Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 20/6/2012, 20 giugno 2012
IL FATTO DI IERI - 20 GIUGNO 1894
Si moriva tra brividi, delirio, sbocchi di sangue, convulsioni e orribili bubboni maleodoranti all’inguine e alle ascelle. Di epidemia di peste, in particolare di quella catastrofica del 1348, ripresa dal Boccaccio nel Decameron, morirono più di 30 milioni di europei. Giunta per le vie del mare, dalle steppe dell’Asia alle terre bagnate dal Mar Nero, la morte nera fu per più di tre secoli un flagello planetario, cambiando assetti demografici e il volto stesso dell’Europa più dei conflitti bellici del mondo moderno. Attribuite nel Medioevo a immaginarie congiunzioni di pianeti o “ai miasmi dell’aria che, respirati, corrompevano il sangue”, le origini della peste saranno individuate solo a fine ‘800, quando il medico svizzero Alexandre Yersin, inviato in Cina, isolerà per primo, il 20 giugno 1894, il bacillo killer, trovato su alcuni cadaveri di soldati inglesi di stanza nella guarnigione di Hong Kong e in suo onore chiamato universalmente Yersina pestis. Un microbo annidato in piccoli roditori infettati dal morso di pulci parassite dei ratti, in grado di trasmettersi da topo a topo e da topo a uomo. Una scoperta purtroppo tardiva, quando “il flagello dei flagelli” era ormai in via di estinzione.