del portavoce Lombardi esprime la verità».
Però due anni fa, parlando da una tv turca, fu lei ad accusare il Vaticano di essere stato il mandante dell’attentato di piazza San Pietro.
«Nell’intervista a Trt io ho mentito, ho fatto una ingiustizia gravissima contro il cardinal Casaroli. Poi ho fatto un profondo esame di coscienza: il Vaticano è innocente sia nell’attentato sia nel rapimento. Ma allora quale governo li ha ordinati? Io, Ali Agca, dico che non è il tempo per rivelarlo».
Conferma di voler venire in Italia, sulla tomba di Wojtyla?
«Ho immenso desiderio di baciare la tomba del grande Papa Giovanni Paolo II, mio fratello spirituale. In questo cambiamento fu determinante l’incontro celeste nel mio sogno del 13 maggio 2012, dove il Papa mi ha chiesto di convertirmi e per questo io devo smettere di perseguitare il Vaticano innocente».
E intanto Emanuela non torna.
«Sarà liberata più presto se il governo italiano farà un terzo di quello che ha fatto per i due marò in India».
Signor Agca, basta menzogne.
«Dio sa che ho detto la verità».
Fabrizio Peronaci