Massimo Tosti, ItaliaOggi 20/6/2012, 20 giugno 2012
SUI CAMPI DI CALCIO I PIGS AVANZANO A DISPETTO DELLO SPREAD
Il governo, almeno per ora, si tiene fuori. Da Los Cabos non sono pervenute dichiarazioni di Mario Monti sul passaggio dell’Italia ai quarti di finale dell’Euro di calcio. L’unica, legittima, preoccupazione del premier riguarda l’euro-moneta.
È soddisfatto il professore perché un rapporto indipendente del G20 «ci fotografa al terzo posto, con il 90 per cento degli impegni rispettati, nella classifica dei Paesi che hanno portato a termine i loro ’compiti’». Su Cassano e Ballotelli nemmeno una parola. Eppure Giorgio Napoletano è andato a Danzica per l’incontro inaugurale contro la Spagna. Eppure circolano sul web le immagini di Angela Merkel che esulta ai gol dei tedeschi. Eppure la gioia incontenibile di Sandro Pertini al Santiago Bernabeu nel 1982 fa parte dell’album fotografico dell’Italia.
Monti, no. Può darsi che ci ripensi nel caso in cui gli Azzurri dovessero superare i quarti, o magari vincere in semifinale, o persino alzare la coppa il 1° luglio, a Kiev, in Ucraina. Ma può darsi persino che continui a ignorare sfacciatamente quel che accade nei campi di calcio dove i Pigs (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) avanzano, a dispetto dello spread, del default, delle borse in calo, del debito pubblico insostenibile, dei compiti a casa non svolti (o svolti in colpevole ritardo). Può darsi persino che lui si stringa nelle spalle del loden (anche con le temperature che sfiorano i 40 gradi). Perché è un uomo senza debolezze (figuriamoci se può esaltarsi per un qualunque due a zero inflitto a Trapattoni), un alieno che non soffre la canicola né il tifo.
Mica come la signora Fornero, capace di abbandonarsi a un singhiozzo salvifico quando parla dei disoccupati o dei 60 mila esodati da lei individuati (ma non degli altri 330 mila conteggiati da quei pasticcioni dell’Inps). È un bocconiano di ghiaccio, il professore: sale e scende dagli aerei, non fa cucù ad Angela, non abbozza il gesto delle corna dietro la testa di un qualche capo di Stato, è ancora fermo al primo matrimonio (ma non è noioso non cambiare neppure una moglie in quarant’anni? non è consigliabile un tot di sano precariato anche nelle relazioni sentimentali?).
Chapeau a un capo di governo che non rimescola le carte affacciandosi al balcone di Palazzo Chigi mostrando le dita a V (alla maniera di Churchill) per una vittoria calcistica, come fece persino Giovanni Spadolini che, quanto a calcio, era fermo a quello fiorentino che si giocava in piazza nel Rinascimento. Chapeau a un uomo che misura la propria adrenalina con un solo giocattolo: la calcolatrice, per verificare giorno per giorno, ora per ora, se il differenziale con i bund tedeschi sale o scende. Non per uno svago innocente, ma per intervenire rapidamente con un ritocco alle accise sui carburanti, o per rendere più severa l’Imu, o per inventarsi di sana pianta qualche nuovo balzello (per esempio, tanto per suggerirgliene uno etico: aumentare le tasse sui biglietti e le tessere per entrare allo stadio).
Meno male che Monti c’è. Almeno sappiamo che non esistono «biscotti», cioè premi di consolazione legati a una partita di calcio vincente, per dimenticare l’indigenza nella quale siamo ridotti. Al di là del baratro, tante volte evocato in questi mesi (e scongiurato, almeno fino ad ora) non ci sono i circenses, le sfide sportive destinate a far dimenticare la miseria (e le miserie) di noi poveri italiani. Grazie, professore. Grazie di cuore. Un grazie sincero all’unico italiano che non si sente migliore di Prandelli, che non aspira a diventare direttore tecnico della Nazionale. È molto più divertente sedere a Palazzo Chigi che su una panchina sempre molto, ma molto, precaria.