Filippo Facci, Libero 20/6/2012, 20 giugno 2012
LA LEGGE ANTICOSTITUZIONE
Immaginate un Paese a cui è stato impedito di andare alle urne, a cui è stato imposto un governo non eletto (dall’estero, peraltro) e dove i cittadini non possono votare chi pare a loro. Siamo noi. L’annunciata norma sull’ineleggibilità dei condannati - nella vacuità generale - non solo fa strame dell’articolo 27 della Costituzione sulla funzione rieducativa della pena (del che non frega niente a nessuno) ma soprattutto mette la democrazia sotto tutela definitiva. Si stabilisce che un condannato anche per reati qualsiasi (non di sangue, cioè) non possa mai ridiventare un cittadino come gli altri; si mettono sotto custodia gli elettori come se non fossero in grado di esercitare autonomamente il loro diritto di voto; infine si impedisce al potere giudiziario di infliggere a sua discrezione la già prevista interdizione dai pubblici uffici. In pratica le pene accessorie passano dai giudici al governo (non eletto, in questo caso) e in teoria basterebbe la copia di un software per rendere ineleggibili milioni di italiani. Ci va anche bene, dicono: l’applicazione della norma a partire dal 2018 viene giudicata truffaldina dai soliti forcaioli professionali, e fosse per Di Pietro - leggasi il suo programma per le scorse Politiche - l’interdizione dei condannati dovrebbe scattare dopo il primo grado. È roba da andare in cantina a lucidare lo spingardino.