Libero 20/6/2012, 20 giugno 2012
DALLE PROVINCE TAGLI PER 5 MILIARDI
Evitare l’aumento autunnale dell’Iva, e visto che è impossibile incrementare le entrate con la leva fiscale, non resta che individuare (e magari attuare) i tagli da apportare alla spesa pubblica. La spending review, affidata al risanatore di Parmalat a Enrico Bondi, assomiglia sempre più alla pentola d’oro sotto l’arcobaleno. Il magico contenitore di tutte le soluzioni per far quadrare i conti, evitare l’ennesima mazzata sui consumi (che l’incremento dell’Iva di 2 punti porterà in dote), e dare finalmente inizio al quel percorso virtuoso che dovrebbe portare prima o poi (più poi che prima) a ridurre le tasse a chi le paga sempre e tutte fino all’ultimo centesimo. E la lotteria delle proposte per tagliare (magari a casa di qualcun altro) non conosce sosta. A cominciare dal sindacato. Luigi Angeletti, che con la Uil è stabilmente insediato in ministeri e aziende parastatali, lancia la proposta di cominciare a mandare a spasso, ma per risparmiare per carità non per sentimento anticasta, un bel po’ di politici e amministratori locali. «Prima di ipotizzare di mandare i dipendenti pubblici in esubero in cassa integrazione il governo», lancia la provocazione, «dovrebbe cominciare dagli amministratori politici. Ce ne sono 135mila che comandano sui dipendenti pubblici: devono iniziare da loro». Che la mannaia stia per scendere sui dipendenti pubblici appare scontato. Anche perché si tratta di un taglio semplice (tecnicamente) e dal sicuro risparmio. Ma che espone il governo e il Palazzo a scontri di piazza imprevedibili (politicamente). Un po’ meno devastante potrebbe essere l’idea, proposta dall’Unione delle Province, di accorpamenti e economie di scala. Proprio ieri il presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione, ha incontrato il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, quello della Pubblica Amministrazione, Filippo Patroni Griffi e il collega per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda. Ai tre membri dell’esecutivo l’Upi ha sottoposto una proposta che «porterebbe ad un risparmio di 5 miliardi di euro, attraverso l’accorpamento delle Province, la razionalizzazione degli uffici periferici dello Stato, il taglio di tutti gli enti intermedi e la chiara attribuzione delle sole funzioni di area vasta alle Province». Ma il florilegio di idee è ben più ampio e dettagliato. Si parte dalla soppressione di Equitalia al dimezzamento degli stipendi dei componenti delle Authority e alla riduzione dei trasferimenti alle autonomie speciali passando per un tetto alle pensioni secondo il sistema retributivo e un sistema di premi e sanzioni per i dipendenti pubblici. Queste sono una parte dei 160 emendamenti depositati alla Camera nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio.