ItaliaOggi 21/6/2012, 21 giugno 2012
I GRECI STANNO PEGGIO ALL’ESTERO
«Voi greci costate a ciascun belga 528 euro! Avete gettato l’Europa nel fango, dovreste vergognarvi!». Queste sono le parole che un giornalista greco si è sentito indirizzare da una signora belga un sabato, alla cassa di un supermercato di Bruxelles. Non è facile, di questi tempi, la vita dei greci all’estero. Nella capitale belga le garanzie che si esigono dai locatari ellenici sono sempre più strette (cinque mesi di anticipo invece di tre). Per non parlare dei bastoni fra le ruote messi a chi vuole aprire un conto in banca. Molti greci in esilio in Benelux si consolano dicendosi che potrebbe essere peggio altrove, in Germania per esempio. Tra questi c’è Vangelis Demiris, uno dei pochi (sette) corrispondenti greci rimasti nella capitale dell’Ue, la maggior parte dei quali costretti a lavorare per media diversi per compensare i tagli di stipendio loro imposti. Il reporter lavora contemporaneamente per un’agenzia di stampa, un quotidiano e la tv pubblica. E negli ultimi due anni ha seguito, annotato, memorizzato. Risultato: un libro. Dal titolo banale, se vogliamo (La face cachée de la crise grecque, La faccia nascosta della crisi greca, edizioni La Boîte à Pandore), ma ricco di rivelazioni sorprendenti. Demiris punta il dito contro i governanti che avevano promesso di fare della Grecia una «Danimarca del Sud»: «Piuttosto», dice, «stiamo diventando un Sudan del Nord». L’importante, per lui, è salvare fierezza, amor proprio, calore umano, perché, dice, «non vogliamo e non possiamo diventare dei tedeschi».